Alla fine di uno spiazzo dove si posteggia ci sono resti di brandina in similpelle blu, ante di porte e armadi a specchio, quel che rimane di vecchi computer, uno scaldabagno, un bisunto lavello in acciaio inox, cassette di legno e di plastica generalmente in uso al mercato ortofrutticolo e grosse pedane di legno ossia i pallet utilizzati per imballare un po’ tutti i generi di merci. Tutto questo ben di dio non si trova in una delle tante discariche a cielo aperto di cui – ahinoi – la Sicilia bella è disseminata ma dà bella mostra di sé in un’area all’interno del grande ospedale di Cefalù, precisamente in piazzale Papa Giovanni XXIII. Piazza che viene usata come parcheggio, per come indica un apposito cartello, quantomeno nella parte libera dall’accozzaglia di rifiuti. Le strutture dell’ospedale si trovano a circa 10 metri di distanza e in ogni caso il piazzale è visibile da quasi tutti i reparti, anche ai piani alti, nonostante la copertura che a fatica nasconde l’immondizia.

Per esempio a formare una grande catasta che a queste latitudini ogni anno viene accuratamente preparata per la festa di San Giuseppe per le tradizionali “Vampe” con le lingue di fuoco che salgono fino al cielo, ci sono anche delle sedie scassate, alla rinfusa fra ombrelli, scatoloni di cartone, cuscini logori di gommapiuma, che brucia bene, pannelli di compensato e un copertone d’auto. Più, naturalmente secchi e contenitori di metallo per cibi e grandi sacchi di plastica trasparente pieni di scarti di medicinali, pannoloni e presidi vari e insomma tutta quella roba che solitamente si trova negli ospedali. Ci sono anche 2 grossi sacchi trasparenti zeppi di lattine di coca-cola e Fanta. Accanto un malmesso casotto di metallo con affissi 3 cartelli: “Area deposito temporaneo rifiuti pericolosi”, ”Materiale irritante e nocivo”, “Pericolo biologico”. Secondo la direzione dell’ospedale, contattata da ilfattoquotidiano.it, si tratta di “un’isola ecologica“. D’altronde è scritto a caratteri cubitali nella reception dell’ospedale: “Tutto è possibile a chi crede”.

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Le foto e i video sono stati realizzati in diversi giorni dell’ultima settimana

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