Ma grazie di che? E’ ora che qualcuno lo dica, con la massima educazione e rispetto dovuti: del suo ultimo Federico Rampini – che è giornalista stimato e persona intelligente – dovrebbe semplicemente vergognarsi. La sua malafede, la sua distorsione della realtà sono fin troppo evidenti.

Grazie Occidente! (questo il titolo del suo ultimo lavoro) viene presentato in suo video come l’apologia di noi bianchi salvatori del mondo africano e cinese. Detentori unici della scienza della scoperta e dello sviluppo.

“Miliardi di esseri umani cinesi indiani africani sudamericani sono vivi oggi grazie a noi! Alla nostra agronomia occidentale! Alla scienza medica occidentale! Ai vaccini, all’istruzione di massa occidentale! Tutto questo lo abbiamo inventato noi”. Sono queste le testuali parole del video spot. Peccato che l’agronomia, la matematica, la scrittura, la medicina, non siano ovviamente state “scoperte” dagli occidentali né tantomeno sviluppate esclusivamente dagli occidentali a beneficio degli altri abitanti del pianeta.

Che c’entra con l’Africa? C’entra eccome: con questo elogio-delirio smodato e fuorviante della “civiltà” occidentale siamo tornati al 1831, quando un altro uomo stimato e intelligente (ma non per questo saggio o onesto) come il filosofo tedesco Friedrich Hegel scriveva: «L’Africa è una parte del mondo che non ha storia, essa non presenta alcun movimento o sviluppo, alcuno svolgimento proprio” quando in Africa vi erano da sempre regni millenari.

Ora, non è importante quale sia l’orientamento culturale o politico di un autorevole indiscusso intellettuale scrittore e giornalista, né il ribadire la storia predatoria dell’occidente: quel che colpisce di più è l’arroganza del “messaggio percepito” che a mio parere deriva da questo libro.

Ecco, se non dispiace, io non ringrazierò mai un Occidente che – tra le moltissime cose positive – ha prodotto purtroppo anche un pensiero sconcertante e osceno come quello che Federico Rampini si sforza di rappresentare con questo suo ultimo libro. Rampini tra le tante distorsioni della realtà sostiene che dall’Occidente anche la Cina ha imparato molto, ad esempio qualificandosi come “repubblica”. Peccato che Repubblica Popolare Cinese si dica **中华人民共和国 (Zhōnghuá Rénmín Gònghéguó):

Zhōnghuá (中华) significa “Cina” o “Cinese” e si riferisce all’identità nazionale e culturale della Cina.
Rénmín (人民) significa “popolo”.
Gònghéguó (共和国) è tradotto come “Repubblica”, ma è qui che la traduzione richiede un’interpretazione. La parola Gònghé (共和) è composta da due caratteri:
Gòng (共) significa “comune” o “condiviso”.
(和) significa “armonia” o “pace”.

Quindi, Gònghé ha un senso più letterale di “condivisione in armonia”. La parola “repubblica”, di origine latina (da res publica, “cosa pubblica”), non ha nulla a che vedere con la filosofia e la storia cinese.

Ps: “Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso, ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà”. Oswald Spengler, Il tramonto dell’Occidente.

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