Scuola

Scuola primaria, cambiano (di nuovo) i voti: addio “avanzato” e “base”, tornano “ottimo”, “buono” e i giudizi sintetici. 5 in condotta? Bocciati

È legge. Nella scuola primaria – già da quest’anno scolastico – non ci saranno più i termini “avanzato” o “in via d’acquisizione”, ma torneranno i giudizi sintetici, da ottimo a insufficiente. Non solo. Il comportamento degli studenti peserà ai fini della valutazione complessiva del percorso scolastico e dell’ammissione agli esami di Stato; inoltre la sospensione non si farà più stando a casa, ma a scuola o “in attività di cittadinanza solidale”, come le ha definite il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara. Dopo dieci mesi di iter legislativo, tra petizioni contro la proposta del professore leghista e pareri totalmente a favore della maggioranza, oggi è stata definitivamente approvata dalla Camera dei deputati la riforma della condotta e della valutazione alla primaria. Un provvedimento “necessario” per lo psichiatra Paolo Crepet, ma anche per la professoressa e scrittrice Paola Mastrocola, mentre per il pedagogista Daniele Novara si tratta di un atto “incomprensibile” e per il docente universitario Cristiano Corsini un “passo indietro”. A festeggiare è il ministro che parla di “un importante risultato della maggioranza”, mentre l’opposizione unita insieme alla Flc Cgil e alla Rete degli studenti medi definiscono la scelta del Parlamento un ritorno ad una “scuola autoritaria”. Nei fatti cosa accadrà? Alla primaria, dove oggi nelle schede di valutazione ci sono accanto agli obiettivi definiti dai maestri i termini “avanzato”, “intermedio”, “base” o “in via d’acquisizione”, ora ci saranno invece i vecchi “ottimo”, “buono”, “discreto” e “insufficiente”. La norma approvata non è del tutto chiara, ma si aspetta l’ordinanza del ministro dell’istruzione e del merito, che va in questa direzione come del resto è apparso evidente dalle dichiarazioni odierne di Valditara. Il primo punto da chiarire, in tal senso, è se la nuova, vecchia valutazione entrerà in vigore nel corso dell’attuale anno scolastico.

Per quanto riguarda la condotta sulla quale verte il testo di Legge, nel caso di valutazione del comportamento pari a sei decimi, il consiglio di classe, in sede di valutazione finale, sospende il giudizio senza riportare immediatamente l’ammissione alla classe successiva e assegna agli studenti un elaborato critico in materia di cittadinanza attiva e solidale. Un elaborato la cui presentazione e valutazione è legata all’ammissione alla classe successiva. Se invece la valutazione del comportamento è inferiore a sei decimi, il consiglio di classe delibera la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato conclusivo del percorso di studi. Cambia la disciplina anche delle sospensioni: ora l’allontanamento dalla scuola, fino a un massimo di due giorni, comporterà il coinvolgimento in attività di approfondimento sulle conseguenze dei comportamenti che hanno determinato il provvedimento disciplinare; la sospensione superiore a due giorni comporta lo svolgimento di attività di cittadinanza solidale presso strutture convenzionate con le istituzioni scolastiche e individuate nell’ambito degli elenchi predisposti dall’amministrazione periferica del ministero dell’Istruzione e del merito.

A festeggiare con Valditara le novità è lo psicologo Crepet che a ilfattoquotidiano.it spiega: “Era elementare che si tornasse a questi voti. Quei giudizi pedo-filosofici che c’erano ora in pagella non erano chiari. Non prendiamo in giro i giovani. Nessuno vuole un giudizio ma ai ragazzi occorre una valutazione. Tutta la vita è misurata mentre la scuola è diventata una bolla”. Il sociologo valuta positivamente anche il peso che viene dato ora al voto in condotta e se la prende con i “buonisti”: “Uno psicopedagogista mi deve dire che cosa si fa, non cosa non si fa di fronte a un ragazzo che usa violenza nei confronti di un professore! Voltiamo la testa dall’altra parte? La condotta va valutata. Non sono un fanatico del quattro in condotta ma vorrei che qualcuno spiegasse ai ragazzi che nel momento in cui si compie un’azione ci sono delle conseguenze”. Cauta ma chiara anche la scrittrice ed ex docente alle superiori Paola Mastrocola, che ammette di essere fuori dalla scuola da nove anni e di avere un parere dettato dalla circostanza. Tuttavia, l’autrice del famoso La scuola raccontata al mio cane e di numerosi altri libri resta affezionata al voto numerico: “I numeri hanno una valenza chiara, non danno spazio a fraintendimenti. Proviamo a riflettere: se un bambino fa uno scarabocchio anziché un bel disegno dobbiamo dirgli che ha fatto bene comunque? La valutazione stessa è uno strumento educativo. Quando io stessa scrivo dei romanzi, getto interi capitoli se non funzionano. Ho paura di questi giovani spaventati che alla prima prova della vita si scoraggiano. Semmai dobbiamo fermarci a ragionare sul fatto che il voto è un giudizio momentaneo, passeggero e non renderlo un fatto tragico”.

A bocciare, invece, il provvedimento approvato oggi alla Camera è Novara che con altri settanta tra pedagogisti e persone del mondo della cultura aveva lanciato nello scorso mese di febbraio una petizione contro il ritorno dei giudizi sintetici: “Non è chiaro – dice al Fatto.it – il motivo, se non quello ideologico, di ripristinare dispositivi che non hanno funzionato e che creano tensioni con alunni e famiglie”. Il pedagogista piacentino non ne vuol sapere nemmeno della facile bocciatura per la condotta negativa: “È una logica punitiva. Qual è la pena? Stare a scuola un anno di più. L’aula diventa così un luogo di espiazione e non più una comunità di apprendimento. Mi sembra una cosa assurda che chiunque può capire che non funziona, non serve essere un pedagogista. Stiamo parlando di buon senso”. Critiche piovono anche dal professor Cristiano Corsini che insegna ricerca pedagogica e progettazione educativa, oltre ad occuparsi di ricerca valutativa da anni: “Aspettiamo l’ordinanza e le linee guida ministeriali, ma siamo di fronte ad un passo indietro. Mi auguro che vengano mantenuti, nelle pagelle, gli obiettivi che erano il fulcro della riforma del 2020. La gente affezionata agli aggettivi ora sarà contenta ma un “insufficiente” al posto di “In via d’acquisizione” incide sul bambino e sulla famiglia perché ha un orientamento moralistico, è un’etichetta che va a costruire un’identità scolastica in maniera più efficace rispetto ad un livello”.