Una recente ricerca condotta alla Columbia University di New York suggerisce che i funghi allucinogeni potrebbero rappresentare una nuova frontiera nel trattamento del disturbo dismorfico corporeo (BDD), detto anche dismorfofobia, una condizione mentale debilitante caratterizzata da una preoccupazione ossessiva per presunti difetti fisici. Lo studio, pubblicato sulla rivista Psychedelics, ha evidenziato come una singola dose di psilocibina, il principio attivo dei funghi allucinogeni, possa alterare la connettività cerebrale, aprendo nuove prospettive terapeutiche per i pazienti affetti da BDD.
Otto adulti con BDD da moderato a grave, che non avevano risposto ai trattamenti standard, sono stati sottoposti a una singola dose orale di 25 mg di psilocibina in un ambiente controllato e sicuro. Attraverso l’utilizzo di risonanza magnetica funzionale, i ricercatori hanno esaminato il cervello dei partecipanti prima e dopo la somministrazione della sostanza. I risultati sono stati sorprendenti: un solo giorno dopo l’assunzione di psilocibina, i pazienti hanno mostrato un aumento della connettività all’interno della rete cerebrale che regola le funzioni esecutive, nonché tra questa rete e altre coinvolte nell’elaborazione di stimoli emotivi e pensieri auto-referenziali.
“In particolare, coloro che hanno mostrato il maggiore rafforzamento di queste connessioni neurali hanno anche sperimentato il maggior miglioramento nei sintomi del BDD una settimana dopo”, ha dichiarato Chen Zhang, co-autore dello studio. Sebbene si tratti di un primo studio pilota con un campione limitato, i risultati offrono una speranza concreta per i pazienti affetti da BDD, una condizione spesso resistente ai trattamenti tradizionali. La psilocibina, modificando la connettività cerebrale, potrebbe aiutare a interrompere i circuiti ossessivi e a migliorare la percezione di sé, aprendo la strada a nuove e più efficaci terapie.