Nella cultura hip-hop, il dissing è la pratica con cui un rapper deride, sbeffeggia, insulta, anche pesantemente, qualcuno con cui ha un beef, ovvero uno screzio, un litigio. Deriva dalla parola inglese disrespect, ovvero mancanza di rispetto. E per un artista delle rime non c’è modo migliore di farlo se non, appunto, con le rime.
Oggi, questa parola è tornata di moda grazie al dissing tra Tony Effe e Fedez, cominciata dal rapper romano con la sua RedBull 64 Bars e poi proseguita con “L’infanzia difficile di un benestante” del cantante di Rozzano. Infine, l’ultima provocazione di Effe, che con “Chiara” tira in ballo Chiara Ferragni, e i figli dell’ex coppia, e quella del rapper milanese, “Allucinazione collettiva”, che, invece, si è rivelato essere un messaggio diretto alla sua ex moglie.
Il dissing non è un semplice brano, ma una vera e propria sottocultura, che vede le sue origini negli Stati Uniti degli anni Ottanta, quando il rap ancora non generava fama né denaro. Uno scontro a suon di offese, anche violente, che nasce nelle strade delle periferie americane. In sostanza, rappresenta il senso della competizione, con l’obiettivo di smontare quanto detto dal rivale e di contrattaccare con altrettanta veemenza (e violenza).
Per i fan il dissing è, invece, un’occasione per ascoltare nuova musica, pubblicata molto più velocemente rispetto alle logiche commerciali. E non sono un’eccezione quei beef che nascono e si estinguono sui social, talvolta accompagnati da una o due diss track. Ma, questi ultimi, sono meno apprezzati dai fan, che preferiscono commentare le vicende segrete di un rapper, da cui prenderà spunto il rivale per smontare la sua street credibility attraverso barre al vetriolo.
Ecco che il beef tra Tony Effe e Fedez si inserisce negli almanacchi della cultura rap nostrana, dove le rime si uniscono a frecciatine social più o meno gradite dai fan. Ma la storia insegna che, quando a parlare è il microfono, gli utenti apprezzano. E con ciò nessuno vuole dire che gli argomenti trattati nei dissing siano rispettabili o giustificabili (al contrario, in certi casi), quanto piuttosto che facciano parte di una cultura che non si snaturerà solo perché è diventata di tendenza.
Sono diversi gli esempi iconici. Da quelli nostrani, come Vacca contro Fabri Fibra, a quelli oltreoceano, come Drake contro Kendrick Lamar: l’obiettivo è quello di intrattenere i fan con rap, flow e rime che siano all’altezza della cultura hip-hop.