In viaggio con Dacia Duster, a metà strada tra “Into the wild” e “Balla con gli orsi” (i lupi un’altra volta) passando per una delle strade più belle del mondo dove è forte l’imprinting della leggenda di Dracula. Se c’era una maniera per accreditare in maniera definitiva la nuova dimensione di brand di Dacia, fatta di qualità al prezzo giusto, di solidità, di essenziale ma tecnologico, digitale, connesso, quindi di tendenza, di off-road in sicurezza, beh bisogna essere sinceri: hanno trovato quella giusta. Missione compiuta, e per passare dal concetto di low cost a quello dell’auto giusta al prezzo giusto, ce ne voleva.
Un percorso lungo che nel nuovo Duster trova il simbolo ideale di un salto in avanti convincente. Eppure la ricetta è più semplice di quello che sembra. Basta fare l’Experience giusta: prendi l’icona Dacia (insieme a Sandero), sì il Duster di terza generazione venduto in 2,2 milioni di pezzi in tutto il mondo dal lancio di 13 anni fa (320.000 in Italia), oltre che il Suv più comprato da privati nel 2022 dalle nostre parti.
Ecco, questo Duster qua prendetelo e portatelo in Romania, Casa Dacia, dove è il brand è nato prima di essere rilevato dalla famiglia Renault e che ne sforna più di 1.000 al giorno dalla catena di montaggio della fabbrica di Pitesti. Più precisamente dal Dacia Business Center di Bucarest portiamola ai piedi dei Carpazi, la catena montuosa dove è fiorito il mito del vampiro della Transilvania. Perché questo è l’habitat naturale di Duster, un po’ come quello di intere famiglie di orsi che si possono incontrare sul tortuoso percorso che dalla diga di Vidraru porta alla Transfăgărășan, la strada più bella del mondo per alcuni, sicuramente d’Europa insieme alla Statale 38 che porta al Passo dello Stelvio. Novanta chilometri tra un versante e l’altro fatti costruire dal 1970 al 1974 dal dittatore romeno Cesausescu per avere una via di fuga più veloce dopo l’invasione dell’allora Cecoslovacchia da parte dell’URSS. Tornanti spettacolari che salgono fino ai 2.000 metri del lago Balea, una caldera dell’era glaciale, dove sempre Ceausescu aveva un capanno di caccia, il Cabana Paltinu, oggi trasformato in un hotel ristorante.
Qui la nuova Dacia Duster ha messo in mostra le sue qualità di “passista” pura, una scalatrice infaticabile capace di reggere i regimi più bassi anche con le marce più alte garantendo un comfort di guida davvero elevato. Comfort per niente sacrificato, neanche quando si è trattato di mettere alla prova la sua anima wild, appunto, da off-road nella lunga sessione attorno al lago artificiale della diga di Vidraru. Nella versione due ruote motrici e meglio ancora in quella 4×4, Dacia Duster è sembrata davvero inarrestabile nella foresta disseminata di ostacoli naturali, tra sterrato sconnesso, fango in quantità industriale e gigantesche pozze d’acqua, create dalle consistenti piogge dei giorni precedenti, trasformate in autentici guadi. Tutto evitato senza rischi grazie anche alla telecamera a 360°. E ricordando che la versione 4×4 è dotata del Terrain Control che dispone di 5 modalità di guida: auto, Snow, mudò/sand, off-road ed eco
Tecnologia, certo, ma anche meccanica allo stato puro con le prestazioni migliorate da qualsiasi aspetto lo si consideri. Primo su tutti la motorizzazione provata, la TCe 130, un mild hybrid che abbina il turbo benzina da 3 cilindri e 1.2 litri al sistema a 48V per la logica riduzione di consumi ed emissioni di CO2 (batteria da 0,8 kWh). E se Duster ha convinto nella versione definiamola normale ci immaginiamo cosa può fare nella versione full hybrid 140 (col benzina 4 cilindri da 1.6 litri da 94 cv e due motori elettrici, uno come starter generatore), senza dimenticare la ECO-G 100, la versione GPL con 1.400 km di autonomia.
Ma è tutta la nuova Dacia Duster ad aver convinto nell’esperienza sui Carpazi. Dalla compattezza con i suoi 4,34 metri figli della piattaforma CMF-B del Gruppo, alle altre caratteristiche che la rendono davvero interessante: il rollio ridotto (-21% nella versione due ruote motrici, -17% nella 4×4), rigidità del telaio, altezza da terra (217 mm), angoli di attacco (fino a 31° all’anteriore, 36° al posteriore) e di uscita, del sistema di controllo della velocità in discesa, il tutto reso più godibile dalla nuova gestione elettronica nella guida in off-road. Compresa la consistente riduzione (- 2 decibel) della rumorosità da rotolamento.
Grande anche il lavoro fatto nel design esterno che diventa funzionale a tutte queste caratteristiche tra piastre di protezioni lungo tutta la vettura, nella parte inferiore della scocca e e dei passaruota per proteggere la vettura da tutti i possibili urti in off-road. Un design coerente con quello degli interni, a cominciare dalla nuova pancia alta, verticale e larga che completa l’immagine di solidità e robustezza dell’insieme. Al resto pensano i materiali (a cominciare dallo Starkle), che contiene il 20% di plastica riciclata.
Un pacchetto abbondante e di qualità che trova nel suo rapporto con il listino la definitiva consacrazione visto che si parte dai 19.700 euro della versione ECO-G da 100 cv, per arrivare ai 26.400 della full hybrid da 140 cv. Il modello che abbiamo provato TCe 130 con cambio manuale a 6 rapporti costa 22.900 euro, e solo su quella motorizzazione si può avere anche il 4×4 che parte da 25.400 euro.