“Quella di Hong Kong è un’orchestra giovane. Avendo però i mezzi economici e il supporto del governo in poco più di 50 anni è diventata la miglior orchestra d’Asia”. Lorenzo Antonio Iosco ha 39 anni e da oltre dieci vive insieme a sua moglie in una torre di 69 piani nel centro di Hong Kong. È clarinettista e direttore d’orchestra: ha girato il mondo con i suoi strumenti e, dice, “tutta la mia vita è stata un viaggio all’estero”.

“Chi studia oggi musica ha due opzioni: provare la carriera molto complicata del solista o tentare tramite audizioni di entrare in qualche orchestra. A me l’idea di lavorare solo in Italia non piaceva – sorride Lorenzo nella sua intervista al fattoquotidiano.it –. Ho sempre avuto voglia di girare, di andare fuori”. Fin da bambino, in effetti, si è trasferito con i genitori da Castelmezzano (Basilicata) in Toscana, dove a sei anni ha iniziato a studiare musica. Dopo gli studi accademici al conservatorio di Firenze ha cominciato quasi subito a suonare in orchestra, accedendo all’Orchestra Sinfonica di Roma. Poi, a 21 anni, tenta un concorso in Spagna, che vince dopo aver superato tre audizioni. Lorenzo lascia l’Italia per trasferirsi a Madrid, membro del Teatro Real (Teatro dell’Opera) come solista di clarinetto basso. “Era l’inizio di maggio del 2007”.

Per tre anni vive in Spagna, prima di trasferirsi in Inghilterra presso la London Symphony Orchestra, dopo aver superato un altro concorso. Con la nuova orchestra, considerata una delle più prestigiose del panorama internazionale, Lorenzo gira il mondo e partecipa, inoltre, alle registrazioni delle colonne sonore di diversi film hollywoodiani, compresi gli ultimi due della saga di Harry Potter. Nel 2015 arriva l’ultimo cambio di rotta: l’Hong Kong Philharmonic Orchestra lo invita ufficialmente a diventare membro dell’orchestra. Così, attratto dall’Asia, si trasferisce insieme a sua moglie, anch’essa musicista.

Essendo andato via dall’Italia già con un lavoro in tasca, Lorenzo dice di aver “sempre avuto vita abbastanza facile”. I colleghi all’estero di sono dimostrati “molto gentili e ospitali e mi sono sentito a casa ovunque”. Quello della musica classica è un campo piuttosto universale, il tipo di lavoro quindi è simile in tutto il mondo, spiega. Tuttavia, a livello organizzativo, esistono ad oggi alcune differenze nelle istituzioni musicali internazionali rispetto a quelle italiane. La prima, racconta Lorenzo, è la mancanza di sindacati e una maggiore flessibilità nella gestione dei progetti. All’estero, aggiunge, “i sovrintendenti non esistono: al loro posto ci sono manager selezionati in base al merito, che devono ottenere risultati per mantenere il loro incarico, altrimenti vengono licenziati”.

Le giornate di Lorenzo si susseguono tra concerti con l’orchestra, musica da camera, direzione e insegnamento. Ci sono settimane in cui si divide tra prove di musica da camera al mattino e concerti con l’orchestra al pomeriggio, e altre in cui prende un aereo per unirsi ad altre orchestre asiatiche come direttore. Hong Kong è una città “meravigliosa”, con i suoi grattacieli immersi nel verde delle montagne circostanti, le mille isolette e i “tanti quartieri vibranti”. La qualità della vita è “alta”, con un “bassissimo tasso di microcriminalità” e un’organizzazione “eccellente”, trasporti “impeccabili” e servizi “efficienti per i cittadini”. Certo, il mercato immobiliare è tra i più esosi al mondo, secondo solo a quello di Montecarlo. Nonostante i periodi turbolenti, come le proteste del 2019 e le restrizioni legate al Covid, la città “ha un’energia superlativa e sembra capace di rimarginare rapidamente le proprie ferite”, spiega Lorenzo. Quello che manca, però, è la tipica flessibilità italiana: “Qui se qualcosa va in un certo modo – sorride – è molto difficile, se non impossibile, farla cambiare”.

L’Italia all’estero è vista benissimo e molto apprezzata, continua Lorenzo. “Se solo a scuola da noi venisse insegnato meglio l’inglese, la finanza, il business. I ragazzi italiani oggi arrivano a 18 anni senza sapere come funziona il mondo”. Parola di un musicista lucano, partito da un paesino (“tra i borghi più belli d’Italia” ci tiene a sottolineare) con 700 residenti e arrivato in un’isola a 12.000 km di distanza con sette milioni di abitanti dove “in un chilometro quadrato ci sono 16 grattacieli e vivono migliaia di persone”, sorride. Eppure c’è un senso pacifico nel modo di fare e di comportarsi, aggiunge, “senza quell’aggressività tipicamente occidentale. Gli asiatici amano perfino fare le file”, sorride. Dopo aver girato il mondo con il suo strumento e aver suonato a New York, Sydney, San Francisco, Tokyo, Shanghai, qual è la prossima tappa? “L’idea di vivere come vivo adesso – risponde – mi piace: settimane a Hong Kong, progetti in giro per l’Asia e l’Italia”. Certo, il nostro Paese è un po’ indietro: “La remunerazione delle maestranze artistiche è ferma da 30 anni. In tutti i Paesi dove ho lavorato – conclude – gli stipendi sono più alti”.

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