Gli organizzatori dei cortei pro Palestina previsti per il 5 ottobre annunciano che i manifestanti scenderanno in piazza nonostante il divieto. Lunedì la Questura di Roma ha comunicato che era stato notificato un divieto e quindi non sono state autorizzate. I cortei, organizzati a due giorni dall’anniversario del 7 ottobre quando i terroristi di Hamas attaccarono in territorio israeliano, sono stati vietati per questioni di pubblica sicurezza.
I Giovani palestinesi hanno deciso di non fare alcun passo indietro. “Dietro alla questione dell’ordine pubblico – si legge sulla pagina ufficiale dei GP – si cela la volontà politica di censurare la nostra mobilitazione in un clima di forte repressione. Dopo più di 42mila vittime in Palestina e 600 morti in 3 giorni in Libano, è la nostra resistenza a essere colpevole per lo Stato italiano. Dobbiamo essere fermati perché crediamo sia giusto resistere al colonialismo e all’oppressione”.
I giovani attivisti invitano i sostenitori della causa ad aderire alla manifestazione perché partecipare, secondo il loro punto di vista, vuol dire opporsi “ad una democrazia che sta fallendo e che arma e protegge lo stato ebraico”, rendendosi complici dell’impunità nei suoi confronti. Il divieto si inserisce in un quadro molto più ampio, quello del ddl Sicurezza passato alla Camera su proposta dell’attuale governo. “Messo appunto per reprimere il dissenso, il ddl rappresenta un precedente pericoloso per chiunque si batta per i diritti e la libertà di manifestazione e di espressione”.
Dagli approfondimenti svolti con i vertici delle forze di polizia e dell’intelligence era emersa la conferma dell’orientamento verso il divieto delle manifestazioni, già emerso in precedenza per il timore che, al di là dell’esercizio della libertà di manifestazione, i cortei potessero diventare occasione per inneggiare all’eccidio del 7 ottobre. Questo anche alla luce di fibrillazioni e proclami in rete che fanno temere la possibilità di disordini e scontri di piazza. A preoccupare era stato anche l’annuncio degli organizzatori di un corteo – Giovani palestinesi d’Italia, Associazione dei Palestinesi in Italia, Unione democratica arabo palestinese, Comunità palestinese d’Italia – giudicato bellicoso, a cominciare dalla frase “Il 7 ottobre è la data di una rivoluzione”. Ed in tanti, dalla Comunità ebraica ad esponenti del centrodestra avevano sollecitato di vietare la manifestazione.