Sulla sua testa pendeva una taglia da 7 milioni di dollari messa dagli Stati Uniti. Era lui che guidava le famigerate forze d’élite al-Radwan di Hezbollah, lo spettro che Israele non era ancora riuscita a colpire nella sua guerra contro il Partito di Dio. Ma il raid di Tel Aviv sulla riunione delle forze speciali nel sud di Beirut, nel quartiere di Dahieh roccaforte della formazione sciita, ha ucciso anche lui. Il prezzo in termini di vite civili, dopo la demolizione di una palazzina con 4 missili di profondità, è pesantissimo: 33 morti, tra cui tre bambini. Ma a Tel Aviv si esulta: tra le vittime c’è anche lui, Ibrahim Aqil, conosciuto anche come Tahsin, il capo dei combattenti d’élite che anche in questi mesi sono in prima linea per combattere lo Stato ebraico.
Per Israele e Stati Uniti Aqil era un terrorista, tanto che Washington aveva promesso una ricompensa per chiunque avesse fornito informazioni utili alla sua cattura o uccisione. C’è lui, sospettano i servizi americani, dietro agli attentati attribuiti a Hezbollah contro l’ambasciata americana a Beirut nell’aprile del 1983. Di sicuro, c’è lui dietro alle azioni militari che in questi mesi hanno visto le forze militari d’élite della formazione sciita fronteggiare al confine sud l’esercito israeliano a suon di razzi.
Per anni membro del Consiglio del Jihad, organo supremo di Hezbollah, Aqil ha visto crescere nelle ultime settimane la sua influenza all’interno della forza al-Radwan dopo l’uccisione, sempre a Beirut a fine luglio, di un altro alto comandante militare di Hezbollah, Fuad Shukr. Secondo alcune fonti, Aqil era stato nominato ad agosto suo successore.
Sin dagli anni ’80, quando Hezbollah venne fondato col sostegno decisivo dell’allora neonata Repubblica Islamica dell’Iran, Aqil ha assunto un ruolo chiave all’interno di quella che allora era solo una neonata formazione armata in fase di crescita e sviluppo nell’ambito del conflitto del 1982. Negli anni, la sua rilevanza all’interno del partito cresce, tanto che sarà lui a essere inviato in Siria nel 2012, nel corso delle proteste scatenate dalle Primavere Arabe, per aiutare l’alleato regionale Bashar al-Assad a sedare le rivolte.
Secondo analisti libanesi, dopo le esplosioni di cercapersone e walkie-talkie attribuite a Israele e che tra martedì e mercoledì hanno ucciso a Beirut e in altre città circa 40 combattenti del partito e reso invalidi a vita almeno altri 3mila, l’uccisione di Aqil segna un nuovo duro colpo per la leadership di Hezbollah. Ma la sua eliminazione non sarà sufficiente a compromettere la struttura del partito armato. Questo, come ribadito nelle ultime ore dal suo leader Hassan Nasrallah, rimane determinato nel proseguire la lotta armata contro Israele.