Perché è importante conoscere la storia medievale? Roba d’altri tempi? Macché. La risposta si può scoprire a Gubbio. L’Evo di mezzo, spesso etichettato frettolosamente come “secoli bui”, risplende nella cittadina umbra, che diventa un crocevia di storia, cultura e approfondimento. Da mercoledì al 29 settembre, Gubbio ospiterà la decima edizione del Festival del Medioevo, promosso dall’Associazione culturale omonima e dal Comune eugubino. Un evento culturale giocato tra passato e presente, che quest’anno ruota attorno a un titolo affascinante: “Secoli di luce”. In effetti sarà un viaggio alla scoperta della tanta luce che ha illuminato l’Età di mezzo. Ben lontano dall’essere un periodo oscuro, il Medioevo è stato un’epoca di grande fermento intellettuale, artistico e spirituale. Il Festival del Medioevo 2024 si propone proprio di far emergere questa luce attraverso un ricco programma di conferenze, dibattiti, spettacoli e altre iniziative.
Il Festival tuttavia non è solo un evento celebrativo. Si tratta di una preziosa occasione di riflessione, in cui studiosi, storici (basti citare Franco Cardini e Alessandro Barbero), divulgatori, appassionati e curiosi si confrontano sul significato e sull’importanza del Medioevo, un’epoca spesso fraintesa o semplificata dalla narrazione mediatica, politica e popolare. In realtà non è soltanto un susseguirsi di date e battaglie. È la chiave per comprendere le radici della nostra società, della nostra cultura, della nostra lingua. E rappresenta un periodo di grande creatività artistica, letteraria, filosofica e architettonica.
In altre parole, il Medioevo ha plasmato l’Italia e tutta l’Europa moderna, lasciando un’eredità preziosa che ancora oggi influenza il modo di vivere e di pensare. È stato poi un periodo di profondi cambiamenti, innovazioni culturali e trasformazioni politiche, che hanno posto le basi della società contemporanea nel mondo cosiddetto “occidentale” e non solo. Insomma, non si tratta soltanto una questione cara agli accademici, agli storici di professione e ai fan di quell’epoca. Capire il Medioevo aiuta tutti a comprendere le radici della nostra cultura e delle nostre istituzioni. Molti aspetti della società contemporanea – dalle città alle università, fino alle forme di governo – affondano le loro radici in questo periodo.
Inoltre, i mille anni che coprono la scansione temporale del Medioevo (secondo l’accezione più diffusa in Italia è compreso fra la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel 476, e la “scoperta” dell’America, nel 1492) ci offrono preziosi insegnamenti: sull’evoluzione della società umana, sul modo in cui abbiamo affrontato crisi e cambiamenti epocali, con continui contraccolpi nel nostro presente. Infine il nostro stesso lessico risente continuamente dell’“immaginario medievale”, del modo in cui percepiamo quell’epoca. Tanto che i mass media e i social traboccano di cliché che associano qualsiasi tema – per esempionpersino quelli legati al gossip, alle nuove tecnologie, alla sessualità o allo sport – al rischio di un fantomatico “ritorno al Medioevo”, inteso come sinonimo di regressione, barbarie e inciviltà. Una visione ovviamente stereotipata e sbagliata, che però la dice lunga sul modo in cui oggi usiamo (sui mass media, in politica, nella cultura di massa e persino nella scuola) il passato per manipolare il presente.
Il Festival del Medioevo rappresenta dunque una straordinaria occasione per riscoprire la complessità e la ricchezza di questa epoca, liberandola da pregiudizi e semplificazioni. Anche quest’anno il programma (scaricabile qui) è ricchissimo: conferenze, tavole rotonde, presentazioni di libri, spettacoli (attesissimo quello di Francesco Guccini, con il “suo” Medioevo) e rievocazioni storiche. Tutti eventi dedicati a diversi aspetti della vita medievale, dalla politica alla religione, dalle arti alla scienza; fino al modo in cui il Medioevo viene usato e abusato nella società contemporanea. Una vasta gamma di argomenti che consente di esplorare le molte sfaccettature di un’epoca che ha ancora tanto da raccontare.