“Qui tutto a posto”. Le ultime parole provenienti dall’equipaggio del sommergibile Titan sembrano un’amara beffa del destino. L’unità navale dell’azienda OceanGate implose nelle profondità dell’oceano Atlantico il 18 giugno del 2023, uccidendo le cinque persone che volontariamente pagarono per salire a bordo e poter vedere i resti del Titanic affondato nel 1912. Ed è da poche ore che sono iniziate le udienze indette dal Marine Board of Investigations della Guardia costiera statunitense per capire chi sia successo quel giorno in fondo all’oceano.
La Guardia costiera ha spiegato che l’inchiesta servirà ad aggiornare i protocolli di sicurezza da seguire in casi simili, ma anche a capire le possibili negligenze che hanno causato l’incidente per poi inviare i dati raccolti al dipartimento di Giustizia. Le difficoltà che sta incontrando la Guardia costiera sono prima di tutto di ordine logistico attorno al luogo del disastro. Ciò non ha però impedito ad un veicolo telecomandato di scattare alcune fotografie ai resti del Titan. Negli scatti resi noti per la prima volta al pubblico proprio durante la prima udienza di lunedì 16 settembre si intravede un pezzo del sommergibile sul fondo dell’oceano dopo l’implosione.
Come è stato ricordato durante la prima udienza la notizia delle trascrizioni degli ultimi allarmi inviati dal Titan prima dell’implosione è una fake news, perché queste trascrizioni non esistono. Mentre l’ultima comunicazione inviata dall’equipaggio del Titan alla nave Polar Prince da cui erano partiti è proprio quel “qui tutto a posto” che l’equipaggio del Titan aveva inviato al personale di supporto della nave dopo quasi un’ora, rispondendo alla loro richiesta di informazioni sulla profondità a cui si trovavano e se riuscissero a vedere qualcosa sul display di bordo.