Scuola

Aumentano i crolli nelle scuole. E il 60% degli istituti non ha certificato d’agibilità e prevenzione incendi. Aerazione? Solo nel 6% delle strutture

Lo stato degli edifici scolastici del nostro Paese è cronico. Così si può definire la situazione illustrata da Cittadinanzattiva che ha presentato a Roma, al liceo “Kennedy”, il suo ventiduesimo rapporto sulla sicurezza tra i banchi. Mai come quest’anno (settembre 2023-2024) si sono registrati così tanti crolli: 69. In crescita quindi rispetto all’anno scorso, quando ne erano stati registrati 61.

Resta elevato il numero degli edifici scolastici che non possiede il certificato di agibilità (59,16%) né quello di prevenzione incendi (57,68%). Senza collaudo statico il 41,50%. Su 40.133 edifici scolastici, 2.876 sono collocati in zona a rischio 1 e 14.467 in zona a rischio 2. “Cittadinanzattiva” inoltre, quest’anno si è voluta soffermare su un tema di cui si parla molto: la qualità dell’aria nelle nostre aule. Come se il Covid non fosse servito a nulla: riguardo ai sistemi di condizionamento e ventilazione, nonostante le promesse fatte durante e immediatamente dopo la pandemia, la percentuale nazionale della loro presenza nelle scuole è davvero irrisoria: ne sono dotate solo 3.967 sedi, pari al 6% del totale. Ma non basta. La responsabile del settore istruzione, Adriana Bizzarri e i vertici dell’associazione hanno voluto denunciare con forza anche l’assenza del governo: il ministero dell’Istruzione e del Merito non pubblica dati in tempo reale o almeno con cadenza periodica così le Regioni per quanto riguarda il sistema nazionale dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Un esempio: i numeri sull’agibilità e le varie certificazioni sono riferiti all’anno 2021-2022 perché il Mim non ha reso noti ancora quelli più recenti. “Chiunque – hanno spiegato – abbia interesse a conoscere lo stato di un edificio scolastico con i relativi interventi previsti o in corso non lo può fare. E poi i risultati della famosa mappatura satellitare degli edifici avviata dal ministro Marco Bussetti non sono mai stati pubblicizzati e l’Osservatorio nazionale dell’edilizia scolastica dal 2021 ad oggi è stato riunito una sola volta”.

Ma vediamo punto per punto il quadro delineato da “Cittadinanzattiva”. Aumentano i disabili ma le scuole restano in gran parte inaccessibili per loro. Frequenti sono gli edifici sprovvisti di servo scala interno (35%), di bagni a norma (26%) o rampe interne per il superamento di dislivelli (24%). Raramente si riscontra la presenza di scale o porte non a norma (rispettivamente 7% e 3%). Nonostante il grave ritardo nei livelli di accessibilità, solo l’11% delle scuole ha effettuato, nel corso dell’anno scolastico, lavori finalizzati all’abbattimento delle barriere architettoniche. “Un contributo importante – spiega Bizzarri – potrà avvenire con la realizzazione dei progetti finanziati con fondi Pnrr per rendere innovativi, sostenibili, sicuri e inclusivi tutti gli edifici pubblici adibiti a scuole, avviati a partire dal 2024”.

In merito ai crolli, negli ultimi sette anni, non si era mai registrato un numero così alto: 28 sono accaduti nelle regioni del Sud e nelle Isole (40,5%), stesso numero in quelle del Nord (40,5%); 13 nelle regioni del Centro (19%). Episodi che hanno provocato il ferimento di nove studenti, tre docenti, due collaboratori scolastici, un’educatrice e quattro operai oltre che danni agli ambienti e agli arredi, interruzione della didattica, provocando ingenti disagi e paura agli studenti e alle loro famiglie. “La rassegna di crolli, mai così numerosa, interpella – sottolinea “Cittadinanzattiva – in modo specifico gli enti proprietari degli immobili scolastici, Comuni e Province, a cui chiediamo di proseguire a tappeto con le indagini diagnostiche di soffitti e solai e di intervenire sulle situazioni più urgenti; di garantire gli interventi di manutenzione ordinari e straordinari essenziali per evitare il deterioramento degli edifici e il ripetersi incontrollato di episodi gravi”.

