Ancora minacce e insulti nei confronti del personali sanitario, questa volta da parte di un uomo che voleva essere sottoposto ad una Tac dopo un trauma. L’esame, a detta dei medici, non era necessario, il paziente era di diversa idea dopo aver guardato sui motori di ricerca. Per fortuna, non si è arrivati alle mani, ma questo caso, avvenuto nel pronto soccorso dell’ospedale di Treviso, non è che l’ultimo (solo cronologicamente) di una lunga serie.

L’impegno nella difesa del personale – Alla fine del 2023 un’infermiera dell’area delle urgenze di Conegliano era stata presa a pugni e, poco dopo, un paziente furibondo aveva spaccato alcuni mobili del pronto soccorso di Montebelluna, sempre a Treviso, un’infermiera aveva ricevuto un calcio mentre cercava di allacciare ad un paziente in barella in braccialetto identificativo. “Ci sono soprattutto aggressioni verbali – dice Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl della Marca, al Gazzettino – Purtroppo, però, non mancano nemmeno quelle fisiche”. Solo l’anno scorso le strutture dell’azienda sanitaria trevigiana hanno contato 200 aggressioni, compresa quella al mobilio ricordata sopra. “Lo abbiamo denunciato”, continua Benazzi riferendosi al responsabile. L’azienda – spiega ancora – è impegnata nella salvaguardia della sicurezza del personale, in particolare di quello in servizio nei pronto soccorso. “Abbiamo sviluppato dei corsi, e continueremo a farlo, per formare i nostri collaboratori a riconoscere più facilmente le situazioni potenzialmente pericolose e, di conseguenza, a mantenere le distanze, quando necessario”, aggiunge Benazzi. Un personale pronto e reattivo al pericolo fa sicuramente la differenza, a loro si aggiungono i vigilantes che di notte controllano i diversi settori del Ca’ Foncello e 840 telecamere sparse negli ospedali, nei distretti e negli altri centri dell’Usl a livello provinciale. In tutto questo – sottolinea il direttore al Gazzettino – la differenza la fanno le forze dell’ordine: “I loro interventi sono immediati nel momento in cui vengono chiamate e rappresentano anche un deterrente davvero straordinario“.

“I medici e gli operatori sono lì per aiutare” – La speranza per il futuro è in un cambiamento nei comportamenti dei pazienti: “Devono capire che il medico o gli operatori che hanno davanti non sono contro di loro, ma stanno lavorando proprio per aiutarle”, continua Benazzi. Il problema delle aggressioni, poi, aggiunge difficoltà alla già complicata situazione dei pronto soccorso, per i quali non è facile trovare personale. “Se non si fermeranno, sarà sempre più difficile trovare personale disposto a lavorare nell’ambito dell’emergenza-urgenza, è il classico cane che si mangia la coda. L’emergenza Covid ha rappresentato una sorta di detonatore a livello sociale. Da parte nostra, chiediamo a tutti di avere un po’ più di pazienza e di mantenere sempre un comportamento consono”, aggiunge il direttore.

Alleggerire i pronto soccorso e rafforzare il territorio – È ovvio che l’alleggerimento del lavoro e del carico del pronto soccorso passa per il rafforzamento della medicina del territorio, anch’essa in crisi. Il Gazzettino spiega che, ad oggi, nella Marca ci sono 130 ambulatori senza medico titolare e, di conseguenza, quasi 200mila trevigiani senza un riferimento medico fisso. “Il prossimo giro di assegnazioni dovrebbe portarci a coprire una cinquantina di ambulatori – spiega Benazzi -, certo, resteranno una settantina di posti occupati da medici con incarichi temporanei. Purtroppo è necessario stringere i denti fino alla fine del 2025, quando dovremmo riuscire a coprire tutte le necessità”, conclude.

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