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Il “Metodo antistronza”, arriva la guida per riconoscere e aggirare gli “stron*i” sul lavoro – L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA

Pubblichiamo per gentile concessione dell’editore alcuni estratti dal "Metodo antistronza" di D. Samuelson (Aliberti, 2024)

di F. Q.
Il “Metodo antistronza”, arriva la guida per riconoscere e aggirare gli “stron*i” sul lavoro – L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA

C’era una volta il Metodo antistronzi. Erano i primi anni Duemila, e il libro di Robert Sutton non fu solo un clamoroso successo commerciale, ma rivoluzionò completamente la visione delle relazioni sul posto di lavoro: finalmente era stata individuata e descritta nei particolari la figura dello “stronzo sul luogo di lavoro” e non solo e conseguentemente dei metodi per annullare la sua nefasta influenza, o quantomeno attenuarla fortemente presso i colleghi e le colleghe. Un utile completamento, in qualche modo necessario, alla teoria di Sutton è il Metodo antistronza firmato da Danny Samuelson e in uscita in questi giorni per Aliberti editore.

Il libro di Samuelson esamina la versione al femminile del sopraddetto “stronzo”, mettendo insieme satira di costume non solo verso un certo modello di “donna in carriera” con la verve di un libro comico camuffato da manuale di psicologia spicciola. Soprattutto Samuelson passa in rassegna la fenomenologia della stronza a 360°: dalla stronza arrampicatrice, alla madre di tutte le stronze, alla stronza a specchio fino alla stronza social, individuandone ben 101 tipi.

È pur vero, però, che la “stronza” di cui parla Samuelson non è necessariamente una donna. Anzi. A detta dell’autore, il mondo del lavoro è pieno di “stronze” uomini. Come ricorda Samuelson nell’Introduzione, “non stiamo parlando di differenza tra uomo e donna, ma tra lato maschile e lato femminile di ogni personalità. In ognuno di noi albergano una parte maschile e una femminile”. Quello, insomma, che aveva già perfettamente intuito Roberto Vecchioni, quando descriveva un certo tipo di donna che “viene via dal meeting, stronza come un uomo”: quasi che conoscesse le teorie di Samuelson, o che comunque ne fosse in voluta sintonia.

Pubblichiamo per gentile concessione dell’editore alcuni estratti dal Metodo antistronza di D. Samuelson (Aliberti, 2024).

L’ESTRATTO IN ANTEPRIMA ESCLUSIVA

Fino a oggi avete creduto che le persone più pericolose siano i prepotenti, gli arroganti, gli autoritari e gli ipercompetitivi. In una parola, gli stronzi. Giusto? No, sbagliato. Le persone veramente pericolose sono quelle che tramano e cospirano dietro le quinte, e che vi fanno il vuoto intorno. Quelle che vi danneggiano, dicendo che però lo fanno per il vostro bene. Le persone che si impongono, non con la forza ma piangendo, o lamentandosi. Oppure buttando lì una frasetta raggelante, che vi smonta. Quelle che si scusano (un po’ troppo) delle vostre stesse disgrazie: «Mi spiace, non ho potuto fare niente per aiutarti». Quelle che nella vostra carriera fanno spuntare semafori rossi dal nulla. In una parola, le persone più pericolose sono le stronze.
Questo libro è stato scritto all’inizio per gioco. Poi il gioco si è fatto abbastanza serio da diventare un piccolo manuale di sopravvivenza. Ma mettiamolo subito in chiaro: non è un libro contro le donne, per almeno due buoni motivi. Il primo motivo è che, come vedremo e spiegheremo in più punti, esiste un postulato fondamentale. Non dimenticatelo mai:
Per essere una stronza non è necessario essere una donna, e viceversa per essere uno stronzo non c’è bisogno di essere un uomo.

Chi è la stronza perfetta? È una madre così affettuosa da soffocarti. È una compagna così comprensiva da conoscere tutto di te, compreso l’estratto conto della tua carta di credito. È un collega che diventa il miglior amico di tua moglie, con l’intento di portarsi a letto tua moglie (e, potendo, tua figlia). È la ex che fa di tutto per ricordarti che lei è stata la migliore. O è la migliore amica di tua moglie. È tua moglie. Sei tu. Se una donna ti ama, sei fortunato. Se una stronza ti ama, sei perduto.

IL TEOREMA DELLA STRONZAGGINE
Esiste una Via femminile, una geometria tutta particolare nella stronzaggine. Praticamente un Teorema:

Data una distanza tra un punto A e un punto B, si trovino tutti i punti intermedi per disegnare il percorso che va da A a B nella forma più contorta, insidiosa, invisibile, imprevedibile.

Ecco perché anche un uomo può trasformarsi in una perfetta stronza. Non ci sono limiti all’applicazione, del metodo più antico del mondo: fai le cose sempre a fin di bene. Il tuo bene.

La versione maschile del Teorema invece è:
Data una distanza tra un punto A e un punto B, si trovino tutti i punti intermedi per tracciare – se necessario col sangue – il percorso che va da A a B nella forma più diretta, travolgendo gli eventuali ostacoli e distruggendo ogni resistenza.

