Stessa sostanza, esiti opposti. Il caso di Stefano Battaglino potrebbe essere usato dai critici di Jannik Sinner per sostenere che anche il numero 1 al mondo avrebbe dovuto essere squalificato per doping. Allo stesso modo, però, è un esempio pratico che spiega perché il fresco campione degli Us Open sia uscito indenne dal caso Clostebol (salvo un improbabile ricorso della Wada). Battaglino, 26enne tennista italiano che al massimo è stato numero 760 del ranking Atp, ha ricevuto oggi la batosta del Tribunale arbitrale dello Sport di Losanna: il Tas ha confermato la squalifica di quattro anni, quindi fino al 31 gennaio 2027, per doping.

Come Sinner, anche Stefano Battaglino era stato trovato positivo al Clostebol. Come Sinner, anche Battaglino ha spiegato che si è trattato di un’assunzione involontaria dovuta al massaggio di un fisioterapista. Eppure l’altoatesino ha ricevuto una multa e poco più, mentre il 26enne dovrà rimanere lontano dai campi per ben 4 anni. Il Tas ha infatti confermato la squalifica inflitta nell’ottobre 2023 dall’International Tennis Integrity Agency (Itia), lo stesso ente che ha di fatto assolto Sinner. Come mai questa enorme differenza? Perché Sinner è numero 1 al mondo e Battaglino ha sempre navigato poco sopra la posizione numero mille? Assolutamente no, la ragione è un’altra.

Le differenze tra il caso Battaglino e il caso Sinner
La differenza sostanziale sta nelle prove che Battaglino e Sinner hanno presentato per suffragare la loro versione dei fatti. Il tennista italiano 26enne ha sostenuto di essere stato vittima di una contaminazione, avvenuta durante un torneo in Marocco due anni fa. Battaglino infatti sostiene che il Clostebol sia entrato nel suo corpo per via del massaggio di un fisioterapista. Il problema, però, è che non è riuscito a provarlo: il suo legale non è riuscito a rintracciare il fisioterapista. Quindi, non c’è nemmeno un testimone. Nel caso di Sinner, invece, detto della quantità infinitesimale di Clostebol rilevata nel suo organismo, ci sono stati i presupposti per riconoscere l’assunzione involontaria e quindi il principio “nessuna colpa o negligenza”. Il numero 1 al mondo infatti è stato in grado di provare – con tanto di scontrino – che il Trofodermin, utilizzato come cicatrizzante e contenente il Clostebol, sia stato acquistato il 12 febbraio nella farmacia Santissima Trinità di Bologna dal suo ex preparatore atletico, Umberto Ferrara. E che poi sia stato utilizzato dal suo ex fisioterapista, Giacomo Naldi, per curare una ferita al dito, ben visibile anche nelle immagini televisive del torneo di Indian Wells, durante il quale Sinner è risultato positivo. Queste e altre prove, messe insieme da un team legale di primissimo livello (questo va sottolineato), hanno permesso al numero 1 al mondo di dimostrare la sua buona fede.

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