C’è stato un primo giudizio nell’ambito dell’inchiesta sullo smaltimento illecito del Keu, il residuo di produzione derivante dal trattamento dei fanghi prodotti dagli scarti della concia delle pelli, prodotte dalla combustione dei fanghi delle concerie del distretto di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa. La Direzione distrettuale antimafia di Firenze aveva chiesto il processo per 24 persone, tra imprenditori, politici locali e dirigenti pubblici.
Caduta l’aggravante mafiosa – Il giudice per l’udienza preliminare di Firenze Fabio Gugliotta ha condannato in abbreviato a 5 anni e 8 mesi e 4.600 euro di multa e all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni l’imprenditore Graziano Cantini, titolare della Cantini Marino srl di Vicchio del Mugello (Firenze) con l’accusa di associazione per delinquere, illecita concorrenza con minacce ed estorsione. Caduta l’aggravante del metodo mafioso al processo Keu, relativo a presunti condizionamenti sugli appalti pubblici. L’inchiesta della Dda di Firenze aveva ipotizzato un ruolo della ‘ndrangheta sullo smaltimento di rifiuti in Toscana. L’inchiesta era stata chiusa nel novembre scorso dopo gli arresti che erano avvenuti nell’aprile del 2021.
L’ipotesi della Dda – Nonostante la presenza di sostanze altamente inquinanti, il Keu – secondo la Dda – sarebbe finito in attività edilizie ma anche sotto la strada regionale 429 tramite gli impianti di smaltimento di Francesco Lerose, imprenditore ritenuto legato alla cosca Gallace. Sulla base delle indagini dirette dalla Dda, lo smaltimento illecito del Keu avrebbe consentito notevoli risparmi, tagliando i costi di oltre 24 milioni di euro. Oltre al filone legato alle concerie di Santa Croce, c’è un filone aretino legato al presunto smaltimento illecito dei rifiuti della Chimet e della Tca.
Cantini dovrà inoltre risarcire l’imprenditore ritenuto estromesso con le minacce dalla gestione dei cantieri pubblici per la realizzazione della strada provinciale 429 Empoli Castelfiorentino: in attesa che il tribunale civile stabilisca l’entità dell’indennizzo dovrà versare una provvisionale di 15mila euro. È stata esclusa la domanda di risarcimento del sindacato Cgil. Il pm Lorenzo Gestri aveva chiesto la condanna a 8 anni, ma con l’esclusione dell’aggravante del metodo mafioso la pena è stata ridotta.
Il rinvio a giudizio – Il gup ha rinviato a giudizio altri dieci imputati, tra cui Nicola Verdiglione, principale collaboratore di Cantini, l’imprenditore Francesco Lerose di Crotone, Nicola Chiefari, per l’accusa legato alla cosca di ‘ndrangheta dei Gallace. Anche per loro, accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere alla estorsione e alla illecita concorrenza con minacce, è caduta la circostanza aggravante del metodo mafioso. Il processo si aprirà a gennaio al tribunale di Pisa, poiché l’episodio di estorsione più grave si sarebbe svolto a Pontedera. “Siamo soddisfatti della sentenza – ha detto il difensore di Cantini Federico Bagattini -, il giudice ha fatto cadere l’aggravante della mafiosità e ha respinto l’indennizzo a favore del sindacato Cgil che riteneva la l’azienda di Cantini una sorta di centrale di malaffare anche con i dipendenti”.