Il dottor Alessandro Fiocchi spiega al FattoQuotidiano.it tutto quello che c'è da sapere sulle allergie e le intolleranze nei più piccoli
Se in questi giorni la maggior parte dei piccoli alunni inizia a prendere confidenza con i primi impegni e i compiti da fare, altri stanno fronteggiando con i genitori un’altra sfida: gestire un’allergia o intolleranza alimentare con il menù della mensa scolastica. Si tratta di una popolazione di bambini in aumento, come riferisce il recente studio EPIFA (Epidemiology of Paediatric Italian Food Allergy), promosso dalla Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp). I risultati hanno rivelato una crescita del 34,4% delle allergie alimentari in età pediatrica. Gli allergeni più frequenti? Latte vaccino, uova e frutta a guscio. Inoltre, un bambino su 4, tra quelli che hanno sviluppato allergia alimentare, ha vissuto episodi di shock anafilattico.
Il parere dell’esperto
Spesso però si parla di allergie e intolleranze alimentari come se fossero sinonimi, mentre si tratta di due situazioni ben differenti. “Esistono due tipi di intolleranze alimentari. Una è la celiachia, o intolleranza al glutine, che può colpire i bambini; l’altra è l’intolleranza al lattosio che invece non colpisce mai i bambini. Tutto il resto rientra nei casi delle allergie alimentari”, spiega al FattoQuotidiano.it il dottor Alessandro Fiocchi, Responsabile di Allergologia Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Allergie e intolleranze: le differenze
Le allergie alimentari sono causate da una reazione anomala del sistema immunitario a una sostanza contenuta in un cibo (allergene) di per sé innocua e non tossica. Può essere sufficiente una minima quantità di allergene per scatenare una reazione intensa. Nella maggior parte dei casi, la reazione immunologica coinvolge un tipo di anticorpi detti immunoglobuline E (IgE). I sintomi più tipici: infiammazioni della bocca e del cavo orale, disturbi intestinali (crampi, nausea, diarrea, meteorismo), eruzioni cutanee e talvolta difficoltà respiratorie, fino allo shock anafilattico. Nelle intolleranze alimentari, la reazione avversa a un alimento è in genere causata da una limitata capacità o dalla totale incapacità di digerire o assorbire certi alimenti o i loro componenti. Al contrario dell’allergia, l’intolleranza alimentare non stimola il sistema immunitario, ma ha un impatto solo sul sistema digestivo, e spesso mangiare in piccole quantità il cibo a cui si è intolleranti non causa problemi. I sintomi sono di minore entità rispetto all’allergia – sebbene fastidiosi – soprattutto a livello dell’apparato gastrointestinale.
I cibi più coinvolti
Nel 90 per cento dei casi gli alimenti che provocano allergie alimentari sono sei: grano, pesce, soia, arachide, uova e latte. “Nei bambini tra i tre e sei anni l’allergia più diffusa è nei confronti della frutta secca a guscio, al latte, grano e alle uova. Dopo i sei anni, è più frequente alle arachidi e alla frutta fresca – continua Fiocchi -. Tra la frutta fresca, la più frequente è quella per il kiwi e si manifesta nei bambini che presentano un’altra allergia, quella ai pollini. Questo perché le molecole dei pollini sono identiche a quelle che ci sono nella frutta fresca. In questo caso si parla di ‘allergia ‘crociata’”.
Attenzione ai test per le allergie
Quando si cerca un test per scoprire eventuali allergie o intolleranze, ci si imbatte in una vera e propria selva di offerte che confondono le idee. “Esiste un solo test per evidenziare le intolleranze ed è quello per la celiachia e si basa sui risultati degli esami sierologici (anticorpi antitransglutaminasi e antiendomisio, test genetico). Per quanto riguarda i test per le allergie, purtroppo ne vedo proposti in farmacia o consigliati dagli stessi medici, ma molti di questi non hanno nessuna validità! – sottolinea con forza l’esperto -. Gli unici testi validi sono quelli di ‘sensibilizzazione in vivo’: misurano la presenza di anticorpi IgE per gli alimenti sulla pelle con prick test o patch test; i ‘test di sensibilizzazione in vitro’: misurano la presenza di anticorpi IgE per gli alimenti nel sangue con tecniche sempre più sofisticate. E infine, il test di reazione allergica vera e propria, detto ‘test di provocazione’: per sapere se un bambino è davvero allergico gli si fa mangiare l’alimento e la reazione deve essere osservata e misurata”.
