Musica

Fortissime!, ecco l’esplorazione del femminile nelle opere di Giacomo Puccini

Ci sono diversi modi per avvicinare le giovani generazioni alla musica classica e svecchiare l’aura anacronistica a cui viene condannata da alcuni luoghi comuni superficiali. Alcuni possono essere discutibili (rappresentare in maniera compressa le opere, come in un manifesto futurista, oppure cercare la contaminazione a tutti i costi col contemporaneo), altri interessanti come Nexo Digital che offre la possibilità di vedere l’opera in diretta dal vivo (la settimana scorsa ad esempio Le Nozze di Figaro di Mozart eseguito dalla Royal Opera di Londra), altri ancora possono essere arditi ma stimolanti e filologicamente accurati.

In questo ambito, già vi ho parlato su queste colonne dei progetti brillanti di Valentina Scheldhofen Ciardelli (ad esempio i suoi rifacimenti classici dei brani di David Bowie e Frank Zappa, come nel caso di Shake your Duty con Anais Drago e Riccardo Angelo Strano), ma credo che anche la sua nuova proposta sia un esempio virtuoso di divulgazione originale.

Da anni Ciardelli porta avanti il progetto How I Met Puccini (reinterpretazione umanissima e a tratti giocosamente goliardica del compositore-mito), di cui il concerto debuttato ieri alla Certosa di Firenze, Fortissime!, è uno dei capitoli più interessanti: l’esplorazione del femminile nelle opere pucciniane, attraverso l’analisi degli archetipi nelle sue opere.

La contrabbassista Ciardelli, accompagnata all’arpa dalla valente Anna Astesano, ha mostrato un aspetto poco sottolineato della biografia pucciniana: l’artista è cresciuto in una famiglia dominata da figure femminili e questo profondo impatto sulla sua infanzia ha inevitabilmente plasmato la sua ispirazione, in cui archetipi come la Madre, la Femme Fatale e l’Eroina emergono come protagonisti. L’obiettivo del concerto è stato, appunto, mostrare come Puccini ha còlto e testimoniato poeticamente la condizione femminile, non solo del suo tempo.

Attraverso le arie più celebri delle opere pucciniane, reinterpretate originalmente, Ciardelli evidenzia il collegamento rivelatore tra personaggi operistici e archetipi narrativi: L’amante Tosca (da Tosca); La fanciulla innocente Anna (da Le Villi); La madre nutrice Frugola (da Il Tabarro); La regina Turandot (da Turandot); La cacciatrice Minnie (da La Fanciulla del West); La donna saggia Suzuki (da Madama Butterfly); La monaca mistica Suor Angelica (da Suor Angelica).

Un altro progetto imminente, d’ispirazione pucciniana dell’artista (sempre all’interno della serie How i met Puccini) sarà Turandot non esiste, una rivisitazione poetico-musicale della celebre opera, un racconto insieme comico e tragico, le cui prime rappresentazioni si svolgeranno tra breve al Teatro Jenco di Viareggio e al Teatro San Girolamo di Lucca, durante i cosiddetti Puccini Days (serie di eventi che accompagneranno verso il centenario della scomparsa, il 29 novembre).

Così viene presentato lo spettacolo: “…un universo onirico e fantastico fatto di marionette del teatro di Puccini, filosofia orientale e più la musica si fa spazio nel teatro più i nostri protagonisti iniziano a chiedersi ‘Siamo al tempo delle fiabe o dei videogiochi e dei fumetti?’ (…) Tutto il mondo di Puccini in una performance mozzafiato che unisce la prosa, il concerto e l’opera grazie alla musica…”.

Accanto a Valentina Ciardelli (compositrice, autrice e anche attrice nella fattispecie) appariranno: Costantino Buttitta come attore e autore; Stefano Teani come pianista e attore; Benjamin Lebigre come regista; il tutto impreziosito dai costumi della Fondazione Festival Pucciniano.

Tornando a Fortissime!, si tratta di un modo intelligente, e non retorico, di affrontare la forza e la dignità femminile, decostruendo non solo i cosiddetti stereotipi di genere, ma anche quelli sul compositore toscano. Non è un caso che un’autrice così attenta come Ciardelli al tema, affrontato in maniera colta e consapevole, abbia come punto di riferimento un genio trasgressivo come Frank Zappa, figura che per l’ipersensibilità contemporanea potrebbe apparire sessista, razzista, omofobo e chi più ne ha più ne metta, ma che in realtà era un genio ben oltre i suoi tempi, in grado di scardinare paletti mentali e convenzioni stantie con quasi sessant’anni di anticipo.

Si può essere femministi e amanti della colta goliardia, se si possiedono discernimento e consapevolezza dei codici espressivi. Viva l’arte e l’intelligenza, viva le figure libere e anticonformiste, non solo talentuose, come Valentina Scheldhofen Ciardelli.