“È inverosimile, è altamente improbabile, che il clan dei Nuvoletta abbia deciso e compiuto l’omicidio di Giancarlo Siani senza prima ottenere l’autorizzazione dei corleonesi e di Totò Riina”. È l’analisi storica di Paolo Itri, già pm della Direzione distrettuale antimafia di Napoli e poi della Direzione Nazionale antimafia, oggi presidente di sezione della Corte di Giustizia Tributaria di Cosenza. Itri è un magistrato che in passato ha indagato ad altissimo livello sui rapporti tra la camorra napoletana e la mafia siciliana. Fece arrestare Riina, già in carcere, per la bomba del rapido 904 (poi il fascicolo passò per competenza a Firenze, Riina fu assolto in primo grado e morì prima dell’appello). Ed è sua l’inchiesta e il processo della condanna definitiva di Riina come mandante dell’eccidio di Poggio Vallesana a Marano (Napoli). La strage dei ‘Vastarella’, cinque omicidi per i quali furono condannati, oltre a Giovanni Brusca, Angelo Nuvoletta e Luigi Baccante, ‘Maurizio il calciatore’, due degli assassini di Siani: tra i killer del cronista del Mattino (ucciso esattamente 39 anni fa) fu individuato e condannato anche Armando Del Core. “La strage dei Vastarella – ricorda Itri – avvenne nel settembre 1984, un anno prima dell’assassinio di Siani (datato 23 settembre 1985, ndr), in un contesto storico uguale a quello”.

Dottor Itri, la Dda di Firenze sta lavorando all’identificazione di ‘Armando’ e ‘Maurizio il calciatore’ che un pentito di mafia, Vincenzo Sinacori, nel 1996 indicò come partecipanti per conto dei Nuvoletta ai sopralluoghi preparatori alla stagione delle stragi del 1992-93. Per capire se il pentito era attendibile, se i due ebbero un ruolo, quale fu, e se si tratta delle stesse persone condannate per il delitto Siani. Che riflessione le suscita questa notizia?

Che è altamente improbabile che i Nuvoletta abbiano ucciso Siani senza prima ottenere l’autorizzazione di Riina.

Come giunge a questa riflessione?

I Nuvoletta erano parte integrante di Cosa nostra, e la sentenza della strage di Poggio Vallesana lo dimostra. Riina fu condannato insieme a Brusca, ne furono i mandanti insieme forse a un terzo siciliano che rimase ignoto.

Due mesi prima di quella strage, nel luglio 1984, Tommaso Buscetta iniziò a collaborare con la giustizia.

E nel suo primo verbale a Giovanni Falcone uno dei primi nomi che fa è quello dei Nuvoletta, descritti come fedelissimi di Riina, rappresentati in commissione da Michele Greco, il Papa. L’unica famiglia non siciliana ammessa a farne parte. Altri pentiti diranno che i Nuvoletta letteralmente “pendevano” dalle labbra di Riina.

Dunque?

È abbastanza inverosimile che Angelo Nuvoletta, condannato insieme a Riina per la strage di Poggio Vallesana, abbia agito contro un giornalista senza l’autorizzazione dei corleonesi e di Riina.

Perché specifica il lavoro di Siani?

Sono mie considerazioni personali, ma ricordo che la camorra non aveva mai ucciso un giornalista. La mafia sì, e diverse volte. E poi c’è la causale, tipicamente d’onore: Siani è stato ammazzato perché aveva fatto passare i Nuvoletta per degli infami. Appartiene poco alla mentalità della camorra reagire così violentemente per questo. È più tipico del modo di ragionare siciliano. E questo poi era da considerare uno degli omicidi eccellenti, che venivano affrontati secondo il ‘Teorema Buscetta’.

Cosa diceva questo teorema?

Per gli omicidi eccellenti occorreva la deliberazione di tutta la commissione e tutti, secondo la Cassazione, ne erano responsabili. Come stabilito dalla famosa sentenza del maxiprocesso.

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