Anticipare al 2025 la clausola di revisione delle normative sulle emissioni di anidride carbonica e sullo stop alla vendita di nuovi veicoli termici nel 2035. A chiederlo, fino a oggi, era stata soprattutto l’Italia. Ora, però, complice la crisi del settore automotive – che fa i conti da un lato con la concorrenza cinese, dall’altro con le scarsissime vendite di vetture elettriche – anche la Germania vuole rivedere le regole per salvare la sua industria dell’auto.
“Ha senso affrontare la questione ora, cioè farlo un po’ prima, in modo che i cambiamenti che probabilmente saranno strutturali nel mercato possano essere presi in considerazione negli obiettivi che sono stati fissati nel 2019”, ha dichiarato il vice-cancelliere e ministro dell’Economia, Robert Habeck, dopo un incontro con i rappresentanti di costruttori, sindacati e produttori di componentistica.
Dietrofront sull’auto elettrica e sul Green Deal, quindi? Niente affatto: “Lo stop alle endotermiche nel 2035 è essenziale per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e non va messo in discussione”. Anche se Friedrich Merz, leader della Cdu (maggior partito d’opposizione) e candidato alla cancelleria alle prossime elezioni federali, fa sapere che vorrebbe revocare il bando alla vendita delle endotermiche, come già auspicato dal Partito popolare europeo: “Siamo favorevoli alla revoca di questo divieto sbagliato e, se necessario, ad anticipare la revisione”.
Appare chiaro, quindi, che la Germania sia pronta ad approcciare al tema decarbonizzazione della mobilità con maggiore concretezza, aprendo alla neutralità tecnologica, come pure auspicato dalla Presidente del Parlamento europeo, Ursula von der Leyen, che pochi giorni fa indicava: “Dovrà essere garantito un approccio neutrale dal punto di vista tecnologico in cui i carburanti sintetici avranno un ruolo chiave da giocare, attraverso un emendamento al previsto regolamento sugli standard di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali, come parte della revisione in programma”.
Già, ma a prescindere dal tipo di alimentazione, come dovrebbe essere l’auto green del futuro? “Se vogliamo ridurre l’impatto del trasporto, non dovremo solo viaggiare in elettrico, ibrido o idrogeno. Dovremo scegliere di viaggiare con veicoli più compatti e leggeri”, spiega Luca de Meo, numero uno del gruppo Renault e presidente dell’Acea, la Confindustria dei produttori europei di automobili.
Concetti espressi su Il Sole 24 Ore, dove il manager italiano ha spiegato come “il segmento delle vetture piccole” sia stato “il più tartassato dalle regolamentazioni, tanto da rendere molto difficile per noi produrre dei veicoli compatti in maniera redditizia. L’offerta e il segmento si riduce, il prezzo di ingresso al mercato del nuovo è aumentato del 60% in dieci anni. Questo fenomeno spiega in buona parte la delocalizzazione delle nostre fabbriche nel sud del Mediterraneo e nell’est dell’Europa, e spiega anche perché la Francia, l’Italia e la Spagna, un tempo grandi produttori di automobili, si sono svuotate”.