Salute

Ancora poche le terapie intensive, potremmo affrontare una nuova pandemia?

Sono passati quattro anni ormai.

Il Tribunale dei Ministri ha assolto gli esponenti di spicco che gestivano la nostra salute nel momento dell’attacco pandemico del 2020. Quello con i bollettini quotidiani delle 18 dei morti regionali e nazionali.

La Commissione parlamentare ha aperto i lavori solo da qualche giorno per stabilire se è “andato tutto bene”, come ci sentivamo dire mentre eravamo relegati in casa perché semplicemente non eravamo preparati e non avevamo un piano pandemico aggiornato ma solo un copia-incolla vecchio di anni. Ai lavori sarà presente, come esponente del Movimento 5 Stelle, “Giuseppi” Conte che era Presidente del Consiglio all’epoca ed in leggero conflitto d’interesse oggi.

Il 25 settembre il giudice civile che ha in mano la causa dal 2020, con i tempi della magistratura, dirà, prima o poi, se le prove saranno ammesse nella causa romana dei familiari delle vittime riuniti in una associazione, di cui faccio parte come consigliere, che da qualche giorno ha come testimonial Piero Chiambretti che ha perso la madre Felicita proprio nei primi giorni del marzo 2020. Erano entrambi ricoverati al Mauriziano di Torino e, quando la madre è mancata, lui è migliorato quasi ad aver ricevuto la vita una seconda volta.

La sua presenza spero ci aiuti a non dimenticare e a far si che proprio la memoria di quei giorni, di quei mesi e di quegli anni difficili per ognuno di noi non ci sia sottratta e possa servire a far si che si possa essere preparati ad un eventuale nuovo attacco che potesse giungerci.

Abbiamo bisogno di persone e di politici che ci difendano e che, pur avendo cambiato colore politico nel frattempo, al momento non sembrerebbe proprio che stiano aumentando le difese sanitarie locali e nazionali che potrebbero essere utili a tutti i cittadini italiani. Perché ho riletto il decreto 34/2020 emanato proprio dal governo Conte che prevedeva l’incremento dei posti letto delle terapie intensive e semintensive. Sono basito proprio perché tutti hanno già dimenticato quello che noi non dovremmo. Mai.

Con l’aggiornamento dei lavori svolti al 31 luglio 2024 si nota che le Regioni hanno coperto, in quattro anni, solo il 47% dei posti letto aggiuntivi, nonostante la scadenza del Pnrr al 2026. Ma quello che emerge ancor più chiaramente è la differenza abissale fra Regione e Regione, ad esempio il Molise è allo 0% di incremento. Ed ancora di più, secondo me, è pesante il fatto che la Regione Lombardia che ha avuto un numero di morti, in rapporto agli abitanti, peggiore del mondo, abbia avuto “solo” un incremento di posti letto di terapia intensiva di 134 su 439 da realizzare (31%) e di posti letto di terapia semi intensiva di 119 su 497 da realizzare (24%).

Un vero e proprio scandalo forse dettato dal fatto che la sanità lombarda è in mano per l’80% ai privati poco inclini a spendere i propri soldi per strutture che speriamo si usino poco ma che necessitano di apparecchiature costose e personale sanitario preparato da pagare per il valore aggiunto che hanno?

Sarebbe importante capire come stanno realmente le cose, Regione per Regione, per ogni struttura pubblica o privata accreditata, e correre ai riparti visto che il progetto è confluito nel Pnrr con uno stanziamento di oltre 1,4 miliardi e prevede entro il 2026 la realizzazione di almeno 5.922 posti letto aggiuntivi, di cui 2.692 in terapia intensiva e 3.230 in subintensiva. Mancano all’appello, al 31 luglio, almeno 1.082 posti letto di terapia intensiva e 1.398 di semi intensiva da realizzare entro la scadenza del 2026.

Chi controlla chi ha fatto cosa e perché ma soprattutto chi controlla che chi eseguirà i lavori con soldi pubblici destinino poi altri soldi alle competenze ed agli aggiornamenti indispensabili e non li devino verso prestazioni di interesse? Ministro della Salute Schillaci, ci può illustrare in modo più preciso la situazione? Esiste un controllo diretto del ministero?

Non dimenticheremo. Vogliamo non dimenticare. Noi ci siamo. E continueremo semplicemente a tener conto.