A volte succede per davvero: semini a Palermo e germoglia agli antipodi del paese, nel nostro caso a Torino. Credo di non essere stato l’unico tra i presenti a pensarlo mentre gli attori si succedevano, uno dopo l’altro, a leggere brani tratti dai lavori di Michele Perriera, in una specie di cantata commemorativa di grande effetto e di fortissimo impatto.

Il reading “Le persone si distinguono da come corrono” l’ha organizzato – mercoledì 11 settembre alla Libreria del Centro Commensale del Gruppo Abele di Torino – una delle sue allieve di un tempo, poi sua collaboratrice nella compagnia Teatrès insieme a Gloria Liberati. Si tratta di Pietra Selva Nicolicchia, regista e drammaturga, fondatrice della compagnia teatrale Viartisti che ha per quasi vent’anni allestito un importante cartellone “Teatro e impegno civile”, con residenza a Grugliasco, periferia torinese. Attorno a lei generosi attori “settentrionali” che si sono alternati in una performance appassionante: Diego Casale, Eleonora Frida Mino, Vilma Gabri, Marco Gobetti, Gloria Liberati, Raffaella Tomellini e Diego Valente, accompagnati da Nadia Bertuglia al violino. Previsto un collegamento con la piazza palermitana dove si svolgeva in contemporanea una commemorazione analoga, “Ah, la nostalgia di un buon futuro!”, questa volta organizzata dai figli di Perriera e da Giuseppe Marcala, con 20 attori “palermitani” ad alternarsi sul palco alla lettura.

Il commemorato è Michele Perriera (1937-2010), regista, scrittore e maestro, palermitano fra i fondatori del Gruppo 63, protagonista di primo piano della vita culturale di Palermo e non solo di quella, a cominciare dagli anni 60 fino alla sua morte. Ha cominciato come giornalista dell’Ora, poi animatore del Teatro e della scuola di teatro Teatrès, per diversi anni direttore editoriale della collana di teatro di Sellerio, romanziere e molte altre cose ancora. Amico fraterno di Letizia Battaglia, con lei fu protagonista della primavera palermitana dei primi anni ‘90. La stagione dell’avanguardia del Gruppo 63 (fra i tanti Arbasino, Eco, Balestrini, Manganelli, Sanguineti, Leonetti) lo vide fra i fondatori e gli animatori delle sperimentazioni che proponevano un approccio nuovo alla letteratura, in opposizione a quelle che lui chiamava le liale della narrativa italiana.

Torniamo, però, ai germogli, alle semine e all’imprevedibilità della vita. In modo particolare quando si trasforma in arte – rappresentazione e creazione – che dà corpo a uno slancio collettivo per cambiare le persone e, insieme, la società. L’impegno civile diventa strumento per maturare consapevolezze politiche, l’espressione artistica le esprime con linguaggi originali che nascono dalla necessità di rappresentare la novità sociale.

I semi di Perriera e della sua scuola sono germogliati, specialmente dopo la diaspora seguita alla fine della primavera palermitana. Fra le tantissime produzioni di Viartisti, nel lontano Piemonte, Pietra Selva Nicolicchia nel 1996 è regista di “Signor X”, il primo testo teatrale di Perriera: Michele venne alla prima dello spettacolo e ne scrisse. E poi la sua regia di “Variazioni sui Cenci, pensando ad Artaud”, allestito e rappresentato nel foyer del Teatro Regio di Torino.

Il maestro viene chiamato dai suoi allievi di un tempo a costruire ancora una volta il miracolo di un teatro che parla all’anima. L’impegno civile prende forma in un teatro che racconta i meccanismi della corruzione, della malavita organizzata, della pervasività di costumi basati sul tornaconto personale, quello che spolpa la società, distrugge le speranze e semina vittime innocenti. Rappresentare tutto questo è dire allo spettatore che non c’è assoluzione neanche per lui: ora che sa, o agisce per cambiare le cose o è complice.

Uno dei germogli più unici e interessanti di quella lontana esperienza è il ciclo di Processi a teatro: Galileo, Bruto, Giulio Cesare, Garibaldi, John Kennedy. Andreotti, Craxi, tutti scritti e diretti da Pietra Selva Nicolicchia, con attori di eccezione: Gian Carlo Caselli, Bruno Gambarotta, Marco Travaglio, Pif, quelli fissi. Anno dopo anno, personaggio dopo personaggio, la drammaturgia del processo è tornato a essere uno strumento principe della rappresentazione teatrale che si fa impegno civile. Tutti gli anni è un appuntamento assai frequentato al Carignano, sponsor la Fondazione del libro ritrovato di Laura Salvetti Firpo. Le drammaturgie sono ora finalmente state raccolte in un prezioso volume, licenziato in questi giorni, dal titolo emblematico “E’ di scena la corte”.

Siamo partiti da Palermo, anni 80, da una scuola, dai suoi allievi, dal suo direttore e maestro (non guru), per arrivare alla sua commemorazione. Che non lo è compiutamente nelle parole e nelle scene, ma nei germogli che continuano a spuntare qua e là. Spesso nascono da semi piantati da chi ha imparato da lui il valore della cura di chi ti segue per insegnarti a camminare da solo per fare ciò che è giusto.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Federico Rampini scrive ‘Grazie Occidente!’. Ma grazie di che?

next
Articolo Successivo

Libri per bambini da leggere a settembre: un viaggio insieme ad Aimata e al suo primo giorno nella nuova scuola

next