Più di 500 morti e decine di migliaia di persone in fuga dalle bombe. Quella di lunedì è stata la singola giornata più sanguinosa per il Libano dalla fine della lunga guerra civile del 1975-1990, ben più letale anche di qualunque giorno della guerra tra Israele e la milizia sciita del 2006. Ed è proseguita anche il giorno successivo mentre Israele annuncia altri ampi attacchi sul Libano. Secondo il governo libanese la maggior parte dei morti erano persone non armate. Ora si teme che ai bombardamenti possa seguire un’operazione di terra lungo il confine tra Israele e Libano, ipotesi che gli Stati Uniti e le cancellerie occidentali dicono di voler scongiurare. Intanto la Casa Bianca chiede ai concittadini di lasciare il Libano: “Gli americani devono andarsene ora, finché ci sono ancora voli disponibili”, ha affermato il portavoce per la sicurezza nazionale, John Kirby. E proseguono i raid di Israele su Beirut: l’Idf ha reso noto che nell’ultimo attacco è stato ucciso il comandante di Hezbollah a capo dell’unità missilistica, Ibrahim Qubaisi.

Le vittime – Le autorità libanesi hanno portato a 558 il numero delle vittime dell’ondata di bombardamenti israeliani sul sud e l’est del Libano contro Hezbollah. Tra questi ci sono 50 bambini e 94 donne, i feriti sono più di 1835 secondo la Sanità locale. “La stragrande maggioranza delle vittime, se non tutte, sono persone non armate che si trovavano a casa loro”, ha dichiarato il ministro della Salute Firass Abiad ad Al Arabya. Altrettanti gli obiettivi colpiti dall’aviazione israeliana, in diversi villaggi dove, ha spiegato l’Idf, si nascondevano arsenali di munizioni e missili della milizia sciita. Tra le vittime anche due membri dello staff dell’agenzia dell’Onu per i rifugiati (Unhcr): lo annuncia il direttore generale dell’organizzazione Filippo Grandi su X. Grandi ha criticato gli attacchi aerei israeliani che, a suo dire, stanno “incessantemente mietendo centinaia di vittime civili“.

Nuovi raid a Beirut – Un nuovo raid israeliano, confermato dall’Idf, ha colpito il quartiere meridionale di Dahiyeh a Beirut, noto come una roccaforte di Hezbollah. Tre piani di un edificio sono stati distrutti, riferisce il media libanese al Mayadeen. Secondo il ministero della Sanità libanese è di almeno 6 morti e 15 feriti il bilancio dell’attacco. Si tratta della terza ondata di attacchi. Secondo le Forze di difesa israeliane, i caccia dell’Aeronautica militare – oltre 250 – hanno sganciato circa 2.000 munizioni su obiettivi di Hezbollah in Libano nel corso della giornata di lunedì. I jet da combattimento dell’Idf hanno colpito circa 1.500 obiettivi Hezbollah. L’esercito di Tel Aviv parla di 400 lanciarazzi a medio raggio, 70 depositi di armi e circa 80 fra droni e missili da crociera da lunedì in Libano. La maggior parte degli attacchi ha preso di mira case in cui Hezbollah aveva immagazzinato munizioni. “Continueremo a colpire Hezbollah” in Libano e “chi ha un razzo nel salotto non avrà più una casa”, ha dichiarato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con un post su X. In un videomessaggio registrato da una base dell’Idf, il premier israeliano si è rivolto al popolo libanese e ha sottolineato che “la nostra guerra non è contro di voi, la nostra guerra è contro Hezbollah”. L’organizzazione sciita ha risposto ai raid lanciando circa 300 razzi vero il nord di Israele: “Sono stati feriti sei civili e soldati, la maggior parte dei quali in modo lieve”, ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari in una conferenza stampa. Secondo quanto riferito da Haaretz, si tratta del numero più alto in un solo giorno dall’inizio della guerra. Intanto l’esercito israeliano ha annunciato che sta conducendo ampi attacchi in Libano e in seguito fornirà i dettagli.

