Non c’è tregua nella corsa al riarmo globale. Mentre la Russia amplia ancora il proprio esercito e il presidente Vladimir Putin conferma la priorità della difesa nella spesa pubblica, Israele prosegue nella guerra più costosa della sua storia, il resto del mondo incrementa i propri stanziamenti militari a livelli senza precedenti. Sia i paesi Nato, sia Giappone e Cina segnano nuovi record, e il mondo si appresta così a registrare il decimo anno consecutivo di crescita della spesa bellica.

In prima linea c’è senz’altro la Polonia. Alla presentazione della bozza di bilancio per il 2025, il governo ha annunciato uno stanziamento record di oltre 187 miliardi di zloty (43,6 miliardi di euro) per la difesa e le forze armate, ovvero il 4,7% del Prodotto interno lordo del paese. Nel 2024 lo stanziamento è stato del 4,2% del Pil, nel 2023 la spesa ammontava al 3,9% del Pil. In termini percentuali la Polonia è il primo paese dell’Alleanza atlantica nella spesa per la difesa, e in termini assoluti il quinto, dopo gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito e la Francia.

“È un grande sforzo”, ha detto il primo ministro Donald Tusk, “ma non si può tornare indietro”. Tra le priorità di Varsavia c’è l’ampliamento dell’esercito, il rafforzamento della presenza militare sui confini orientali e settentrionali e il rinnovo delle dotazioni. Gli ultimi acquisti riguardano carri armati K2 dalla Corea del Sud, elicotteri Apache, caccia F-35 e missili Patriot dagli Stati Uniti, oltre ad armamenti e tecnologie provenienti dall’industria nazionale. Si attendono ordinativi anche nell’ambito del programma Orka, lanciato lo scorso anno, che punta a rinnovare, dopo alcuni decenni, la dotazione di sommergibili della marina polacca: avrebbero già manifestato interesse produttori tedeschi, francesi, spagnoli, italiani, americani e coreani.

Anche i paesi baltici stanno incrementando le spese militari, con l’obiettivo comune di raggiungere il 3% del Pil. L’Estonia lo raggiungerà quest’anno con il 3,2%, la Lituania lo farà nel 2025, la Lettonia nel 2027. Ma c’è chi spinge in avanti. “Secondo me dovremmo puntare al 4% del Pil”, ha detto Laurynas Kasčiūnas, ministro lituano della difesa. Al Vertice Nato di Washington dello scorso luglio le tre repubbliche puntavano a chiedere almeno il 2,5% del Pil a tutti i paesi membri ma, secondo quanto riportato da Breaking Defense, gli Usa avrebbero rimandato questa proposta al prossimo summit.

La Svezia, ultima entrata nell’Alleanza, investirà nella difesa militare il 2,4% del Pil nel 2025, con target 2,6% al 2028, e ha annunciato di recente per i prossimi tre anni il raddoppio degli investimenti nella difesa civile. All’inizio di quest’anno il ministro della Difesa Civile, Carl-Oskar Bohlin, aveva ammonito: “Potrebbe esserci una guerra in Svezia”. Anche la Finlandia, che sta lentamente recuperando terreno dalla recessione dello scorso anno e nonostante il varo di nuove misure di austerità, vedrà crescere le spese per la difesa a 6,5 miliardi di euro nel 2025, mezzo miliardo in più rispetto all’anno in corso. La maggior parte dei nuovi fondi servirà per l’acquisto di caccia e per aumentare le unità dell’esercito. Nel 2024 le spese per la difesa hanno rappresentato il 2,4% del Pil, oltre le richieste della Nato, a cui Helsinki ha aderito nel 2023, e ben oltre quanto storicamente investito: nel 2014 erano appena l’1,45% del Pil.

