“Perché ha fatto una cosa del genere? Noi l’avremmo aiutata. Non doveva, dopo tutti questi anni”. A pronunciare queste parole è Sonia Canrossi, la madre del padre del neonato trovato morto nel giardino della villetta bifamiliare di via Baietta a Vignaledi Traversetolo, in provincia di Parma. Nei giorni scorsi nel giardino sono stati trovati i resti di un altro bambino, ma sono ancora in corso i test genetici. In due interviste, una al Corriere della Sera ed una a La Repubblica, la donna ripercorre i momenti di questa vicenda che ha travolto una piccola comunità.
“Aveva la pancia piatta” – A seppellire il neonato in giardino è stata la madre e compagna del giovane Chiara Petrolini, che è scomparsa dalla casa dove abitava con i genitori e il fratello. È proprio a lei si riferisce la donna quando dice al Corriere che “Chiara non può aver fatto tutto da sola“. A La Repubblica la madre del giovane conferma che il figlio, se fosse stato messo al corrente della gravidanza, avrebbe deciso di tenere il bambino e che i giovani sarebbero anche stati aiutati a crescerlo: “Li avrei aiutati io a crescerlo se me lo avessero chiesto. Io ho tre figli e so cosa vuol dire. Nessuno di noi le avrebbe negato la solidarietà”. La ragazza, continua Canrossi, non aveva confidato a nessuno il suo segreto e nessuno lo aveva intuito. La giovane, anche a pochi giorni dal ritrovamento “aveva la pancia piatta”, dice la donna.
Secondo alcuni quotidiani la giovane “non mangiava più per non ingrassare e non far crescere la pancia”. Un digiuno che probabilmente funzionava a guardare un’immagine postata dalla giovane quando era in vacanza negli Usa a pochi giorni dal parto del 9 agosto. La giovane, studentessa di giurisprudenza, è accusata di omicidio volontario e occultamento di cadavere.
“Mio figlio non c’entra nulla” – Il figlio di Canrossi e padre del piccolo era stato inizialmente sospettato di essere stato complice del segreto della fidanzata, per poi essere ritenuto estraneo alla vicenda. “Mio figlio non c’entra nulla con tutto quello che sta accadendo“, continua la donna. La donna esprime il sollievo provato una volta accertata l’estraneità del giovane: “Non riesco a darmi pace per quello che è successo, ma almeno sono sollevata. Mio figlio è estraneo a ogni accusa. Noi lo sapevamo. Ma ora è chiaro a tutti, anche in paese”. “Mio figlio era devastato – prosegue -. Per un mese ha ripetuto: ‘Non sono stato io. Non c’entro. Non so nulla’. Noi gli abbiamo creduto. Gli siamo stati vicini. Ma in paese in pochi pensavano che dicesse la verità. Lo hanno additato, gli hanno dato colpe. Ora la Procura ha fatto chiarezza. È la fine di un incubo. Il resto non me lo ridà più nessuno”.
Un altro caso? – Canrossi è sconvolta dalla vicenda, il figlio e la ragazza si frequentavano da anni, avevano fatto insieme gli studi, la comunione, la cresima. Rispetto alla possibilità di un altro caso, risalente ad un anno fa, dice: “Se era surreale il primo, il secondo credo sia qualcosa che va oltre l’immaginazione“. “Io credo che nel vocabolario non siano neanche state inventate le parole per descrivere quello che penso”.
“Non la perdono” – Dopo il ritrovamento, i genitori del ragazzo non hanno ricevuto nessuna telefonata, né hanno più sentito i genitori della ragazza: “No, non si è fatta sentire e non l’abbiamo chiamata nemmeno noi. Cosa dobbiamo dirle?”. Con i genitori “non voglio avere nulla a che fare, questa storia ha già fatto troppo male alla mia famiglia”. Non è facile accettare un fatto tanto grave e sconvolgente: “Io conosco tutti gli amici e sono bravi ragazzi. Lei studia e non aveva alcun problema psichico. Stava benissimo. Questa è la cosa assurda. È una vittima anche lei, forse di sé stessa. Poteva benissimo confidarsi con noi e non l’ha fatto. Adesso dicono che ha partorito in casa. Non credo a niente. Voglio solo che spieghi il perché di quello che ha fatto. Non la perdono. Non ci sarà mai giustificazione”.
“Ha tolto il futuro a mio figlio” – Il proseguo non sarà meno complesso per la famiglia di Sonia: “Adesso siamo parta lesa e ci siamo messi nelle mani di un avvocato. Lei ha tolto il futuro a mio figlio. Io sono una mamma e devo tutelare. Voglio giustizia per il mio nipotino che non ho mai potuto abbracciare”. E conclude: “Mio figlio ha subito già abbastanza. È triste, non vuole parlare e sta cercando di capire perché gli è accaduto tutto questo“.