La Tupperware, nota per i contenitori conserva cibo, da tempo lottava per sopravvivere al calo delle vendite. “Negli ultimi anni, la posizione finanziaria dell’azienda è stata gravemente influenzata dal contesto macroeconomico”, ha affermato l’ad Laurie Ann Goldman, annunciando la scelta di presentare istanza di fallimento ai sensi del Chapter 11 del Codice Usa sulla bancarotta. Cercherà l’approvazione del tribunale per avviare un processo di ristrutturazione mirato a proteggere il suo marchio che negli anni è diventato così popolare da aver dato il nome a una categoria intera di prodotti. L’obiettivo è cercare “alternative strategiche per supportare la nostra trasformazione in un’azienda digitale e tecnologicamente avanzata, meglio posizionata per servire i nostri stakeholder”, ha aggiunto Goldman.

La storica azienda con sede a Orlando, fondata nel 1946 dal chimico Earl Tupper, nonostante i tentativi di rinnovare i prodotti e avvicinare un pubblico più giovane non è riuscita finora a distinguersi dalla concorrenza a basso costo. Nei documenti che ha depositato alla Corte di Deleware, stima il suo attivo tra 500 milioni e un miliardo di dollari e il passivo tra uno e dieci miliardi. Ieri, a Wall Street il titolo è stato sospeso.

Dopo la Grande Depressione, Tupper brevettò la chiusura ermetica flessibile dei contenitori per evitare sprechi e per mantenere il cibo fresco più a lungo mentre creava stampi in una fabbrica di materie plastiche. Così inventò un nuovo modello di vendita, quello dei prodotti “porta a porta”. Nel 1948 l’azienda si affidò ad una casalinga della florida, Brownie Wise, che ebbe un’intuizione rivoluzionaria: spiegare l’utilizzo e le caratteristiche del prodotto attraverso la dimostrazione a domicilio. Nacque così il sistema dell’home party, durante le feste venivano venduti i prodotti della neonata azienda.

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