Mafie

Mafia a Milano, la storica relazione Smuraglia presentata in consiglio comunale (32 anni dopo il deposito)

È la prima relazione d’inchiesta sulla mafia a Milano. Trentadue anni dopo il suo deposito, però, non è mai stata presentata alla città e neanche discussa in Consiglio comunale. Un’attesa destinata a finire martedì 24 settembre: la relazione conclusiva del Comitato Antimafia guidato da Carlo Smuraglia vedrà nuovamente la luce. Verrà presentata all’interno della Sala Alessi di Palazzo Marino dalla presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi, dalla professoressa Olivia Bonardi, ordinaria di Diritto del lavoro dell’Università Statale, e da Pierpaolo Farina, sociologo e direttore di WikiMafia, che ha curato la riedizione della relazione.

La presentazione – Il dossier, infatti, è stato ripubblicato all’interno della collana Antimafia papers (dedicata ai documenti storici della lotta ai clan), grazie al contributo economico dell’Università degli Studi di Milano. Una copia della relazione sarà regalata a chi parteciperà all’evento, previsto per le 18 e 30 e moderato dalla giornalista Lorenza Ghidini, direttrice di Radio Popolare. La versione digitale del rapporto sarà invece scaricabile qui.

Il Comitato Smuraglia – Il fatto che la relazione Smuraglia non sia finora mai stata presentata al Consiglio comunale di Milano è un vero e proprio paradosso. Era stato, infatti, proprio Palazzo Marino a costituire il Comitato di Iniziativa e di Vigilanza sulla correttezza degli atti amministrativi e sui fenomeni di infiltrazione di stampo mafioso. Per guidarlo venne scelto Smuraglia, avvocato e giurista, ex membro del Csm, presidente onorario dell’Anpi, scomparso nel 2022 a 98 anni. Nel 1990 era un consigliere comunale del Pci: in questa veste venne scelto per presiedere il Comitato antimafia.

La mafia non esiste(va) – Che sotto la Madonnina ci fosse un problema di boss e picciotti, per la verità, all’epoca non voleva saperlo nessuno: Tangentopoli sarebbe esplosa solo due anni dopo, ma la Milano da bere era già finita. Ancora nel 1991, però, la città del Duomo era considerata la capitale morale del Paese. Che qualcosa non andasse, per la verità, si era capito già da alcune indagini dei Carabinieri. Come la Duomo connection, inchiesta coordinata dalla pm Ilda Boccassini, che aveva svelato legami tra politici, funzionari del Comune e il figlio di un boss di Cosa nostra. Era ancora troppo poco: le grosse indagini su mafia e politica nel Nord Italia cominceranno ad arrivare solo dopo Mani pulite.

L’acqua calda, anzi bollente – È in questo clima che, il 13 novembre 1990, il Comitato Smuraglia comincia a lavorare. I componenti dell’organo cittadino non restano chiusi in Municipio, ma indagano sulla città: ascoltano i consigli di zona, i rappresentanti dell’Azienda dei trasporti, vanno nelle case popolari. Quasi due anni dopo, il 14 luglio del 1992, arriva la relazione conclusiva. Nel frattempo, però, è scoppiata Tangentopoli: altro che antimafia, i consiglieri comunali hanno altre preoccupazioni. Anche perchè quella relazione è esplosiva. “Quello che emerse fu una bestemmia in chiesa: in alcune periferie dell’allora capitale morale, città europea per eccellenza, la criminalità organizzata controllava il territorio. Fino ad allora si ammetteva al massimo che nella capitale economico-finanziaria del Paese si annidassero dei colletti bianchi che riciclavano il denaro sporco del narcotraffico, non certo le sentinelle dei clan che controllavano chi entrava e chi usciva da un certo quartiere”, ha raccontato su questo giornale Mario Portanova, caporedattore di Fq Millennium, che nel 1996 firma (insieme ai colleghi Giampiero Rossi e Franco Stefanoni) il libro Mafia a Milano. Sessant’anni di affari e delitti (Editori Riuniti). A certificare la bontà del lavoro della commissione fu anche l’attaccò frontale di Paolo Pillitteri, sindaco socialista di Milano. “Quella di Smuraglia è la scoperta dell’acqua calda“, protestò il cognato di Bettino Craxi. Altro che calda: bollente. Anche perché la relazione sottolineava come ci fosse un deficit di trasparenza in alcuni delicati settori comunali: l’urbanistica, i lavori pubblici, l’edilizia popolare e privata. In pratica il cuore di Mani pulite. Già all’epoca Smuraglia si era accordo che mafia e corruzione sono solo due facce della stessa medaglia.