La patata bollente, cioè l’emendamento di maggioranza che prevede il condono per le partite Iva che aderiscono al concordato preventivo biennale, è “accantonata”. Così come la proposta di uno scudo penale per chi sana le irregolarità fiscali, che però il governo ha chiesto di ritirare. Se ne dovrà riparlare. Quando, non è ancora chiaro: le commissioni Bilancio e Finanze del Senato torneranno a riunirsi alle 19 per fare il punto su come procedere sul decreto Omnibus, dopo che le altre sedute sono state sconvocate. Si parla di un rinvio a sabato mattina, due giorni prima dell’approdo in Aula – già slittato rispetto alle previsioni – dove il governo dovrebbe porre la fiducia per evitare sorprese, visto che il provvedimento deve poi passare alla Camera va convertito entro l’8 ottobre.

Due giorni fa Fausto Orsomarso (FdI), Massimo Garavaglia (Lega) e Dario Damiani (Forza Italia) hanno ritoccato la loro proposta iniziale limitandosi però a sanare i difetti tecnici più evidenti: la sanatoria resta, ed è estremamente generosa con chi ha frodato l’erario. Tanto da causare qualche imbarazzo e richiedere ulteriori riflessioni prima del via libera. Nella seduta di martedì la sottosegretaria al Mef Elvira Savino, in commissione per presentare i pareri del governo, non si è espressa: stando al resoconto di seduta, si è limitata a chiedere l’accantonamento. Zitto il viceministro Maurizio Leo, chiamato ieri in commissione per chiarimenti sul bonus Natale. Una settimana fa aveva fatto sapere che sul “ravvedimento speciale” avrebbe deciso il Parlamento.

Intanto la maggioranza procede a tentoni: i relatori Giorgio Salvitti (FdI) e Claudio Lotito (FI) si sono affrettati mercoledì a ritirare un emendamento che prevedeva di allargare da tre a cinque membri l’organo di vertice della Commissione di vigilanza sui fondi pensione. “Ennesima norma da poltronificio” per il senatore Daniele Manca, capogruppo del Pd nella Commissione Bilancio. Poco dopo è arrivata la marcia indietro.

Per il senatore di Alleanza Verdi e Sinistra Tino Magni le “divisioni della maggioranza e il gioco delle tre carte del governo nella presentazione dei pareri e degli emendamenti sul DL Omnibus stanno paralizzando i lavori del Senato” la cui gestione è “mortificante non solo per l’opposizione ma, soprattutto, per la maggioranza. Il Dl Omnibus è l’anticipo di quello che vedremo nella prossima manovra economica e dei suoi collegati”.

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