Serie tv, programmi dedicati, magari anche la casa di qualche amico o parente, ci hanno introdotto alla figura degli accumulatori. Spesso, soprattutto se agli inizi, si può tendere a sottovalutare questa condizione. Ma può trattarsi di un grave errore che può portare a un successivo, drastico calo della qualità della vita degli individui, senza contare il mancato intervento sulle cause più profonde. Per fare maggiore chiarezza sul questo fenomeno e sui possibili modi di affrontarlo un gruppo di studio coordinato dalla prof.ssa Caterina Novara, dell’Università di Padova ha portato avanti una indagine i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista PLoS One. “Una delle caratteristiche principali dell’accumulo compulsivo – spiegano la Novara e colleghi – è una significativa resistenza a scartare gli oggetti, alimentata da convinzioni disfunzionali ed emozioni negative ingiustificate che gli accumulatori tendono a provare quando si liberano dei propri beni”. “L’obiettivo principale del nostro studio era esplorare i processi psicologici che gli individui con caratteristiche di accumulo compulsivo elevate e gli individui con caratteristiche di accumulo compulsivo basse sperimentavano quando dovevano separarsi da un bene di valore.

Per fare ciò, abbiamo valutato i pensieri e i sentimenti dei partecipanti in diversi momenti dopo che avevano dovuto lasciare un oggetto di valore presso il laboratorio universitario (le valutazioni sono state condotte specificamente all’inizio, durante la settimana e alla fine della settimana). Per indagare l’accumulo compulsivo e l’ansia, nonché le caratteristiche depressive, ossessivo-compulsive e legate ai processi emotivi, è stato impiegato un approccio misto che prevedeva questionari di autovalutazione, sondaggi ad hoc e un programma di automonitoraggio giornaliero”.

I risultati hanno mostrato che rispetto ai partecipanti con basse caratteristiche di accumulo compulsivo, i partecipanti con tratti di accumulo compulsivo elevati:

1) hanno ottenuto punteggi più alti per sensibilità all’ansia, tolleranza alla sofferenza e disregolazione emotiva;

2) hanno riferito di provare più emozioni negative quando lasciavano il loro oggetto;

3) avevano più convinzioni intrusive legate all’oggetto;

4) hanno sperimentato una maggiore frequenza di emozioni negative e un livello più elevato di sofferenza durante la settimana. Entrambi i gruppi hanno sperimentato più emozioni negative nella prima parte della settimana, che sono diminuite man mano che si avvicinava il momento in cui i partecipanti potevano riavere indietro il loro oggetto.

La professoressa ha chiarito al Corriere della Sera che: “Questo studio ci ha permesso di capire che è importante il monitoraggio e la gestione del disagio nei primi giorni, dopo la decisione di buttar via uno o più oggetti”. A sua opinione il trattamento psicologico adatto a questa condizione è la psicoterapia cognitivo-comportamentale “È sulla base di questo approccio che è stato sviluppato un protocollo specifico per il trattamento del disturbo da accumulo” conclude. “Il protocollo comprende tecniche di esposizione alla situazione temuta, colloqui motivazionali, tecniche focalizzate sullo sviluppo e l’incremento di abilità e sulla ristrutturazione cognitiva”.

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