Televisione

Il video interrogatorio a Filippo Turetta in onda a Quarto Grado: Giulia Cecchettin “ha iniziato a dirmi ‘cosa stai facendo? Sei pazzo, lasciami andare'”

La trasmissione di Rete4 ha mandato in onda in esclusiva il video dell'interrogatorio al 22enne a pochi giorni dall'inizio del processo in Corte Assise a Venezia

di F. Q.

Lunedì 23 settembre è la data dell’inizio del processo che vede imputato Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin. E a pochi giorni della prima udienza in Corte Assise a Venezia, la trasmissione di Rete4 Quarto Grado ha mandato in onda il video dell’interrogatorio al 22enne avvenuto in data 1 dicembre nel carcere Montorio di Verona. Turetta racconta agli inquirenti i dettagli dell’omicidio dell’ex fidanzata: “Stavamo tornando a casa sua, ci siamo fermati in un parcheggio. Volevo darle un peluche in regalo ma lei si è rifiutata di prenderlo. Mi ha detto che dovevo smetterla di dedicarmi così tanto a lei. Ero molto arrabbiato, ho preso il coltello che avevo sulla tasca posteriore del sedile e sono uscito di corsa. Lei ha iniziato a correre, l’ho afferrata per un braccio. L’ho minacciata, poi le ho dato una coltellata sul braccio”. La confessione continua: “Mentre andavamo da Vigonovo a Fossò si è un po’ alzata e si è messa seduta. Urlava e io ho rallentato, quasi a fermarmi in mezzo alla strada. Poi ha iniziato a dirmi ‘Cosa stai facendo? Sei pazzo, lasciami andare’. Si stava toccando un po’ la testa… ho provato a metterle un pezzo di scotch in bocca”. Turetta va avanti, con il racconto di Giulia Cecchettin che esce dall’auto e corre e lui che la raggiunge e la accoltella: “Si proteggeva dove la stavo colpendo, sul collo e sul volto, in generale si copriva con le braccia. Si stava un po’ proteggendo e chiudendo e potrei anche averla colpita sulla nuca. Sicuramente, l’ultima coltellata che le ho dato era tipo nella zona vicino all’occhio”. E ancora: “Non avrei mai pensato di farle questo. Ho spento il suo cellulare, non riuscivo a trovarlo: ho provato a scuoterla… a urlarle, ma non rispondeva. Ho gettato il coltello e il suo telefono. A poca distanza da Fossò mi sono accorto che stavo sporcando un po’: ho guardato e ho visto che mi usciva un po’ di sangue. Mi ero reso conto di quello che avevo fatto… volevo allontanarmi il più possibile”.

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