“Il reato di ricettazione è estinto per intervenuta prescrizione“. È la sentenza pronunciata da Maria Francica, presidente della seconda sezione della Corte di Appello di Napoli nei confronti di Marcello Dell’Utri. L’ex senatore di Forza Italia si salva dunque da un’eventuale condanna nel processo di secondo grado relativo a all’appropriazione di tredici volumi trafugati dalla biblioteca dei Girolamini. Nel 2021 Dell’Utri era stato assolto dall’accusa di peculato, successivamente riqualificata in ricettazione, dai giudici del tribunale. Adesso, invece, i giudici del processo di secondo grado hanno dichiarato “il non doversi procedere” per intervenuta prescrizione.

Lo storico braccio destro di Silvio Berlusconi, però, è stato condannato al risarcimento del danno alla parte civile e al pagamento delle spese processuali calcolate in 5mila euro per entrambi i gradi di giudizio. Entro 90 giorni è previsto il deposito delle motivazioni. L’istanza di appello venne presentata dopo la sentenza di primo grado dal sostituto procuratore Antonella Serio del Gruppo Tutela beni culturali della Procura di Napoli, coordinato dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli.

L’accusa per Dell’Utri era di aver ottenuti libri antichi provenienti dalla biblioteca Girolamini di Napoli. Volumi che erano stati asportati dall’ex direttore Massimo Marino De Caro, suo vecchio amico, condannato per peculato a sette anni nel 2013 e per associazione a delinquere a cinque anni e tre mesi, in primo grado, nel marzo scorso. Era stato proprio De Caro a tirare il ballo Dell’Utri. All’ex senatore veniva contestata addirittura l’appropriazione di 14 volumi e non 13 (un titolo compariva due volte). Gli inquirenti napoletani gli mandarono la polizia giudiziaria a casa e lui, oltre a restituire i sei richiesti, ne aggiunse altri sette, pure questi ricevuti da De Caro, classificati nei suoi registri come un dono dell’allora direttore della Biblioteca dei Girolamini. Dopo aver incassato l’assoluzione nel 2021, Dell’Utri aveva dichiarato: “Questa sentenza mi restaura in buona parte l’anima bibliofila, ma non può purtroppo restituirmi quella integrità fisica e serenità psicologica che mi sono mancate in tanti anni di accuse giudiziarie e mediatiche”. Lo storico braccio destro di Berlusconi ha scontato una condanna definitiva a sette anni per concorso esterno ed è ancora indagato per concorso nelle stragi del 1993 dalla procura di Firenze.

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