Il ministro della Sanità libanese: “Colpito un ospedale” – Le forze israeliane martedì hanno continuato gli attacchi con raid al sud su Baalbek e le aree circostanti, che hanno preso di mira il distretto di Al-Tal Al-Abyad, la città di Talia e la periferia di Shamstar, oltre che nella valle della Beeka. Nella notte di lunedì, l’aviazione di Tsahal ha colpito decine di obiettivi in numerose regioni, mentre l’artiglieria ha bersagliato altri obiettivi nelle zone di Ayta al-Shab e Ramyeh, già bombardate ieri. C’erano basi di lancio di razzi, ha spiegato l’Idf in una nota, che dà conto ancora una volta di numerose “esplosioni secondarie” degli obiettivi colpiti, che indicano che negli edifici erano immagazzinate armi. Nuovi avvisi di evacuazione sono stati inviati ai civili in Libano dall’Idf: “Chiunque si trovi vicino ad elementi di Hezbollah si mette in pericolo”, ha scritto su X il portavoce in lingua araba dell’Idf. Il ministro della Salute libanese Abiad ha dichiarato che i bombardamenti israeliani di martedì hanno colpito un ospedale. “Quattro paramedici sono morti ieri quando ambulatori e cliniche sono stati colpiti da Israele. Questa mattina hanno colpito l’ospedale di Bint Jbail”. Il Libano ha deciso di chiudere scuole e università fino alla fine della settimana a causa dei raid israeliani nel sud e nell’est del paese. L’Idf ha pubblicato una varia documentazione video e fotografica per provare che gli edifici colpiti lunedì celavano missili e munizioni. Una foto in particolare mostra un razzo stipato in quello che sembra un garage. Le autorità israeliane sono convinte di aver dimezzato le capacità missilistiche di Hezbollah con il raid di lunedì, e aver ridotto a un quarto la capacità di razzi con gittata oltre i 40 km.

Foto diffusa dall'Idf

Decine di migliaia di sfollati da sud verso Beirut – Tra lunedì e martedì quasi centomila persone sono fuggite dal sud del Libano verso la capitale Beirut, cercando un riparo dai bombardamenti. L’esercito israeliano ha inviato ai civili abitanti dei bersagli finiti del mirino dell’aviazione migliaia di messaggi ordinando di lasciare la loro casa per evitare di finire coinvolti nei raid. In molti si sono chiesti come abbia fatto, visto che lo Stato ebraico non dovrebbe avere accesso ai registri telefonici dei cittadini libanesi. Secondo due ufficiali dell’intelligence israeliana, Israele è stato in grado di inviare le chiamate e sms violando i sistemi di telecomunicazione, pratica perfezionata negli ultimi dieci anni. Il traffico sulle autostrade è rimasto bloccato fino a notte fonda. Il governo libanese ha chiuso diverse scuole per adibirle a rifugi temporanei per i profughi. Nasser Yassin, il ministro libanese che coordina la risposta alla crisi causata dagli attacchi tra Israele e Libano, ha comunicato che sono state messe a disposizione 89 strutture, con una capacità di accoglienza di oltre 26.000 persone. Il canale televisivo saudita Al-Hadth riferisce che “più di 5.000 persone hanno attraversato il confine dal Libano alla Siria dall’inizio dell’offensiva aerea israeliana”.

La risposta di Hezbollah, scuole chiuse nel nord di Israele – Circa 100 missili sono stati sparati contro posizioni israeliane martedì, ha comunicato Tel Aviv: postazioni militari, una fabbrica di munizioni, ma anche insediamenti e un supermercato, rimasto danneggiato. Una donna è rimasta ferita. Il comando militare israeliano ha disposto la chiusura di diverse scuole in alcune città del nord del Paese. Secondo l’emittente televisiva libanese Al Manar, alcuni razzi Fadi-1 e Fadi-2 sono stati lanciati contro la base di Amos, considerata il principale hub logistico e di trasporto nel nord di Israele, contro la fabbrica di esplosivi Zichron a 60 chilometri dal confine e contro la base aerea di Ramat David e l’aeroporto militare di Megiddo. Molte compagnie aeree straniere hanno cancellato i voli verso Israele per via dei rischi nei cieli. Tra queste Wizz Air, British Airways, la compagnia aerea spagnola Iberia, Turkish Airlines e Azerbaigian Airlines. Air France ha prolungato lo stop ai voli già disposto. L’ambasciata Usa a Gerusalemme ha imposto delle restrizioni ai suoi dipendenti per i viaggi nel nord di Israele.

