Israele ha quasi completamente spostato la sua attenzione nella sua guerra a fronti aperti verso il confine sud del Libano. Il tema centrale di questo spostamento è senza dubbio “l’elemento sorpresa dell’intelligence”. La recente operazione che ha colpito il sistema di comunicazione di Hezbollah è stata estremamente sofisticata a livello di intelligence, e sembra chiaramente parte di un’operazione profonda e complessa, con molteplici obiettivi e fasi.

La distruzione dei cercapersone e dei dispositivi di comunicazione non può essere vista come un’operazione ordinaria. In sostanza, questa operazione non mira principalmente all’eliminazione dei membri di Hezbollah, ma piuttosto a creare scosse multiple a diversi livelli, rendendola parte di un piano graduale e complesso.

Colpire il sistema di intelligence di Hezbollah in questo modo pone il gruppo di fronte a un vero test esistenziale, non solo a causa del fallimento a livello di intelligence, ma anche per le sue ripercussioni operative, logistiche e umane. Questo colpo potrebbe compromettere gravemente la capacità di Hezbollah di eseguire rappresaglie militari, interrompere la sua logistica e persino indebolire la sua base popolare.

Colpire i sistemi di comunicazione e intelligence instilla paura all’interno dell’ambiente di Hezbollah, creando oneri psicologici e umani che dureranno a lungo. Questo genera anche un’atmosfera di sfiducia all’interno dei circoli più ristretti del partito, che sembra essere l’obiettivo principale in questa fase.

La penetrazione dell’intelligence israeliana non sembra limitata all’operazione sui sistemi di comunicazione, ma piuttosto parte di infiltrazioni di più ampia portata e a lungo termine, evidenti nel targeting diretto dei leader di Hezbollah nei loro bastioni della periferia sud di Beirut. Il fatto che Hezbollah non abbia risposto in modo diretto e deciso all’assassinio del comandante senior Haj Mohsen Foad Shukr ha incoraggiato Israele a proseguire i suoi attacchi, portando il confronto a una fase di maggiore audacia.

Il cambiamento di priorità verso il fronte libanese è iniziato con il calo delle battaglie a Gaza e gli sforzi per contenere l’escalation in Cisgiordania. Questo ha permesso gradualmente a Israele di concentrarsi in modo più intenso sulla frontiera libanese.

Contrariamente ai timori di una guerra aperta, Israele ha invece optato per confronti basati sull’intelligence, che le hanno permesso, ad esempio, di disabilitare e distruggere il sistema di comunicazione “pager” di Hezbollah. Questo ha compromesso le capacità operative del gruppo senza costringere Israele a un conflitto militare prolungato.

Operazioni complesse di intelligence come queste riducono il rischio di scontri diretti, il che significa meno perdite per Israele in caso di guerra aperta. Ciò è stato preceduto da una serie di operazioni israeliane volte a colpire le catene di approvvigionamento e le infrastrutture di Hezbollah, con l’obiettivo di paralizzare le capacità operative del gruppo senza impegnarsi in un conflitto lungo e costoso.

È evidente che la strategia israeliana volta a smantellare Hezbollah dall’interno si basa essenzialmente sull’utilizzo delle informazioni raccolte nel corso degli anni. Questo va oltre il semplice targeting di leader o punti strategici, cercando piuttosto di creare una crisi interna nel partito colpendo la sua spina dorsale a livello di intelligence, generando paura e caos. Questo è esattamente ciò che Israele ha ottenuto con l’operazione sui “pager”, seguita dagli attacchi ai sistemi di comunicazione. Israele ha poi intensificato le operazioni, utilizzando le sue risorse di intelligence per colpire i vertici operativi di Hezbollah durante un incontro segreto di alto livello in una delle località più sicure del gruppo.

L’attuale focalizzazione esclusiva di Israele su Hezbollah, senza distrazioni da altre “unità di fronti unificati” e senza un intervento iraniano, spinge inevitabilmente Israele verso una fase più complessa nella lotta contro il gruppo. Israele non si lascerà sfuggire l’opportunità di sfruttare la paralisi operativa di Hezbollah dopo una serie di colpi di intelligence, che ha reso il gruppo esitante ad agire, dato il dubbio sull’entità dell’infiltrazione israeliana.

Tuttavia, è probabile che Israele sia consapevole del fatto che Hezbollah potrebbe tentare di ottenere supporto da altri fronti, intensificando forse le operazioni in Siria e Iraq. Il trasferimento di combattenti dallo Yemen e dall’Iraq in Siria, per esempio, nel tentativo di aprire nuovi fronti o di sostenere Hezbollah in Libano, potrebbe spingere Israele ad adottare una strategia di attacchi preventivi per mantenere la sua concentrazione esclusiva su Hezbollah.

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