Beppe Saturno, dall’alto della montagna olimpica di Sant’Ilario, scrutava in basso con crescente furore il mondo irriconoscente degli umani; che sotto la guida di Giuseppi Prometeo pretendevano di fare da soli. Così il Supremo Elevato chiamò a sé quel che restava degli originari dodici olimpici desaparecidi (l’infido Luigi Di Maio, il Vito Crimi dissolto nell’insignificanza, il piazzista di se stesso Federico Pizzarotti e tutti gli altri annegati nei gorghi del meetup insieme a “Diva simpatia” Roberta Lombardi). I sopravvissuti al suo insaziabile cannibalismo di eletti: Atena Raggi, sempre imbambolata dai troppi mandati assunti sotto le specie mortali nel Consiglio comunale capitolino, il fedelissimo Poseidone ToNNInelli, seppure sostanzialmente un pesce fuor d’acqua quando si trattava di concepire un ragionamento purchessia.
“L’infame Giuseppi alias Prometeo”, sbraitò il massimo custode del Codex pentastellare, riassunto in una sola normativa (“andate affanculo, qui comando io”), “questo mortale venuto dall’Apulia per sottrarci il fuoco sacro del potere e condividerlo con altri morotei, sta mandando a ramengo un mirabile lavoro di rimodellamento delle menti con la blasfemia che si possa pensare con la propria testa”. “Ma questa non è la regola da te promulgata dell’uno vale uno?” chiesero all’unisono Atena Raggi e Poseidone ToNNinelli. “Sì – vabbé – ma io lo dicevo per scherzo”. “Insomma, una furbata per tenere a guinzaglio questa banda di smandrappati che mi ronzavano attorno bevendosi ogni scemenza e – così – poter mettere nei posti giusti signori e signore signorsì. Altrimenti tu, mia graziosa romana, e tu, balbettante signore delle infrastrutture, le poltrone di sindachessa e di ministro non le avreste viste neppure con l’occhio guercio di Polifemo alla rovescia.”
Mai come in questo momento l’Altissimo, Purissimo, Levissimo sentiva la mancanza del lungocrinito centauro di fiducia – il semi-dio Chirone Casaleggio – con quella sua dote divinatoria di intortare i fedeli trasformando le tecnologie indossabili nei culti misterici di Demetra e Internet nell’oracolo di Delfi.
Ora doveva cavarsela da solo, perché non lo convinceva la proposta indecente del solito Poseidone ToNNInelli di appendere il nuovo Giuseppi Prometeo (“colui che pensa prima”) a una campata moncherino del Ponte Morandi, dove lo sciocco alla Epimeteo (“colui che pensa dopo”, appunto) trasformato in tordo, dopo aver tentato inutilmente la mutazione nella terribile aquila Aithon, non potendo sbranargli il fegato si sarebbe limitato a picchiettargli col becco le piante dei piedi, torturandolo con il solletico.
Una soluzione – quella proposta dall’olimpico tonno – che esponendo un simulacro appeso ai moncherini di un monumento all’infamia dei potenti, quale il viadotto sul Polcevera, aveva il gravissimo difetto di incrementare nel reprobo quanto di cui l’Imperscrutabile di Sant’Ilario è geloso al massimo grado: la visibilità.
Anche perché l’olimpico incazzoso era ancora sotto choc per il flop di cui era stato recentemente vittima: le tavole della legge sotto forma mistica di Libro dei Libri di una nuova rivelazione che non se l’era filata nessuno. Ossia “il culto dell’Altrove” che non si è mai capito dove fosse, compreso l’importante professionista a cui era stata demandata la stesura del testo, stante il ben noto analfabetismo di ritorno che affligge l’aspirante profeta (a mezzo scrittori fantasma). Eppure era convinto che la trovata potesse funzionare per ridargli il raggio di luce della rinnovata attenzione del suo popolo e ricevere i canonici sacrifici propiziatori. Grazie a una Chiesa open source, che però – come al solito – era l’ennesima scopiazzatura di gag altrui. Nel caso, quella di Baba Bedi XVI, il papà dell’attore Kabir Bedi (Sandokan), che nel 1961 prima aveva fondato in India l’impareggiabile “Istituto di Ricerca sul Non Conosciuto” e – poi – trasferitosi in Italia nel 1972, la celeberrima Filosofia Acquariana.
Niente da fare: il pubblico non aveva più l’anello al naso; e il dio con carrello elevatore applicato alle terga fumava rabbia, come se invece dell’Ambrosia gli avessero rifilato mortadella (copy Giovannino Guareschi). Ma dato che comunque doveva fare qualcosa, gli venne in soccorso il suggerimento della ombrosa e irritabile Atena Raggi: presentarsi nell’agorà Cinquestelle per sabotare l’incontro.
Detto fatto. Ma al dunque la reazione degli antichi grillini iniziò a procurargli la caduta delle sue ciocche cotonate, accogliendolo emettendo un suono mistico: la pernacchia.