Che fare a scuola
Come si devono regolare i genitori a scuola di fronte alla scoperta di un’allergia o intolleranza? “In accordo con il pediatra si presenta la situazione agli organismi scolastici che trasmetteranno alla mensa i cibi da eliminare dal menù del bambino – continua Fiocchi -. I menù sono ormai ben stilati dai nutrizionisti che valutano le alternative nutrizionali più idonee. I problemi principali ci possono essere nei bambini allergici a più cibi come latte, pesce, carne stessa in cui c’è il rischio di carenze proteiche o anche di calcio”.
Quali rischi di contaminazione?
Come spiega il nostro esperto, “il rischio di mangiare o anche inalare un cibo di cui il bambino è allergico o intollerante può provenire da un alimento che sta mangiando un suo compagno di scuola o anche, perché succede anche questo, per uno scherzo stupido di un altro bambino. Non è nemmeno da sottovalutare l’uso di materiali come farine di frumento o cereali per creare un tipo di ‘plastilina’ per fare dei lavoretti, specie nella scuola materna. Un bambino allergico a questi ingredienti potrebbe ingerirli casualmente”.
Munirsi di salvavita
In caso di ingestione accidentale di un alimento “incriminato”, la scuola deve avere il piano terapeutico che i genitori hanno indicato a insegnanti e servizi scolastici per intervenire alla comparsa dei sintomi o prima di essi. In questi casi si ricorre a uso di adrenalina.
Perché le allergie sono in aumento
Le cause delle allergie alimentari sono numerose e non tutte conosciute. Alla base della loro crescita ci sono “problematiche legate al microbiota intestinale, a un suo impoverimento a causa di pratiche di eccessiva igienizzazione del nostro ambiente e dell’utilizzo scorretto di antibiotici, come anche l’eccesso di parti cesarei. Ma anche la bassa natalità, una maternità in età meno giovane o la presenza di figli unici che sono i più colpiti da questi problemi rispetto ai secondogeniti o nati successivamente. Anche un uso più diffuso di cibi come le arachidi, in passato meno diffuse, è alla base di una crescita dell’allergia verso questo alimento. Anche se a breve sarà disponibile anche in Italia un vaccino che risolverà il problema per chi ne è allergico”.
Il decalogo per prevenire le allergie
Con l’aiuto del dottor Alessandro Fiocchi e degli esperti del Bambino Gesù scopriamo le regole d’oro per ridurre l’incidenza di allergie nei bambini.
1. No al fumo.
2. Dieta mediterranea, varia e sana.
3. Allattamento materno esclusivo.
4. I probiotici nella madre e nel bambino potrebbero essere utili per prevenire le allergie.
5. Omega-3 per la mamma in allattamento.
6. Alimentazione complementare (divezzamento) a 6 mesi, secondo raccomandazioni Oms.
7. Introduzione dell’uovo a 6 mesi, all’inizio dello svezzamento, e alimenti a base di arachidi prima dell’anno.
8. Utilizzo di emollienti cutanei che favoriscono il mantenimento dell’integrità della barriera cutanea.
9. Riduzione degli stress: promozione delle attività di svago e sportive della coppia genitoriale, consigli logistici per un’efficiente e appagante vita domestica, e attenzione al rispetto del sonno quotidiano.
10. I bambini che vivono in zone rurali (o vicino a una fattoria) sembrano essere meno allergici rispetto ai bambini che vivono in città.