Volkswagen è pronta a tagliare fino a 15mila posti di lavoro, cioè il 10% dei dipendenti, chiudendo tre stabilimenti in Germania, e il Consiglio di sorveglianza avrebbe le mani legate di fronte alle scelte dei vertici. Un report della banca d’affari Jefferies, ripreso da Bloomberg, amplia i numeri della crisi della casa automobilistica tedesca e spiega come i sindacati potranno far meno del previsto di fronte alle scelte che l’amministratore delegato Oliver Blume e gli altri manager potrebbero prendere a breve.

Finora il Consiglio di sorveglianza non ha mai approvato drastici interventi di ristrutturazione ma a questo giro non avrebbe i poteri per frenare i vertici della Volkswagen nel chiudere stabilimenti in Germania. Secondo gli analisti del gruppo finanziario statunitense, l’amministratore delegato potrebbe varare la mossa in autonomia anche per mettere pressione sui sindacati, che vorrebbero trattare immediatamente sulle ipotesi di chiusura di stabilimenti in Germania. Il report specifica che i sindacati possono scioperare per questioni salariali, ma non potrebbero farlo sulla chiusura delle fabbriche.

Jefferies mantiene il rating ‘buy’ con prezzo obiettivo a 140 euro per il gruppo tedesco e ritiene che non esista “un piano B che escluda la riduzione della capacità produttiva”, con la chiusura di due o tre impianti che “potrebbe creare accantonamenti per 3 o 4 miliardi già nel quarto trimestre”. Possibili anche paralleli accordi di lavoro per aumenti salariali a partire dall’anno prossimo. Nei giorni scorsi Volkswagen ha comunque disdetto l’accordo sindacale in vigore dal 1994 che garantiva il mantenimento dei livelli occupazionali fino al 2029. Gli incontri con i sindacati inizieranno a fine settembre, un mese prima del previsto.

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