Da “LE VENTI GRANDI DIFFERENZE FRA STRONZO E STRONZA”

Lo stronzo è il tuo nemico pubblico, la stronza è la tua nemica intima.

Il vostro incontro con la stronza potrà svolgersi in famiglia o nel lavoro, nei media o in politica, ma le cose non cambiano. Esattamente come l’amicizia femminile, l’inimicizia femminile è intima, riguarda e colpisce i vostri lati deboli. Per lo stronzo ogni sfida, ogni inimicizia è pubblica, riguarda le gerarchie e gli spazi di potere, non l’intimità.
I ruoli, non le persone o le relazioni, sono importanti per lo stronzo. Lo stronzo può farvi del male senza neppure preoccuparsi di sapere chi siete. La stronza è come i terroristi europei degli anni Settanta: prima di decidere se farvi del male farà una dettagliata inchiesta sul vostro conto. Oppure, come un felino già sazio che guarda pigramente gli altri animali della prateria, la stronza potrà pure decidere di non attaccarvi ora, limitandosi a tenervi sott’occhio per mangiarvi fra un po’.

Del resto, anche in questo è più intelligente dello stronzo: non vi guarda per tenervi a bada, vi guarda per conoscervi, oppure vi avvicina per entrare in relazione con voi, e diventa vostra amica. Lo stronzo è nel senso etimologico della parola aggressivo (lat. Adgredior, avanzo, mi slancio in avanti, attacco), mentre la stronza è ingressiva (lat. Ingredior, mi introduco, mi spingo in profondità).

La principale caratteristica di questa legge numero 2 sta nella sostanziale ambivalenza e ambiguità, nella stronzaggine femminile, che oscilla tra amicizia e inimicizia, tra buone e cattive intenzioni. La stronza può esserti amica e nel contempo avvelenarti l’esistenza, può amarti e odiarti insieme.
Volendo spiegare questo aspetto della stronzaggine con il linguaggio dello psicoterapeuta, potrei riformulare questa legge così:
Il lato maschile della stronzaggine è un disturbo del carattere e della personalità, cioè dell’Ego.
Il suo lato femminile è un disturbo dell’affettività e della coscienza, cioè dell’Io.

Lo stronzo ama solo se stesso, la stronza (purtroppo) ama solo te.

Diceva Honoré de Balzac, grande narratore francese e conoscitore della civiltà borghese dell’Ottocento, che «le donne, quando non amano, hanno tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato». La stronza invece va oltre, perché mantiene tutto il sangue freddo di un vecchio avvocato anche quando ama. Innamorarsi permette alla stronza di focalizzare e trovare finalmente il centro della sua vita. E il centro della sua vita, appunto, siete voi.

Il meccanismo di relazione che si instaura quando una stronza è in amore è del tipo di quelli definiti dal mio caposcuola, lo psicoanalista Paul Watzlawick, “doppio legame”: la comunicazione dice il contrario della realtà, ma è sempre organizzata in modo da non essere contestabile. Una tipica richiesta da doppio legame è «esprimiti, sentiti libero, sii spontaneo»: apparentemente non c’è niente di sbagliato in questo invito, ma ovviamente la spontaneità non si può tirar fuori a comando. In amore, un tipico ricatto da doppio legame è questo: «Siccome ti amo e vivo per te, dovresti credere che tutto quello che faccio per te lo faccio a fin di bene, e quindi il tuo bene sono io». Le donne sanno amare con una dedizione e una tenacia indicibile, e spesso si affezionano anche a chi le tratta male e le fa soffrire. Le stronze invece fanno soffrire anche chi le tratta bene. Il loro affetto è un abbraccio totale, e quasi letale.
In fondo qui sta il punto: l’esclusività con cui ti ama la stronza non è mai altruistica. Tutto il gioco consiste anzi nel collocarti al centro della sua vita, riversando ostilità e inimicizia su chiunque ti allontani da lei. Il postulato che chiude questo paragrafo suona come un Comandamento: Non avrai altra stronza al di fuori di me.

È POSSIBILE UNA TERAPIA ANTISTRONZE? CENTO TIPI DI STRONZA (PIÙ UNO)
Le stronze sono come la «sfiga», la «merda» del film Forrest Gump: semplicemente, accadono («shit happens», la merda ti succede, è uno dei motti preferiti di Forrest).
Cosa possiamo fare? Sono stato tentato, all’inizio di questo libro, di indicare una Grande Strategia Antistronze. Ma, per quanto io mi sia sforzato di trovarla, questa strategia non esiste. Le stronze sono come il Viet Cong, o come il terrorista che mette in scacco anche gli eserciti più potenti con una guerra asimmetrica. Non potete vincerle con una guerra. Potete però contrastarle, e fiaccarle, con una continua guerriglia.

[…] Ho preparato per voi un elenco di cento (più uno) tipi di stronza: contiene maschi e femmine, etero e omo, colleghi e capi. Ce n’è per tutte le evenienze, e per ognuna ho suggerito un antidoto.

Se non ho una Grande Strategia, cosa posso offrirvi come colpo d’occhio generale? Forse un eccellente consiglio: per combattere le stronze bisogna conoscerle, studiare le loro mosse, pensare come loro.

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