L’ex campione mondiale di judo, Nemanja Majdov, è stato squalificato per cinque mesi dalla Federazione Internazionale di Judo (IJF) a causa di un gesto religioso compiuto durante le Olimpiadi di Parigi 2024. Il 28enne serbo si è fatto il segno della croce prima del match degli ottavi di finale contro il greco Theodoros Tselidis, un comportamento esplicitamente vietato dall’articolo 3 del Codice Etico dell’IJF, che proibisce qualsiasi segno religioso nel campo di gioco. “Le nostre regole riguardanti l’esposizione di segni religiosi o di altro tipo sono strettamente correlate al campo di gioco, che è uno spazio dedicato esclusivamente al judo e dove sono esposti solo i segni e le regole specifiche del judo, in egual modo per tutti”, ha chiarito la federazione in una nota.
Majdov, medaglia d’oro ai Mondiali di Budapest nel 2017 e argento iridato quest’anno, ha ammesso il gesto, ma ha rifiutato di scusarsi, affermando con fermezza che non rinuncerà mai a esprimere la propria fede cristiana. Ha spiegato che il suo gesto è un segno di gratitudine verso il Signore, il quale gli ha dato tutto sia nella vita personale che nella carriera sportiva: “15 giorni fa ho ricevuto una decisione dalla Federazione che mi ha sospeso per 5 mesi per aver violato i loro codici religiosi”, ha raccontato in un post sui social. E ha aggiunto: “È vero, nella lettera di difesa del procedimento disciplinare non ho voluto chiedere scusa… e ovviamente non l’ho fatto e non lo farò mai, anche se non sapevo nemmeno quale potesse essere la punizione“. Majdov ha ricevuto il sostegno di altre personalità sportive serbe, come Novak Djokovic.
Le dichiarazioni del judoka però presentano alcune incongruenze. Majdov ha sostenuto di non essere a conoscenza delle possibili sanzioni legate al suo gesto, ma l’IJF ha precisato che l’atleta aveva già ricevuto precedenti ammonizioni per comportamenti simili. Inoltre, la federazione ha sottolineato che la sospensione per Majdov non è dovuta solo al segno della croce. Il judoka serbo avrebbe infranto ulteriori regole: non si è inchinato al suo avversario alla fine della gara, come richiesto dal protocollo del judo, e si sarebbe tolto il judogi (l’uniforme da judo) sul campo di gioco, violando ulteriormente il regolamento. L’IJF, in una nota ufficiale, ha chiarito che il campo di gioco deve restare uno spazio esclusivamente dedicato al judo, e che i gesti religiosi, politici o di altra natura sono vietati per preservare l’integrità e l’imparzialità dello sport. “L’IJF non proibisce la pratica di religioni o segni religiosi al di fuori del campo di gioco, poiché continuiamo a rispettare la libertà individuale di ogni membro della nostra comunità”, sottolinea in conclusione la nota della Federazione.