La paura della matematica è ora qualcosa di scientificamente provato. I numeri, a volte, rendono la vita dei ragazzi stressante. A dirlo è il Centro studi per i disturbi specifici dell’apprendimento e il Centro ricerca ‘InVITA’ dell’Istituto Serafico di Assisi che hanno condotto uno studio su cento studenti della scuola superiore per studiare la correlazione fra gli stati ansiosi e un cattivo rendimento nella matematica. I ricercatori hanno ha monitorato gli studenti per tutto l’anno scolastico e hanno evidenziato che un elevato livello di “ansia da matematica” è correlato a peggiori performance nei test sulla disciplina.
In particolare sono stati seguiti studenti della prima classe di una scuola secondaria tecnico-professionale. Per valutare l’influenza dell’ansia per la matematica sull’acquisizione delle abilità nel calcolo è stato effettuato, spiega a IlFattoQuotidiano.it Gian Franco Lanfaloni , un test di valutazione delle competenze che è stato condotto in due occasioni, all’inizio e alla fine dell’anno scolastico. I risultati hanno evidenziato che il punteggio della scala dell’ansia, somministrata all’inizio dell’anno, è correlato negativamente con il punteggio ottenuto nel test di matematica, somministrato alla fine dell’anno scolastico: più alto il livello di ansia, peggiore la prestazione”.
La definizione di ansia da matematica è una forma specifica distinta dall’ansia di stato e di tratto o da quella che può verificarsi quando si devono svolgere attività diverse dalla matematica, come parlare in pubblico nel caso della fobia sociale.
“Chiaramente, spiega Lanfaloni, i nostri dati non implicano che l’ansia sia l’unico fattore coinvolto nell’influenzare negativamente le prestazioni in matematica. Certamente, il ruolo degli insegnanti e del contesto familiare non può essere trascurato; ad esempio, è stato suggerito che l’ansia per la matematica non derivi direttamente dallo studio della materia, ma dal modo in cui la matematica viene insegnata e presentata Inoltre, il ruolo degli stereotipi culturali non dovrebbe essere sottovalutato: a volte vengono trasmessi a livello familiare e scolastico e includono l’idea che, se non si nasce con un ‘gene della matematica’, è inutile sforzarsi di studiarla”.
I ricercatori si spingono più in là dando qualche suggerimento: considerare l’ansia come una delle variabili in gioco nella genesi delle difficoltà di apprendimento può indurre gli insegnanti a modificare significativamente la loro metodologia e strategia didattica da un lato abbandonando l’idea che o hai competenze o non le hai, e dall’altro prendendo consapevolezza che promuovere il ragionamento logico da solo non è sufficiente per raggiungere il successo. Esistono numerosi studi in letteratura che mirano a proporre modalità di intervento progettati per tenere conto dell’impatto della dimensione emotiva sull’apprendimento.
In questa prospettiva, una valutazione dell’ansia da matematica eseguita al momento dell’ingresso alla scuola superiore potrebbe diventare uno strumento utile per identificare quali e quanti studenti in una classe corrono il rischio di non riuscire a raggiungere le competenze previste dall’usuale percorso formativo.