Il fascismo è, come scrisse il grande rivoluzionario sovietico Lev Trotsky, il capitalismo in decadenza.
Affermazione della quale abbiamo ogni giorno, in questi nostri tempi difficili e disperati, ripetute e allarmanti conferme. Il mondo intero sta piombando in una crisi irreversibile, caratterizzato da crescita delle diseguaglianze, cambiamento climatico, pandemie, guerre devastanti. Tutti fenomeni che vanno considerate conseguenze naturali e automatiche del funzionamento incontrastato del capitalismo nella sua attuale fase di concentrazione monopolistica e prevalenza sempre maggiore del fattore finanziario.

Il cuore del fascismo attuale si trova per l’appunto nell’Occidente capitalistico in decadenza, che promuove la guerra ovunque. Lo vediamo in Ucraina, dove dura da molti anni una guerra, entrata nella sua fase acuta due anni e mezzo fa coll’intervento russo ma cominciata almeno dieci anni fa coi complotti della Nato e il golpe di Maidan. Lo vediamo in Palestina, dove da quasi un anno assistiamo in diretta al genocidio di un’intera popolazione ferocemente bombardata e privata di ogni mezzo di sussistenza, sia in Cisgiordania che a Gaza.

Guerra e fascismo sono due fenomeni tra loro strettamente connessi anche in virtù del nesso indiscutibile che li lega al capitalismo decadente. L’Europa (e l’Italia) sono stati storicamente la culla del fascismo storico ed esso si ripropone oggi da queste parti, sia nella forma del razzismo e della ostilità nei confronti della diversità di qualsiasi genere, a partire dai migranti oppressi e discriminati, sia in quella istituzionale della promozione di un’economia di guerra, totalmente subordinata a Stati Uniti e Nato.

Un aspetto particolarmente inquietante di questo fascismo mondiale attuale è poi costituito dal controllo tendenzialmente totalitario dell’informazione, agevolato dalle nuove tecnologie e dai nuovi media. Di questi temi si è parlato al Congresso mondiale contro il fascismo, cui ho partecipato a Caracas il 10 e 11 settembre. Il luogo è particolarmente importante dato che il Venezuela costituisce da tempo un terreno di scontro tra progresso dei popoli e reazione imperialista.

Quest’ultima non si rassegna a perdere un Paese di grande importanza per le sue enormi risorse naturali e il valore emblematico che la sua esperienza ha assunto per tutto il Terzo Mondo e pertanto ricorre contro di esso e il suo popolo al fascismo nelle sue varie forme tradizionali o innovative. Ha tentato con scarsi risultati l’uso della violenza: a partire dal golpe fallito contro Chavez dell’11 aprile 2002, poi con le guarimbas dal 2014 al 2017, da ultimo collo scatenamento di bande di teppisti ben pagati che, per protestare contro le supposte frodi elettorali di Maduro hanno causato 27 vittime, tutte chaviste o appartenenti alle Forze dell’ordine, e danni materiali considerevoli in tutto il Paese dopo le elezioni presidenziali del 28 luglio di quest’anno. Ogni volta questi tentativi, pur causando lutti e danni, si sono infranti sul muro formato dal popolo organizzato, dalle Forze armate e dalle Forze di polizia. Non è ozioso ricordarlo mentre commemoriamo il 51esimo anniversario del sacrificio di Salvador Allende e del popolo cileno, vittime di militari che decisero di stare dalla parte sbagliata.

I mezzi d’informazione sono invece letteralmente intrisi di fake news tendenti a far passare per vittime gli aspiranti carnefici, capeggiati da un personaggio impresentabile come Corina Machado, degna rappresentante delle peggiori oligarchie reazionarie venezolane, amica del genocida Netanyahu e delle peggiori destre mondiali, da Bolsonaro a Milei, da Trump ad Elon Musk. Se sfogliamo i giornali del mondo intero possiamo leggere una sfilza di notizie incredibili, che hanno raggiunto l’apice con la buffonesca attribuzione allo stesso Maduro dell’intento di anticipare il Natale al 1° ottobre, laddove il presidente venezuelano si era limitato a proporre l’anticipazione di
certi benefici economici e non già della festività in quanto tale. Sintomi innegabili della decadenza dell’informazione libera nella fase attuale, come effetto dell’ascesa del nuovo capitalismo comunicativo incarnato da Musk, Zuckerberg e simili.

Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che una testata un tempo prestigiosa come The Guardian abbia recentemente pubblicato un grottesco articolo che presenta la suddetta Corina Machado come una paladina mondiale della libertà o, si parva licet, L’Espresso abbia ospitato una ”corrispondenza” che riprodurrebbe in realtà alla lettera le veline della destra venezolana sconfitta.

Questa vera e propria intossicazione dell’opinione pubblica internazionale ha lo scopo di preparare psicologicamente il terreno all’invasione del Paese da parte di forze militari statunitensi, che la signora Machado invoca da tempo; ancora una volta, quindi, il nesso tra fascismo e guerra. Estremamente significativa la scelta, colla quale si è concluso il Congresso, di stabilire proprio a Caracas la sede dell’Internazionale chiamata a combattere il fascismo in tutte le sue forme.

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