Un’ora in piedi davanti agli esponenti del suo partito alla Conferenza annuale dei Laburisti, primo leader di sinistra a salire sul palco da primo ministro dopo 14 anni di governi conservatori. Dopo soli tre mesi alla guida del Paese, e già in picchiata nei consensi (sotto di 28 punti dalla vittoria di luglio), Keir Starmer ha ammesso di avere pronto il suo antidoto contro le recensioni negative: la musica di Beethoven e di Brahms. Ma sulle parole più attese, quelle sullo scandalo dei regali ricevuti dai suoi finanziatori, è capace solo di chiedere fiducia ai suoi sostenitori: “Mi conoscete e sapete che le grida mi scivolano addosso”.

Ma la platea laburista radunata nell’auditorium di Liverpool sembra conquistata da quel “abbiamo dimostrato che il Paese appartiene a voi” ( i cittadini) a conclusione di un discorso-arringa con cui l’ex Direttore della Procura britannica ha difeso le politiche avviate per ridare stabilità economica alla Nazione subito diventate, però, impopolari. “La gente diceva che non avremmo potuto cambiare il partito ma l’abbiamo fatto, ci dicevano che non avremmo vinto in tutto il Paese e siamo stati eletti in Inghilterra, in Galles e anche in Scozia, ci dicono che non possiamo realizzare il rinnovamento della Nazione, ma siamo in grado e ci riusciremo”, ha detto dando il via alla standing ovation del pubblico, culminata con l’abbraccio alla moglie, Lady Vittoria, salita sul palco di rosso vestita. Di nuovo.

Con un abito dello stesso colore la neo first lady aveva energizzato il pubblico arrivato a salutare i nuovi inquilini del n.10 di Downing Street all’indomani della vittoria elettorale di Starmer, il 5 luglio. Salvo che di lì a poco quel vestito avrebbe fatto vedere rosso l’intera nazione. A partire dai Tory, ma anche gli stessi elettori laburisti, quando è emerso che era stato pagato con i finanziamenti di Lord Alli. Il milionario donatore del partito e ora detentore di un pass per Downing Street ha elargito costosi regali agli Starmer, inclusi biglietti per il concerto di Taylor Swift (4.000 sterline) e i Coldplay, per le partite di Premier League (12.500 sterline), nonché occhiali (circa 2.500 sterline), scarpe e completi (12.500 sterline) che dessero al monotono leader labour un po’ di stile e personalità. Ma parliamo di migliaia di sterline, non tutte (ad esempio i vestiti della moglie) dichiarate regolarmente al registro parlamentare delle donazioni, come sostengono i conservatori che chiedono un’inchiesta sui rapporti tra Starmer e Lord Alli, uno dei maggiori finanziatori del partito per circa 500mila sterline.

Il primo ministro, tifoso sfegatato dell’Arsenal, si è difeso dicendo che tutto è in regola e di aver accettato biglietti per lo stadio in posti che non lo esponessero troppo per risparmiare così ai contribuenti costi extra in spese per la sicurezza. I media britannici però si sono scatenati e quello che è stato soprannominato Frockgate, lo scandalo dei vestiti, ha poi trascinato la vicepremier Angela Rayner, che avrebbe ricevuto vestiti e viaggi, e anche il ministro delle Finanze, Rachel Reeves, andata in vacanze con tutta la famiglia nella villa in Cornovaglia di Lord Alli. Il tutto mentre pianificava di limitare i sussidi sulle bollette del riscaldamento per 10 milioni di anziani britannici.

Rayner e Reeves hanno dichiarato che da ora in poi non accetteranno più finanziamenti per abiti di lavoro, ma per Starmer è stato un esordio di premierato partito in difesa, tra chi ha gridato al primo tradimento delle promesse elettorali sbandierate dal leader laburista, ovvero ripristinare gli standard di integrità e trasparenza traditi dai conservatori, da Johnson (che aveva usato donazioni per ristrutturare il suo appartamento a Downing Street) a Sunak.

Il primo ministro ha usato il palco di Liverpool per liquidare le critiche come una distrazione. “Mi conoscete e sapete che tutte le grida e i muggiti mi scivolano addosso, non mi hanno mai distratto dalla mia missione e non lo faranno ora”, ha detto nell’attesissimo discorso in cui ha impostato le linee del suo premierato, un tunnel fatto di ‘decisioni difficili’ (e tasse da pagare) da cui però emergerà la luce del rinnovamento nel lungo periodo. Con il massimo che la ‘grinta british’ poteva permettergli ha incalzato sui progetti già in cantiere come il piano decennale per la Sanità, Clima, Energia, il nuovo Commando di Sicurezza per il controllo dell’immigrazione clandestina, revisione dei minimi salariali, più insegnanti, ripianare il buco da 22 miliardi di sterline lasciato dai Tory, ricostruire i servizi pubblici e le finanze, e proteggere i lavoratori: “Il lavoro per il cambiamento è cominciato – ha concluso Starmer – e lo faremo a modo dei Labour”.

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