Capitolo a parte per la questione riscaldamento che per la prima volta è stata presa in considerazione nel rapporto. 6.217 sedi scolastiche, pari al 10% del totale, non hanno fornito risposta in merito alla presenza di un impianto di riscaldamento e 767 hanno indicato di non averlo. Il più diffuso è quello centralizzato a metano (68%) anche se il dato in alcune regioni, supera l’80%, ben al di là della media nazionale. È il caso di Marche (89,6%), Abruzzo (88,7%), Basilicata (88.4%), Veneto (86,3%), Molise (87,4%), Toscana (80,8%). Quello a gasolio è presente nell’11% delle sedi anche se la percentuale risulta maggiore in tre regioni, tra cui la Sardegna con il 54,1%, la Valle d’Aosta con il 32,6%, la Sicilia con il 24,9%. Sugli impianti di ventilazione la maglia rosa va alla Regione Marche (26,4%) seguita, a notevole distanza, da Sardegna (15,7%), Veneto (9,7%), Emilia Romagna (7,8%), Valle d’Aosta (7,7%), Calabria e Liguria (6,6%), Lombardia (6,4%). La presenza di quelli solari termici risulta essere ancora meno significativa: solo 1.266 scuole, pari al 2%, ne sono dotate. Tra gli interventi previsti dal Pnrr, la riqualificazione energetica riguarderà sicuramente le 166 nuove scuole e probabilmente una parte delle 2.100 da riqualificare; poca cosa, però, se confrontate con l’intero patrimonio di edilizia scolastica esistente. Su questo punto l’associazione ha le idee chiare: “Bisogna abbattere i costi delle spese di riscaldamento nelle scuole, come per tutti gli edifici pubblici e privati, rappresenta una necessità non più rinviabile. È dunque fondamentale investire su impianti solari, sulle comunità energetiche, in una parola sulla transizione ecologica. A partire dalla prossima programmazione triennale occorre prevedere un filone di spesa destinato a questo tipo di impianti, al fine sia di sostituire quelli di riscaldamento altamente inquinanti, presenti ancora massicciamente nelle scuole ma anche di investire in impianti di condizionamento/ventilazione in tutti gli ambienti scolastici e gli asili nido”.

Tra le novità di quest’anno, c’è quella di aver cercato di descrivere lo stato degli edifici di tutto il sistema di istruzione a partire dagli asili nido, con un focus a loro dedicato attraverso un questionario sullo stato delle strutture ospitanti nidi, veicolato con l’accesso civico a cui hanno risposto 51 Comuni capoluogo di provincia per 887 nidi e 33.613 bambini. Il primo dato balzato all’occhio è che gli alunni con disabilità risultano essere ancora poco presenti rispetto agli altri ordini di scuola: 466, appena l’1,3% del totale. I minori con cittadinanza non italiana sono, invece, 4.068 e rappresentano circa il 12,1% del totale, stessa percentuale che nelle scuole di ogni ordine e grado. Migliore è, tuttavia, la situazione dell’edilizia: la gran parte dei nidi dispone di un cortile o di uno spazio verde attrezzato (80%) e, nell’87% dei casi risulta dotato di recinzione esterna anche perché sono numerosi quelli che sono ospitati in strutture a piano terra (59%). Per quanto riguarda i sistemi di video sorveglianza interni sono presenti, in 48 nidi (5%). Doppia la percentuale di quelli esterni: 89 nidi, pari al 10% del totale. Riguardo al possesso delle certificazioni relative alla sicurezza strutturale, i dati riportati descrivono una situazione migliore rispetto a quella degli edifici scolastici, in particolare per ciò che riguarda i requisiti minimi per la prevenzione incendi (75%), la conformità degli impianti (81%) e nella certificazione igienico-sanitaria (74%). Anche i dati relativi all’l’agibilità/abitabilità, presente nel 66% dei nidi ed il collaudo statico, effettuato per il 51% e non richiesto per il 4% dei casi, sono numeri certamente incoraggianti. Un neo, tuttavia, c’è: solo circa un quarto dei nidi è stato oggetto di verifiche rispetto alla vulnerabilità sismica (24,5%); basse le percentuali di quelli migliorati o adeguati sismicamente (entrambi al 4%); quelli costruiti secondo la normativa sismica vigente, rappresentano solo il 5% del totale.

Infine, il tema Pnrr. Per i nidi e le scuole dell’infanzia il governo ha dovuto rivedere alla fine del 2023 la parte del piano che riguardava l’istruzione e nello specifico il numero delle strutture per l’infanzia. Il Pnrr prevedeva una spesa di 4,6 miliardi per 264.480 nuovi posti ma, dopo la revisione la cifra è scesa a 3,245 miliardi per 150.480 posti a causa, è stato detto, del rincaro delle materie prime dovuto all’inflazione. Altra critica sui fondi per la messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole: secondo i dati riportati dal rapporto gli interventi inseriti e descritti all’interno della piattaforma ReGIS, a fine luglio 2024, ammontano a 3.180. Di questi, quelli ad oggi validati sono 2.800, ripartiti tra le diverse Regioni. Tra gli interventi approvati, 1113 riguardano amministrazioni comunali, 1179 amministrazioni provinciali, 509 Città Metropolitane. Nella programmazione iniziale erano previsti 3.400 progetti già in essere e 500 nuovi, per un impegno di spesa complessivo di 3,900 mld di euro ma a seguito dell’incremento dei prezzi delle materie prime come per le altre misure che prevedono la realizzazione degli interventi infrastrutturali, si è ritenuto necessario, al fine di raggiungere gli obiettivi previsti e salvaguardare i finanziamenti già assegnati, modificare il target diminuendo il numero di edifici. e aumentando le risorse finanziarie. Positivo il parere sugli investimenti per le mense: il Pnrr contribuirà in modo significativo, anche se non sufficiente, a coprire l’intero fabbisogno, a garantire il servizio di ristorazione nelle scuole dell’infanzia e primaria, e, conseguentemente, il tempo pieno.