Tel Aviv: “Offensiva di terra non ancora decisa”, la deterrenza sull’Iran – Secondo i media dello Stato ebraico, gabinetto di sicurezza israeliano non ha preso nuove decisioni sul conflitto in Libano e rimarrebbe aperto alla de-escalation con Hezbollah, secondo i media dello Stato ebraico.
Il sito di Yedioth Ahronoth ha riferito martedì che Benjamin Netanyahu e il suo ministro della Difesa Yoav Gallant non hanno ancora preso una decisione sulla prosecuzione dell’offensiva via terra. Per il momento, l’ipotesi è cercare un accordo con la milizia sciita idealmente più incline al dialogo perché indebolita dalla serie di attacchi, mirati e non, contro i suoi leader politici e militari (dalle esplosioni dei cercapersone e walkie-talkie fino, ieri, al nuovo raid su Beirut contro Ali Karaki, fallito secondo fonti arabe) e contro gli arsenali.

Netanyahu parlerà giovedì all’Assemblea generale dell’Onu. Una fonte interna al governo israeliano ha detto che l’obiettivo dell’operazione contro Hezbollah è fare “deterrenza” nei confronti dell’Iran per scoraggiare Teheran dall’attaccare Tel Aviv.

Washington: “Contrari all’invasione di terra, idee concrete per la de-escalation” – L’amministrazione Biden ha reagito con preoccupazione alle notizie dal Medio oriente. Lunedì Washington ha fatto sapere di essere contraria a un’invasione di terra da parte di Israele in Libano e assicurato che la Casa Bianca ha “idee concrete” per riportare la calma tra Israele e Libano. Idee che gli Stati Uniti presenteranno ai leader mondiali e agli alleati questa settimana all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, ha assicurato un alto funzionario anonimo del Dipartimento di Stato ai media americani lunedì. Sulla stessa linea ci sarebbero numerosi altri Paesi, che lavorano a una “via d’uscita” da offrire al governo Netanyahu e a Hezbollah per ridurre le tensioni e prevenire una guerra totale nella regione. Anche il ministro britannico degli Esteri David Lammy ha chiesto a Tel Aviv di fermare i raid, preoccupato dalle vittime civili.

Guterres: “Libano sull’orlo del baratro” – “Dovremmo essere tutti allarmati dall’escalation” in Medioriente, dove “il Libano è sull’orlo del baratro”. Lo ha dichiarato il Segretario generale delle Nazioni Unite in apertura della 79esima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. “La guerra in Ucraina non accenna a fermarsi. Nel frattempo, Gaza è un incubo senza sosta che minaccia di trascinare con sé l’intera regione. Per non guardare al Libano”, ha detto Guterres. “Sempre più Paesi – ha aggiunto – stanno riempiendo gli spazi delle divisioni geopolitiche, facendo quello che vogliono senza alcuna responsabilità”.

Josep Borrell: “È quasi una guerra a tutti gli effetti” – Mentre il presidente degli Stati Uniti Joe Biden fa sapere che sta lavorando con tutte le sue forze per evitare un conflitto su larga scala in Medio Oriente, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri Josep Borrell vede avvicinarsi il precipizio per la regione. “Posso dire che siamo quasi in una guerra a tutti gli effetti”, ha detto Borrell a New York, anche lui presente per i lavori dell’Onu. “Stiamo assistendo a più attacchi militari, più danni, anche collaterali, più vittime. Tutti devono mettere tutta la loro capacità per fermare” quanto sta accadendo, ha affermato Borrell. Riguardo alla Striscia di Gaza, Borrell ha accusato sia Hamas che Israele di “temporeggiare” e prolungare il conflitto e le sofferenze della popolazione della Striscia.

Un guadagno personale per Netanyahu – Oltre alle questioni geopolitiche e di sicurezza, a motivare ulteriormente per Netanyahu l’escalation Libano c’è una questione politica interna. Nei sondaggi, il partito Likud del premier è cresciuto di alcuni punti superando quello dello sfidante (ex membro del gabinetto di guerra dimessosi in polemica) Benny Gantz. La coalizione tra Likud e partiti ultrareligiosi di estrema destra, attualmente al potere, secondo le stime non raggiungerebbe comunque la maggioranza se si tenessero nuove elezioni, ma il Likud potrebbe guadagnare intorno ai 20 seggi, rispetto al record più basso di 16 seggi registrato dopo il 7 ottobre.

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