Questa è una piccola storia iniziata ben prima del 7 ottobre 2023, è una scheggia di un’immane tragedia. Ve la racconto a partire da un messaggio che mi ha inviato la mia amica Nara Ronchetti di Assopace Palestina.

È l’8 ottobre 2023. Mando un messaggio Whatsapp a Gaza: “Come va Ramadan? Com’è la situazione?”. “Buongiorno. Non preoccuparti, stiamo bene: ci stiamo trasferendo a Rafah dai miei suoceri e restiamo lì fino a che la situazione non torna tranquilla”.

Con Ramadan, piccolo editore e libraio di Gaza, ci eravamo conosciuti due anni prima, quando lo avevamo aiutato con un crowdfunding a rimettere in piedi il suo negozio e il laboratorio distrutti da un raid israeliano insieme alla sua casa. La notizia era apparsa sul Corriere della Sera a firma di Davide Frattini e con estrema fatica eravamo riusciti a comperare una stampante che gli aveva consentito di ripartire. La cosa aveva avuto un buon seguito, ma non ero riuscito a evitare le critiche di alcuni vecchi compagni di lotta che sostenevano che in realtà stavo aiutando Hamas.

Aiutare Ramadan mi era venuto spontaneo per il grande amore per la lettura che condivido con i miei amici di Vivere con Lentezza, tanto da celebrarla ogni anno con un’iniziativa che si intitola Leggevamo Quattro Libri al Bar. Anche Nando dalla Chiesa ci aveva dato una mano con un bell’articolo su Il Fatto, e Assopace Palestina di Venezia tramite Nara si è fatta in quattro per raggiungere l’obiettivo.

Da allora Ramadan aveva lavorato senza sosta 16 ore al giorno e in due anni aveva rilanciato la sua attività alla grande: forniva libri e dispense alla scuola inglese e all’università, stampava opuscoli di educazione civica per associazioni e Ong.

Ma tutto è stato nuovamente distrutto in pochi giorni: negozio, laboratorio, macchine e materiali.

Da ottobre a dicembre ogni notte Ramadan mandava messaggi a Nara, voleva chattare, voleva che gli raccontasse com’era la vita qui, com’era silenziosa e tranquilla la casa, voleva evadere da quell’incubo interminabile. Sul suo tetto passavano incessantemente i droni e a cadenze regolari missili che andavano a schiantarsi ora lontano ora sulle case vicine. Il rumore incessante, i lampi delle esplosioni e intorno il buio assoluto.

Di giorno bisognava procurare il cibo e i pannolini per la piccola Mariam di poco più di un anno, ricaricare i telefoni grazie al piccolo pannello solare del vicino. Cibo e generi di prima necessità diventavano sempre più scarsi e sempre più cari e non c’era più lavoro. A febbraio Ramadan aveva finito i risparmi (non tutti hanno accesso agli aiuti umanitari) e al mercato un pollo costa 50 dollari e un kilo di latte in polvere 35.

Facciamo fatica a fargli accettare gli aiuti, si vergogna, ma quando sua madre, sfollata anche lei nella casa di Rafah, ha avuto bisogno di cure mediche urgenti ha ceduto.

Ma anche mandare aiuti a Gaza è un percorso ad ostacoli: le banche a Gaza non esistono più e in Cisgiordania funzionano a singhiozzo.

A maggio l’Idf intima lo sfollamento della popolazione da Rafah, con la famiglia che si rifugia nella casa diroccata dei genitori per qualche settimana, ma lo spazio è poco e continuano ad arrivare parenti sfollati da altre parti.

Con l’aiuto di un fratello Ramadan riavvia il suo vecchio appartamento di Khan Younis chiudendo con assi le pareti semi crollate e si trasferisce di nuovo.

Nel frattempo ha trovato una vecchia stampante arrugginita, la sistema e comincia a stampare pubblicità per il vicino che produce miele, stickers per una Ong, un libro di storie per i bambini di un campo profughi. Sono questi i suoi giorni più sereni: guadagna qualche shekel, stampa copie del libro di favole anche per i bambini del vicinato e le regala.

Ma dura poco, anche la zona di Hammad viene dichiarata off limits e si passa a vivere in tenda.

La famiglia raccatta tutto quello che può e si mette alla ricerca di uno spazio in una zona “sicura” verso il mare. Il terreno è sabbioso, insetti piccoli e grandi strisciano dentro, i teli della tenda sono di plastica e di giorno con 38 gradi è dura stare in tenda, ma anche fuori senza un albero o un cespuglio non è vita facile, non ci sono fonti d’acqua sicure.

Ora Ramadan è là sulla spiaggia di Al Qarara, Asma e i tre bambini sono stati accolti in una casa di parenti e questa è una grande fortuna “perché almeno loro hanno un tetto sopra la testa”. E’ sfollato quattro volte in undici mesi, i suoi vicini di tenda sono già al decimo esodo.

Ora aspetta che la banca sblocchi il bonifico per dar da mangiare i suoi figli e la sua famiglia allargata. Ha portato con sé nella tenda la vecchia stampante: il simbolo della sua resilienza e della sua resistenza. Quello che desidera è solo un po’ di carta per stampare, che ogni tanto come per miracolo arriva a prezzi veramente esosi, per stampare ancora favole per i bambini di Gaza, e che arrivi infine la Pace.

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