Ergastolo. È questa la richiesta avanzata dalla procura di Bologna nei confronti di Giampaolo Amato, ex medico della Virtus Bologna, accusato dell’omicidio aggravato della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, uccisa tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, trovata morta 22 giorni prima della figlia.
“La conclusione è obbligata, devo chiedere la responsabilità dell’imputato per tutti i fatti – ha detto la procuratrice aggiunta Morena Plazzi – Siamo di fronte a due omicidi aggravati, quindi chiedo la condanna all’ergastolo con isolamento diurno di un anno”. Le due donne, secondo l’accusa, sarebbero state avvelenate con un mix di Sevoflurano, un’anestetico, e di Midazolam, ovvero benzodiazepine.
La procura contesta ad Amato le aggravanti della premeditazione, dei motivi abietti e futili e l’uso del mezzo venefico. Il medico venne arrestato dai carabinieri quasi un anno e mezzo dopo le due morti, l’8 aprile dello scorso anno, e si è sempre proclamato innocente. L’imputato era presente nell’aula della Corte d’Assise durante la requisitoria della procuratrice e per tutta la durata dell’udienza ha scosso la testa di fronte alle parole di Plazzi. A un certo punto ha anche commentato sottovoce rivolgendosi ad uno dei suoi avvocati: “Ma che sta dicendo?”.
Il 31 ottobre 2021 Amato – specializzato in oftalmologia e medicina dello sport e medico sociale della Virtus dal 2013 al 2020 – aveva chiamato il 118 dicendo di avere trovato sua moglie priva di sensi nel letto. Dopo il decesso della donna, gli accertamenti medico-legali e le indagini hanno permesso di chiarire le cause della morte e di ricondurle – secondo l’accusa – alla somministrazione da parte del marito di due farmaci. Situazione analoga, secondo gli inquirenti, per la morte di Tateo.