Dieci anni fa solo tre membri dell’Alleanza atlantica raggiungevano l’obiettivo del 2 per cento. Nel 2022 erano sette, quest’anno saranno ben 23, con una crescita della spesa a doppia cifra per 19 paesi su 32 membri. Lo scorso anno la spesa totale dei paesi Nato era aumentata del 3%, quest’anno crescerà dell’11%, con un incremento ancora più sostenuto da parte dei paesi europei, che hanno accresciuto la loro spesa militare del 9% nel 2023 e del 19% nel 2024.

“Le nuove minacce richiedono un’azione. La spietata aggressione della Russia in Ucraina dimostra che un attacco all’Alleanza Nato non è più impensabile”, ha affermato il ministro della Difesa olandese, Ruben Brekelmans. I Paesi Bassi aumenteranno del 10% le proprie spese militari nel 2025, con una crescita di 2,4 miliardi di euro, portando lo stanziamento complessivo a 24 miliardi di euro. L’extra budget fornirà nuovi carri armati, F-35, fregate, elicotteri, droni, sistemi di difesa aerea e munizioni.

Guardando a oriente, anche il Giappone si appresta a stabilire un nuovo record. Il ministro della Difesa ha chiesto un budget di 8,54 trilioni di yen (60 miliardi di dollari) per il 2025, cioè il terzo anno del suo piano quinquennale, in crescita del 7,5%. Il governo prevede uno stanziamento di 43 trilioni di yen (297 miliardi di dollari) entro il 2027, raddoppiando la sua spesa annuale a circa 10 trilioni di yen. Oltre a missili a lungo raggio, munizioni e a sistemi di difesa informatica, Tokyo investirà in sistemi di intelligenza artificiale per la sorveglianza delle basi militari, droni senza pilota e caccia torpedinieri automatizzati con equipaggi ridotti. Il Giappone deve far fronte alle crescenti difficoltà di reclutamento da parte delle forze armate, che lo scorso anno sono riuscite a inserire solo metà delle circa 20mila nuove reclute previste, il peggior risultato degli ultimi 70 anni. “Mentre aumentiamo la nostra forza difensiva, dobbiamo costruire un’organizzazione in grado di combattere in nuovi modi”, ha affermato il ministro della difesa.

Non c’è ancora il budget 2025 della Cina, ma le parole del presidente Xi Jinping, al sedicesimo Comitato permanente del Politburo del Partito Comunista Cinese dello scorso 30 luglio, non fanno prevedere un arretramento. Il segretario generale del partito ha sottolineato la necessità di rafforzare e modernizzare la difesa aerea, navale e delle frontiere, simboli della sovranità nazionale, cruciali per la sicurezza e garanzia dello sviluppo del paese. Nell’anno in corso Pechino ha aumentato il suo budget per la difesa del 7,2%, a 1,69 trilioni di yuan, e negli ultimi dieci anni le sue spese sono quasi raddoppiate, dai 132 miliardi di dollari del 2014 ai 234 miliardi del 2024. E questi valori potrebbero essere sottostimati. “Le nostre stime suggeriscono che la spesa militare complessiva sia del 30-35% più alta rispetto al budget ufficiale”, ha dichiarato, al Financial Times, il ricercatore dello Stockholm International Peace Research Institute, Nan Tian.

Secondo l’ultimo rapporto dell’istituto di ricerca svedese, la spesa militare mondiale è aumentata nel 2023 per il nono anno consecutivo, raggiungendo un totale di 2.443 miliardi di dollari. L’aumento del 6,8% nel 2023 è stato l’aumento anno su anno più importante dal 2009 e ha portato la spesa globale al livello più alto mai registrato. A guidare la graduatoria sono Stati Uniti, Cina, Russia, India e Arabia Saudita, che insieme rappresentano il 61% della spesa militare mondiale, mentre i paesi Nato, al netto degli Usa, coprono un ulteriore 18 per cento. I dati già disponibili per l’anno in corso e le previsioni di spesa per il 2025 fanno prevedere nuovi record. Non cambierà invece la testa della classifica, con Washington che vedrà crescere nel 2025 le spese militari “solo” dell’1%, con un budget già stanziato di 850 miliardi di dollari.

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