Sarà aperta al pubblico fino al 28 settembre, presso la Biblioteca Salaborsa di Bologna (piazza del Nettuno, 3), When they see us, la mostra sull’impatto del tracciamento nello spazio fisico e digitale delle nostre vite onlife, curata dall’organizzazione culturale Sineglossa e promossa dalle associazioni The Good Lobby e Hermes Center for Digital Rights e info.nodes, già attive per la campagna contro il riconoscimento biometrico Reclaim Your Face.

Il percorso espositivo affronta il tema dei diritti digitali, incoraggiando una riflessione sui rischi dell’IA e sulle minacce della sorveglianza biometrica, attraverso alcune installazioni dell’artista belga Dries Depoorter (1991), e alcune opere del progetto The Glass Room Misinformation Edition del gruppo di ricerca Tactical Tech. Ad inaugurare l’esposizione, è stato un talk tenuto da Depoorter, insieme al filosofo e saggista Franco “Bifo” Berardi e a Federico Bomba, direttore artistico di Sineglossa, moderato da Antonella Napolitano di Hermes Center.

La mostra When they see us, prende il titolo dall’omonima miniserie TV che racconta la storia di un gruppo di afroamericani ingiustamente accusati di un crimine, solo per il fatto di essere sulla carta i perfetti indiziati. Le opere esposte, attraverso diversi linguaggi, aprono una riflessione sui rischi di discriminazione e disuguaglianza che uno sguardo automatizzato può amplificare in maniera incontrollata. Nelle sue opere Dries Depoorter invita il pubblico ad assumere un atteggiamento attivo, critico e consapevole verso i sistemi di controllo nello spazio pubblico, suggerendo la necessità di una scelta tra agire con responsabilità e empatia o diventare semplici macchine esecutrici.

Tra le opere in mostra l’installazione Jaywalking (2015-2024), composta da una serie di schermi che riportano in diretta le immagini catturate da webcam di sorveglianza collocate presso gli incroci stradali di diversi Paesi. Sui monitor scorrono le immagini di pedoni che attraversano incautamente la strade, fuori dalle strisce pedonali. Al visitatore è data la possibilità di premere un pulsante e inviare così un’e-mail alla stazione di polizia più vicina, segnalando il pedone.

Surveillance speaker (2018-2024) utilizza invece i più recenti strumenti nel campo dei software di visione artificiale. Grazie ad un sistema di IA un altoparlante racconta ciò che accade nell’ambiente circostante, leggendo le immagini trasmesse in tempo reale da una telecamera posta in cima a un palo. Questo lavoro vuol far riflettere, in modo provocatorio, sui cambiamenti del comportamento umano, causati da forme di controllo.

Border birds è il progetto più poetico tra quelli in mostra, opera dell’artista Dries Depoorter e della sorella Bieke. L’installazione si compone di immagini raffiguranti uccelli che attraversano i confini tra alcuni paesi del mondo, catturate con l’aiuto di telecamere di sorveglianza ad accesso libero e intelligenza artificiale. Per il progetto, Dries e Bieke Depoorter hanno sviluppato un software che, tenuto in funzione su un server 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tra il 10 marzo e il 10 aprile 2022, ha catturato le immagini di più di 3.474 uccelli attraverso diverse telecamere ai confini tra Messico e Stati Uniti, Marocco e Spagna, Grecia e Turchia, Francia e Inghilterra. Gli autori hanno scelto di destinare il 50% del ricavato di questo progetto alla European Network of Migrant Women e alla Croce Rossa che sostiene i rifugiati.

Il gruppo di creativi dell’organizzazione non governativa Tactical Tech, propone un viaggio di data visualisation con il progetto The Glass Room Misinformation Edition. Una grande installazione composta da poster, app interattive e animazioni che illustra come i rischi di una sorveglianza invisibile e iniqua riguardino molta parte della nostra presenza digitale.

“La mostra nel suo complesso propone quindi una riflessione sulle implicazioni etiche di uno sguardo meccanico che osserva, analizza e giudica. – racconta Federico Bomba, presidente di Sineglossa. “Fino ad oggi infatti il potersi riconoscere tra simili è stata considerata un’esperienza significativa riservata agli esseri viventi, in grado di rendere i propri simili vicini, familiari. Con l’implementazione di algoritmi di intelligenza artificiale nelle tecnologie biometriche, la capacità di riconoscere ed essere riconosciuti a partire dalle proprie caratteristiche, fisiche o comportamentali, passa a essere un’abilità anche delle macchine.” Per Martina Turola, responsabile comunicazione di The Godd Lobby, il desiderio è quello di “portare il dibattito sui rischi insiti nell’uso delle tecnologie di sorveglianza al di fuori delle cerchie di esperti o attivisti dove solitamente avviene. Attraverso la campagna Reclaim Your Face, lanciata anni fa per proteggere le nostra libertà di movimento e protesta e la nostra privacy dall’intruvisità dei sistemi di riconoscimento biometrico, ci siamo resi conto infatti di quanto sia fondamentale fare in modo che le persone conoscano le implicazioni connesse all’utilizzo di queste tecnologie. Pensiamo che l’arte possa contribuire in maniera sostanziale a provocare una conversazione nella società”. Infine, ovverva Davide Del Monte, direttore di Hermes Center, “i confini normativi che consentono l’utilizzo di sistemi di riconoscimento biometrico negli spazi pubblici, primo fra tutti il recente regolamento europeo sull’intelligenza artificiale, sono troppo deboli – e tardivi – per consentire una reale protezione delle persone. Per questo è fondamentale una maggiore consapevolezza nella cittadinanza, che deve essere in grado di riconoscere i rischi e abusi e di sviluppare azioni collettive per rafforzare le tutele per tutti e tutte”.

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