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Israele bombarda il Libano: 356 morti. Raid su Beirut, obiettivo il numero tre di Hezbollah. Netanyahu ai civili: “Tiratevi fuori dai guai”

Un nuovo, sanguinoso attacco al Libano che spinge ancora più in là la “nuova fase della guerra” inaugurata dal governo israeliano. Dall’alba di lunedì i caccia di Tel Aviv hanno bombardando il sud del Paese dei cedri e la valle della Bekaa, a est della capitale Beirut: le Idf (Israeli defence forces, le forze armate […]

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Un nuovo, sanguinoso attacco al Libano che spinge ancora più in là la “nuova fase della guerra” inaugurata dal governo israeliano. Dall’alba di lunedì i caccia di Tel Aviv hanno bombardando il sud del Paese dei cedri e la valle della Bekaa, a est della capitale Beirut: le Idf (Israeli defence forces, le forze armate israeliane) hanno reso noto di aver colpito circa 1.300 obiettivi di Hezbollah, il partito armato islamico libanese alleato di Hamas, uccidendo “un gran numero” di miliziani. Secondo il ministero della Sanità libanese gli attacchi hanno causato 356 vittime, tra cui 24 bambini, e almeno 1.246 feriti. Nel pomeriggio, inoltre, l’esercito di Tel Aviv ha fatto sapere di aver colpito “un obiettivo mirato” nella zona sud di Beirut. Si tratta di Ali Karaki, comandante del fronte meridionale di Hezbollah e di fatto “numero tre” dell’organizzazione, la cui sorte non è ancora chiara: secondo fonti israeliane citate da Haaretz è rimasto solo ferito nel raid, e non ucciso come invece riportano altri media. Secondo il partito, Karaki “sta bene, è in piena salute e benessere” ed è stato trasferito in un “luogo sicuro”.

Netanyahu: “Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo” – Per il Libano è il giorno peggiore da quasi un anno, da quando l’8 ottobre 2023 il governo dichiarò il proprio sostegno ad Hamas, che il giorno precedente aveva ucciso 1.300 persone in Israele e scatenato la campagna militare nella Striscia di Gaza. “Non aspettiamo la minaccia, la preveniamo, e continueremo a farlo. Ho promesso che avremmo cambiato l’equilibrio della sicurezza nel nord, ed è esattamente ciò che stiamo facendo”, ha rivendicato nel pomeriggio il premier di Tel Aviv Benjamin Netanyahu, in un video. Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, festeggia: “In questi giorni stiamo distruggendo ciò che Hezbollah ha costruito in vent’anni”, afferma. Hassan Nasrallah, il leader del partito, “è rimasto solo al vertice”, mentre “intere unità della forza Radwan”, l’unità speciale dell’organizzazione, “sono state messe fuori servizio e decine di migliaia di razzi sono stati distrutti”, aggiunge.

Il premier libanese: “È una guerra di sterminio” Centinaia di famiglie residenti nel sud del Libano sono fuggite verso la capitale e i monti che attraversano il Paese: immagini pubblicate sui media internazionali mostrano lunghe file di auto sulle strade. Quello che sta accadendo è “una guerra di sterminio” e un piano volto a distruggere i villaggi e le città libanesi, ha dichiarato il premier libanese Najib Mikati, esortando “le Nazioni unite, l’Assemblea generale e i Paesi influenti a scoraggiare l’aggressione”. Il ministero della Salute di Beirut ha chiesto a tutti gli ospedali nei distretti del sud e dell’est “di sospendere tutti gli interventi chirurgici non essenziali per fare spazio alle cure dei feriti”. Nelle aree bersagliate le scuole resteranno chiuse per due giorni, lunedì e martedì.

Telefonate e sms ai civili: “Fuggite” – La Ani, agenzia di stampa ufficiale del Paese dei cedri, ha reso noto che “i residenti a Beirut e in diverse regioni hanno ricevuto messaggi sulla rete telefonica fissa, la cui fonte è il nemico israeliano, che chiedono loro di evacuare rapidamente i luoghi in cui si trovano”. L’ufficio del ministro dell’Informazione Ziad Makari a Beirut ha confemato di aver ricevuto una chiamata di questo tipo. “Ciò avviene nel quadro della guerra psicologica attuata dal nemico”, ha detto Makari. Nel pomeriggio le Idf hanno lanciato volantini nelle stesse zone già colpite nella notte: “Se siete in un edificio che contiene armi di Hezbollah, dovete lasciare il villaggio entro due ore e non tornare fino a nuovo avviso”, vi si legge. E Netanyahu si è rivolto direttamente ai civili libanesi in un inedito videomessaggio registrato: “Tiratevi fuori dai guai ora, non lasciate che Hezbollah metta in pericolo le vostre vite e quelle dei vostri cari. Una volta terminata la nostra operazione, potrete tornare sani e salvi alle vostre case”, dice il premier israeliano, invitando a “prendere sul serio” l’avvertimento. “Israele non è in guerra con voi, lo è con Hezbollah. Per troppo tempo Hezbollah vi ha usato come scudi umani. Ha piazzato razzi nei vostri salotti e missili nei vostri garage. Quei razzi sono puntati sulle nostre città, e per difendere il nostro popolo dobbiamo eliminare queste armi”, afferma.

