L’ultimo “oggetto del desiderio” di Hezbollah, per potenziare il suo già formidabile arsenale missilistico, secondo fonti di intelligence occidentali era stato il P-800 Oniks, più popolare come Yakhont: razzo supersonico, può colpire obiettivi fino a 300 chilometri di distanza trasportando una testata esplosiva da 180 chili, o una semi perforante da 225 chili. Un anno fa, due fonti libanesi avevano confermato alla Reuters che il partito armato sciita guidato da Nasrallah, aveva ottenuto i missili anti-nave di fabbricazione russa, richiesti già nel 2006 in seguito al conflitto con Israele.

Il Cremlino aveva detto di “non avere informazioni in merito”. Ma il P-800 Oniks era stato già venduto alla Siria e Damasco, che con gli sciiti ha un debito di gratitudine per aver prima represso l’opposizione, e poi l’avanzata di Al Qaeda e Isis, fornisce materiale bellico a Hezbollah da diverso tempo. L’analista libanese Nasser Qandil, sul suo canale YouTube aveva definito lo Yakhont “la ricompensa più importante” dopo l’impegno dei miliziani in Siria per sostenere il presidente Assad.

La vicenda dello Yakhont è solo un episodio in un contesto più ampio, in cui Iran e Russia si sono preoccupate di rifornire l’arsenale missilistico della milizia filo-Iran, che dal Libano ha sempre fatto sentire la sua presenza ai confini nord di Israele. L’anomalia – e non è un fatto da poco – è che Hezbollah non è un esercito statale, ma una formazione legata ad un partito; in questo contesto è uno dei gruppi meglio armati al mondo. Secondo la pubblicazione annuale World Facebook curata dalla Central Intelligence Agency, il “Partito di dio” può contare su 150.000 tra missili e razzi, oltre ad avere una forza di 45.000 combattenti, di cui la metà a tempo pieno.

Molte cose sono cambiate dal 2006, ultima guerra che si era registrata con Israele, durante la quale Hezbollah aveva lanciato circa 4.000 razzi verso lo Stato ebraico, in prevalenza Katiusha con una gittata di 30 chilometri. A partire dall’8 ottobre – giorno seguente alla strage firmata da Hamas dentro Israele con 1.200 morti e la cattura di centinaia di ostaggi – i miliziani hanno tirato sul nord dello Stato ebraico missili Burkan e Falaq: il primo può essere dotato di testata esplosiva fino a 500 chili. Tra le armi preferite per attaccare le basi israeliane al confine, Hezbollah utilizza, secondo il canale al Mayadeen, il missile guidato Al Mas di fabbricazione iraniana.

Il conflitto tra Stato ebraico e Paese dei Cedri, non sfugge alle innovazioni portate dai droni. Il gruppo di Nasrallah per colpire i velivoli senza piloti israeliani ha utilizzato Hermes 450 e 900 ed a sua volta ha sfruttato droni Ayoub e Mersad; la loro particolarità è che si tratta di mezzi costruiti direttamente in Libano, dunque economici e con una catena di produzione spedita. Dunque, a conti fatti, più che una milizia, Hezbollah conta su dotazioni come se fosse un esercito, sostenuto da alleati importanti. E dinanzi ai raid lanciati negli ultimi quattro giorni da Israele, l’ayatollah Khamenei ormai parla come se fosse non solo la Guida suprema dell’Iran, ma anche quella del Libano: “Uccidere i comandanti di Hezbollah non sconfiggerà il gruppo”.

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