I 5 Stelle avrebbero dovuto fermare prima Salvini e impedire che si arrivasse a certi livelli. Quando ci fu il caso Diciotti, Salvini fu proprio lasciato libero di fare quello che voleva”. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Cinque Notizie, su Radio Cusano Campus, da Elisabetta Trenta, ex esponente del M5s e titolare del ministero della Difesa nel governo Conte Uno.

Trenta ripercorre tutte le tappe della vicenda Open Arms, per la quale il leader della Lega, all’epoca ministro dell’Interno, è imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio: “Nell’agosto del 2019 eravamo già in una fase di crisi di governo: Salvini aveva vinto le elezioni europee e da tempo aveva cominciato ad assumere degli atteggiamenti particolari. Diceva che voleva i pieni poteri e questo era qualcosa che nel M5s si sentiva. Il decreto sicurezza bis era uno strumento approvato da tutti, con qualche modifica apportata dal presidente della Repubblica, tanto da diventare legge, e la legge si applica. Per tale decreto, si richiedeva anche la mia firma per le relative competenze, che nel mio caso erano appunto verificare che la nave non fosse militare, come la Diciotti”.

L’ex ministra si sofferma sul caso Diciotti e rivela di aver protestato, seppur in modo non incisivo, con Conte e Di Maio: “Era un momento già critico per il paese, c’era stato il crollo del ponte Morandi. Dissentivo dalla linea di Salvini e del governo ma non trovai l’appoggio del M5s e dell’esecutivo. Quando scoppiò la vicenda Open Arms, mi rifiutai fermamente di apporre la firma al provvedimento. Prima ancora decisi di inviare la Marina perché avevamo ricevuto un’informazione da parte del Tribunale dei Minori che diceva che c’erano molti minori a bordo, tra cui due neonati di 9 mesi. Matteo Salvini – continua – si rifiutava di farli scendere. Le condizioni del mare però peggiorarono velocemente, un trasbordo sarebbe stato impossibile e quindi le navi della Marina semplicemente seguirono Open Arms per sicurezza. Poi intervenne il Tar che annullò il primo decreto Open Arms, dicendo che i migranti a bordo stavano vivendo condizioni disumane contro ogni regola e ogni diritto. A quel punto Matteo Salvini reiterò il decreto e io decisi di non firmarlo. Avvisai prima Conte e Di Maio, ma non avrei firmato comunque, anche se non mi avessero dato l’ok. Di fronte a una cosa del genere la politica deve rispondere a esigenze che non possono mascherare azioni politiche. Bisogna agire e basta”.

Circa il processo, Trenta commenta: “Spero ovviamente che Salvini non sia condannato perché forse lui pensava veramente che stesse facendo qualcosa per i confini. Io dico invece che i confini si debbano tutelare nel rispetto delle leggi nazionali e del diritto internazionale. Tra l’altro, c’ero io a difendere i confini, non era Salvini il ministro della Difesa. Ma lui voleva fare anche quello. Mi auguro in ogni caso – conclude l’ex ministra – che la proposta del pm sia esemplare per dire che nessuno può esercitare al di fuori di quelle che sono le normative di uno Stato e le norme internazionali che ci guidano”.

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