Una vera e propria irruzione di un commando. Un attacco fulmineo, la rissa in pista e poi le pistolettate. “Numerose”, dicono gli inquirenti, sottolineando tra le righe che si è trattato di un agguato con modalità mafiose. Sei, per l’esattezza, i colpi esplosi come si capisce da un video registrato nei secondi dell’agguato tra centinaia di giovani che ballavano in attesa dell’alba dentro il Bahia Beach di Molfetta, vicino a Bari. A morire è stata una di loro, Antonella Lopez, 19 anni, che era in compagnia di un gruppo di amici. Proprio verso la sua comitiva si era diretto il terzetto – questa l’ipotesi investigativa – dopo essere piombato nel locale alle 2.45. La scazzottata è degenerata – o forse era già programmato che a un certo punto saltasse fuori la pistola – e ad avere la peggio è stata la giovane, colpita da un proiettile a una spalla che ha colpito alcuni vasi sanguigni afferenti alla aorta. Altri tre giovani sono rimasti feriti, compreso Eugenio Palermiti, rampollo della famiglia mafiosa del quartiere Japigia alleata dei Parisi, storico clan della mafia di Bari. Con lui anche il suo autista, Francesco Crudele, nipote di un’altra vittima di un agguato compiuto nel 2009.

Figure di spicco nella criminalità organizzata del capoluogo pugliese che hanno spinto la Dda di Bari a prendere le redini dell’indagine, avviata dalla procura di Trani e ora coordinata dal pm antimafia Federico Perrone Capano. Una circostanza sembra chiara: si è trattato di un regolamento di conti tra clan mafiosi rivali. Si racconta che Palermiti, nei giorni scorsi, forte dell’esuberanza dei suoi 20 anni e della voglia di dimostrare la sua caratura criminale, avrebbe tentato di intimidire qualcuno in un rione dove la presenza dei Palermiti non è tollerata. Per fare questo avrebbe usato metodi mafiosi, degni di un boss. Quella della scorsa notte sarebbe stata la risposta dei rivali, tutt’altro che intimiditi, con un gesto clamoroso che ha portato alla morte della ragazza che lo accompagnava, al ferimento (alle mani) dello stesso rampollo, del suo autista e di altri due giovani.

Anche la stessa 19enne, seppur personalmente estranea alle dinamiche mafiose, è la nipote di Ivan Lopez, morto in un agguato compiuto sul lungomare di Bari tre anni fa, e del collaboratore di giustizia Francesco. Un contesto che, unito alle modalità della sparatoria, fanno ipotizzare che alla radice della lite ci sia uno scontro tra clan del quale è rimasta vittima la giovane. Secondo le prime ricostruzioni la rissa che ha preceduto la sparatoria ha coinvolto almeno una decina di persone e sarebbe avvenuta attorno poco prima delle 3 nella struttura che è sia lido che locale da ballo. Stando ai primi accertamenti degli investigatori, sono stati “numerosi” i colpi di arma da fuoco esplosi.

“È stato un attimo. Erano le 2.45, verso la fine della serata, quando questi ragazzi sono arrivati nel mio locale, è accaduta la tragedia. Nulla del genere è mai accaduto nel mio locale”, ha detto Nicola Spadavecchia, titolare del locale sulla litoranea dove si è svolta la rissa. “Io non ero in pista, ero nel mio ufficio – ha aggiunto – questo gruppo è entrato e in pochissimo si è scatenato l’inferno. La sicurezza è intervenuta ma era tardi per la 19enne. Non so ancora se mi sequestrano il locale. Siamo vicino alla famiglia della giovane donna rimasta uccisa ma anche noi siamo vittime di questi atti di violenza assurdi”.

La vittima, come detto, era la nipote di Ivan Lopez morto in un agguato compiuto sul lungomare IX maggio di Bari, nel rione San Girolamo, il 29 settembre 2021. Il delitto fu compiuto – secondo l’accusa – da uomini che agirono per conto del clan mafioso Capriati di Bari vecchia e del clan Parisi-Palermiti del quartiere Japigia, in lotta con gli Strisciuglio che avevano il predominio nei quartieri San Paolo e San Girolamo. Per la morte di Ivan Lopez sono a giudizio Davide Lepore e Giovanni Didonna, di 30 e 28 anni. I due sono accusati di omicidio pluriaggravato in concorso, con l’aggravante del metodo mafioso.

Lo zio della vittima nella discoteca di Molfetta fu ucciso con almeno sei colpi di pistola mentre tornava a casa su un monopattino elettrico. Lepore, secondo i pm, sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio, mentre Didonna avrebbe aiutato a commettere il delitto rubando, circa venti giorni prima, due auto, una poi effettivamente usata per raggiungere la vittima. L’omicidio per gli inquirenti è nato in un contesto di “fibrillazioni” e scontri a fuoco cominciati nel 2021 fra i due clan.

Mentre sono ancora in corso le indagini, è proprio dall’ospedale dove è in cura uno dei feriti che arriva la notizia di un’ennesima aggressione al personale sanitario. Palermiti avrebbe inveito contro i sanitari del pronto soccorso del Policlinico, scaricando la sua rabbia su uno dei computer del reparto, danneggiandolo. I medici lo stavano medicando quando il giovane ha avuto uno scatto d’ira. Intanto i carabinieri di Molfetta hanno sottoposto a sequestro probatorio il Bahia Beach.

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