Biden: “Lavoriamo per la de-escalation” – Sugli avvenimenti è intervenuto il presidente Usa Joe Biden: “Sono stato informato sugli ultimi sviluppi in Israele e Libano. Il mio team è in costante contatto con le loro controparti e stiamo lavorando per allentare la tensione in modo da consentire alle persone di tornare a casa in sicurezza”, ha detto a margine dei colloqui con il presidente degli Emirati Arabi Uniti Sheikh Mohamed bin Zayed Al Nahyan, in visita alla Casa Bianca. Il Pentagono, con il suo portavoce Pat Ryder, ha annunciato che invierà “un piccolo numero di soldati aggiuntivi” in Medio Oriente, “alla luce dell’aumento della tensione e per estrema cautela”. A New York, intanto, è in corso l’Assemblea generale dell’Onu: il primo ministro iracheno Mohammed Shia’ Al Sudani chiede una “riunione urgente” dei Paesi arabi a margine del summit per “fermare” l’offensiva israeliana, mentre l’Egitto sollecita l’intervento del Consiglio di sicurezza contro la “pericolosa escalation”. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian, invece, accusa Israele di voler cercare un “conflitto più ampio” nella regione.

Tel Aviv approva misure speciali per la sicurezza – Secondo l’esercito israeliano, Hezbollah ha lanciato oggi circa 165 razzi dal Libano verso Israele, la maggior parte verso il nord, compresa la zona di Haifa. Almeno dieci di questi sono stati lanciati anche verso gli insediamenti della Cisgiordania, a più di cento chilometri dal confine con il Libano. Il gabinetto di sicurezza in Israele ha approvato per 48 ore una “situazione speciale“, termine utilizzato in caso di emergenza e concede alle autorità una maggiore giurisdizione sulla cittadinanza, per semplificare le misure di protezione.

Il clima in Israele – A Tel Aviv la “seconda fase della guerra”, con la prospettiva del ritorno al nord degli evacuati, sembra mettere d’accordo tutti. Le tensioni nel governo sembrano sopite, con l’ipotesi di una sostituzione di Yoav Gallant alla guida della Difesa che sembra rientrata. Anche il capo dell’opposizione Yair Lapid ha espresso apprezzamento per i raid in Libano, dicendo che “è arrivato il momento”: ha quindi detto di sostenere l’esercito e ha invitato le forze armate a “essere forti e coraggiose e a non avere paura finché tutti i residenti del nord non torneranno a casa sani e salvi”. La possibile apertura del fronte libanese però aumenta la paura nello Stato ebraico. Gallant ha avvertito la popolazione che ci saranno giorni in cui sarà necessario “mantenere la calma” e seguire attentamente le istruzioni delle forze armate. Durante una riunione con l’alto comando dell’esercito per valutare la preparazione a un possibile conflitto, il ministro ha evidenziato che la resilienza del fronte interno è fondamentale per consentire all’Idf di combattere efficacemente il nemico.

Giallo sulla morte di Sinwar – Fonti della sicurezza riferiscono che Yahya Sinwar, il principale leader di Hamas nella Striscia di Gaza, è stato fuori contatto per un po’ di tempo, il che ha spinto a indagare sulla causa del suo silenzio. Ieri pomeriggio alcuni media riferivano che poteva essere stato ucciso. Secondo la tv israeliana Channel 12 di recente l’esercito israeliano ha portato fuori da Gaza diversi cadaveri che sono stati analizzati per verificare se il loro dna corrispondesse a quello di Sinwar. Tutti i test, riporta il Times of Israel, sono risultati negativi.

Gaza, bombe su un’abitazione: cinque morti – Nella Striscia di Gaza, intanto, si continua a morire. L’agenzia di stampa palestinese Wafa afferma che cinque persone sono morte e diverse altre sono rimaste ferite in un bombardamento israeliano che ha colpito stanotte una casa a Deir al-Balah, nel centro dell’enclave. Le vittime sono una donna di 29 anni e i suoi quattro figli piccoli. Nelle ore precedenti un altro raid ha colpito una scuola nel campo profughi di Nuseirat, con la Wafa che parla di tre morti. Il bilancio dal 7 ottobre nella Striscia è di almeno 41.431 vittime e 95.818 feriti, secondo il ministero della Sanità locale gestito da Hamas.

Pechino ai connazionali: “Venite via da Israele” – La Cina ha esortato i suoi cittadini in Israele a lasciare il Paese “il prima possibile”. “La situazione lungo il confine tra Israele e Libano è estremamente tesa”, scrive l’ambasciata cinese in Israele in una nota. “La situazione della sicurezza in Israele rimane grave e imprevedibile”. L’ambasciata ha esortato i cinesi in Israele a “tornare nel proprio Paese il prima possibile o a spostarsi in un’area sicura”. Il mese scorso Pechino aveva risolto lo stesso appello ai suoi cittadini in Libano.

Panetta, ex direttore Cia: “Attacco con i cercapersone è terrorismo” – “La capacità di piazzare un esplosivo in una tecnologia che è molto diffusa al giorno d’oggi e trasformarla in una guerra di terrore, davvero una guerra del terrore, è qualcosa di nuovo”, ha detto l’ex direttore della Cia, Leon Panetta, in riferimento alle esplosioni dei cercapersone “hackerati” da Israele a Beirut la scorsa settimana. “Non credo ci siano dubbi sul fatto che si tratti di una forma di terrorismo. Si tratta di un ingresso nella catena di approvvigionamento. E quando il terrore si insinua nella catena di approvvigionamento, fa chiedere alla gente: “Quale sarà la prossima mossa?””, ha detto ancora.