Poiché l’ipotesi di pagare di più i dipendenti Confindustria non la prende proprio in considerazione, l’associazione degli industriali italiani scatena la fantasia per immaginarsi l’ennesimo sussidio indiretto alle imprese. È il piano casa per i neo assunti, in sostanza un intervento dello Stato per ridurre i costi delle abitazioni nelle zone dove c’è domanda di manodopera. Una misura che consentirebbe alle aziende di continuare a pagare salari non adeguati al locale costo della vita. Ad incaricarsi di colmare il gap sarebbe lo Stato, quindi tutti noi contribuenti.

Il presidente Emanuele Orsini ha ribadito la sua idea nel corso dell’assemblea di Confindustria che si è tenuta oggi. È uno dei pezzi forti dell’intervento, insieme al napalm lanciato sulle politiche ambientali. Del resto l’aria è cambiata. “Serve un piano straordinario di edilizia per i lavoratori neoassunti”, dice il capo degli industriali.

Spiega infatti che “Occorre avere una grande attenzione da parte di tutti alle condizioni di vita di ciascuno, per accorciare le distanze, includere, e non farsi travolgere dalla frenesia dei tempi nuovi. Questa è la motivazione fondamentale alla base di un progetto che mi sta a cuore: il Piano Straordinario di Edilizia. Rappresenta il modo concreto di rispondere ad un bisogno primario: la casa, quale bene fondamentale per affrontare dignitosamente la propria vita e costruire un futuro”. Chissà come mai per un neoassunto che guadagna mille euro al mese è difficile pagarsi la casa, viene da chiedersi.

Ma Orsini questo problema non se lo pone, e prosegue “Noi tutti sappiamo che uno dei maggiori ostacoli per reperire nuovi occupati è la scarsità di abitazioni a un costo sostenibile. L’idea che abbiamo proposto, e che il Governo ha accolto, è di costituire un tavolo congiunto che coinvolga anche l’ANCE, l’ANCI, le assicurazioni, le banche, la Cassa Depositi e Prestiti, i fondi immobiliari e i fondi pensione, per studiare insieme le migliori formule di garanzie finanziarie, così da consentire a “fondi pazienti” di poter attuare i progetti garantendo un canone sostenibile. Di questo ringrazio la Presidenza del Consiglio e tutto il Governo, con cui sono già in corso le interlocuzioni per valutare tutti gli aspetti connessi all’attuazione del progetto e alla sua fiscalità”. Formule arzigogolate per dire che il progetto, naturalmente, richiede anche soldi pubblici. E, secondo il presidente di Confindustria. il piano casa pagato da noi servirà anche a rilanciare la natalità, bingo!

Prima della presentazione ufficiale in assemblea, Orsini aveva già lanciato questa proposta qualche settimana fa. In quell’occasione il ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso non aveva perso tempo a spalancare le porte alla richiesta degli industriali. “Uno dei problemi che abbiamo nel nostro Paese, aveva affermato Urso, riguarda il fatto che in 23 province del Nord c’è una forte richiesta di manodopera che non può essere soddisfatta perché non ci sono alloggi da dare ai lavoratori ad un prezzo sostenibile. Per affrontare tutto questo stiamo discutendo con Confindustria e i tre ministeri interessati e pensiamo di mettere nella manovra economica una misura con due prospettive: una strutturale, per la quale per andare a compimento ci vorranno 3-4 anni, ed una transitoria ed efficace subito che permettere alle imprese di assumere e consentire ai lavoratori di accettare con un alloggio che si può sostenere da subito“.

Molto semplicemente se un’azienda non è in grado di pagare i dipendenti una cifra sufficiente perché questi decidano di farsi assumere, significa che non è in grado di stare sul mercato in modo autonomo (o che i proprietari non sono disposti a ridurre i loro guadagni). Si sono fatte crociate, in alcuni casi giustificate, contro i “carrozzoni pubblici” inefficienti, finiti svenduti e privatizzati, con esiti non particolarmente brillanti. Non si capisce perché i carrozzoni privati dovrebbero avere diversa sorte.

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