Politica

Beppe Grillo aveva davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore

di Giovanni Ceriani

Beppe Grillo ha (aveva) davanti a sé tre strade. Ha scelto la terza: la peggiore.

Prima strada: l’accordo
Come prima e migliore strada c’è (ci sarebbe stata) quella di consentire di comporre dialetticamente e serenamente le proprie idee e, perché no, anche le proprie preoccupazioni, dentro il processo costituente in atto, con uno scambio civile, politico e alto con lo stesso Giuseppe Conte. Ne avrebbero goduto tutti dei frutti, perché avrebbe consentito di esplicitare meglio alcune problematiche, analizzarle per il bene comune, trovarne le soluzioni più interessanti e utili.

Questa sarebbe stata la strada maestra, la migliore, ma i fatti dimostrano che l’approccio di Grillo è deliberatamente rivolto allo scontro frontale, all’escalation del dissenso e della polemica. Fino al riferimento a carte bollate, questioni giuridiche e altre di pura lana caprina. Il tutto dentro una narrazione palesemente inesatta e a tratti propriamente falsa (altroché visionaria).

Seconda strada: la scissione
Come seconda strada, allora, certo sbagliata ma pur sempre dignitosa e legittima, Grillo avrebbe potuto percorrere la via del rafforzamento, polemico ma pur sempre politico, dell’antitesi tra la propria “visione” e l’evoluzione attuale del M5s guidato da Conte, e così forzare la frattura: o per far nascere un nuovo soggetto politico più “puro” (lasciando il M5s alla sua strada attuale) oppure al contrario prendendo in mano il M5s, spingendo Conte fuori dal M5s e verso la costruzione di un proprio soggetto politico.

Anche questa seconda strada avrebbe avuto una sua legittimità, ma non sembra nemmeno questa quella che ha in mente di percorrere. Anche perché si trova di fronte ad un ostacolo insormontabile: dai social, dalla base, dai gruppi territoriali, dai simpatizzanti ed iscritti emerge un profondissimo sostegno a Conte e al contrario una lampante indifferenza – se non enormi prese di distanza – verso le uscite di Grillo. L’azione di Grillo per come è condotta non appare funzionale a costruire o rifondare un gruppo politico, sia per mancanza di progetto sia per mancanza di sostegno.

Terza strada: vittimismo e logoramento
Eccoci allora alla terza ed ultima strada: ossia quella della “semplice” demotivazione, logorio, appesantimento dell’immagine del M5s e di Conte in particolare.

In tal caso nessuna prospettiva positiva e costruttiva: nemmeno quella della scissione (che avrebbe avuto comunque un elemento propositivo). Qui siamo solo all’offuscamento di una immagine e di una leadership. Il tutto tra vittimismo semplice e vittimismo aggressivo.

La variante Renzi
Paradossalmente, in questa terza ipotesi, l’azione di Grillo combacia perfettamente con quella del nuovo Renzi “di sinistra”. Anche Renzi non ha alcuna intenzione di costruire alcunché: sia per mancanza di credibilità che di consenso.

Anche in questo caso lo fa per puro spirito distruttivo, ossia incasinare la coalizione progressista, umiliare in particolare il popolo 5stelle e mettere in difficoltà, demotivare, gravare la leadership di Conte. Sia in Grillo che in Renzi non si nota l’ambizione “elevata” e comunque “visionaria” della costruzione di un qualcosa, ma semplicemente il tratto e la voglia del puro condizionamento, del logoramento.

La superstrada Draghi
Che tutto ciò avvenga sempre in riferimento all’attivismo di Draghi, dentro uno schema di Conticidio permanente, è una coincidenza non più casuale ma propriamente sospetta.

L’altra volta è stato il compianto Domenico De Masi a svelarne la trama e denunciarla. Oggi dobbiamo usare la nostra testa e, battuta per battuta, riconoscere che siamo partiti con un “Draghi grillino” e ci siamo ritrovati un “Grillo draghiano”.

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