La confessione in diretta tv di Lorenzo Carbone? Tu hai un microfono in mano, c’è una persona che ti si avvicina e confessa di aver ucciso la madre. Cosa fai, spegni la telecamera e te ne vai? No, raccogli la testimonianza e chiami i carabinieri. Ed è esattamente quello che ha fatto il collega Fabio Giuffrida ieri. Non dobbiamo chiudere gli occhi quando la cronaca è uno schiaffo. Non sempre la cronaca e l’informazione sono caramelle, bomboloni e stuzzichini. A volte fa male “. Sono le parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal giornalista Gianluigi Nuzzi a proposito della ridda di polemiche scatenatesi per la confessione che Lorenzo Carbone ha rilasciato in diretta a Pomeriggio 5 sull’assassinio della madre.

Nuzzi, che era presente ieri pomeriggio nel talk show di Myrta Merlino, difende dagli attacchi anche la sua scelta di mandare in onda il video esclusivo dell’interrogatorio dello scorso dicembre a cui è stato sottoposto Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, davanti al pm Andrea Petroni nel carcere di Verona: “Qui bisogna mettersi d’accordo: sui giornali e alla radio possiamo raccontare e ripetere le dichiarazioni di Turetta, mentre in tv dobbiamo rinunciare a quell’impressione che possiamo avere nel vedere come si comporti davanti agli inquirenti? Credo che il video della confessione di Turetta nelle pause, nei toni, nell’atteggiamento posturale, sia assolutamente una notizia“.

Il giornalista torna quindi sul caso Pomeriggio 5: “Più che la confessione in diretta a me è parsa più scioccante l’assoluta solitudine di quest’uomo nel gestire una madre con problemi. Queste non sono assolutamente attenuanti ma dobbiamo cercare di cogliere quello che è successo e di trasformarlo in una riflessione propositiva. Quante persone hanno malati di morbo di Alzheimer a casa senza avere strumenti culturali, sociali ed economici per assisterli? E magari vengono messi alla berlina perché il loro congiunto cammina nudo per strada e viene ripreso su questi dannati social. A me ha colpito soprattutto la disperazione di quell’uomo, ma non si potevano spegnere le telecamere”.
Nuzzi cita un celebre precedente: la confessione resa al giornalista Pino Rinaldi da Ferdinando Carretta, che sterminò i genitori e il fratello nella casa di Parma il 4 agosto del 1989. Carretta, morto lo scorso giugno, fuggì poi a Londra dove si rifece una vita e fu rintracciato nel 1998 proprio da Pino Rinaldi, a cui confessò il triplice omicidio in una intervista di oltre un’ora che fu mandata in onda nella trasmissione Chi l’ha visto.

Alla domanda di Leonardo Manera, che gli chiede se queste scelte mediatiche non possano influenzare il giudizio dei magistrati inquirenti, Nuzzi è tranchant: “Qui bisogna capire cosa vuol dire influenzare. I giudici per fortuna non vivono su Marte, perché esiste la giurisprudenza. Chi crede che i giudici possano essere influenzati fa un attacco un po’ sterile, innanzitutto perché dimostra che ha poca fiducia nei magistrati e poi perché ritiene che i giudici siano dei marziani. E questo a me francamente terrorizzerebbe”.

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