Oggi è stata definitivamente approvata dalla Camera dei deputati la riforma della condotta e della valutazione alla primaria dove dalla prossima pagella tornano i giudizi sintetici, da ottimo a insufficiente. E’ la più grande vittoria del ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e la più grande sconfitta del mondo della scuola (insegnanti, dirigenti, organizzazioni sindacali) che sono rimasti a guardare l’impresa – persino poco titanica – del professore leghista, senza colpo ferire.
Va fatto un plauso a Valditara che con caparbietà e tenacia ha portato avanti un’idea che forse è solo sua e di pochi altri o di una maggioranza di italiani legati all’idea del potere forte anche tra i banchi di scuola. Il ddl in questione (924-bis) è stato presentato in Commissione Cultura e Istruzione del Senato a novembre 2023 e in dieci mesi è diventato legge: tempi record in Italia.
Attraverso un emendamento proposto dal governo reintroduce gli aggettivi “gravemente insufficiente”, “insufficiente”, “sufficiente”, “discreto”, “buono” e “ottimo” nelle pagelle della primaria, riportando di fatto la scuola al passato.
Valditara ha provato in questi mesi ad anestetizzare l’opinione pubblica con una propaganda che accontenta chi pensa che la valutazione debba essere semplificazione. E’ stato abrogato il comma 2 bis dell’articolo 1 del Decreto Legge 22/2020 che così recita: “La valutazione periodica e finale degli apprendimenti degli alunni delle classi della scuola primaria, per ciascuna delle discipline di studio previste dalle indicazioni nazionali per il curricolo, è espressa attraverso un giudizio descrittivo riportato nel documento di valutazione e riferito a differenti livelli di apprendimento, secondo termini e modalità definiti con ordinanza del Ministro dell’istruzione”.
Le “pagelle” attuali non rendono certo onore all’idea messa in campo dal legislatore nel 2020 quando puntava ad un “giudizio descrittivo”, perché riportano una sintesi altrettanto lacunosa del processo di apprendimento di un bambino; ma sono un traguardo positivo rispetto al passato quando imperavano numeri che cristallizzavano il giudizio. Valutare significa dare valore, la valutazione ha la finalità più ampia di dare valore al percorso di apprendimento di ogni singolo alunno che deve tener conto del contesto da cui proviene, dello stato di partenza, delle difficoltà incontrate (la mancata continuità didattica, ad esempio, dovuta al precariato) a causa della stessa scuola. Valutare non è certificare, attestare, rendicontare ma “descrivere” il cammino umano e pedagogico di uno studente.
La riforma del 2020 che ha impegnato per quattro anni le scuole con commissioni, corsi di formazione, incontri è stata stracciata per il “capriccio” di pochi senza alcun coinvolgimento di docenti e pedagogisti.
Con Daniele Novara, Damiano Tommasi, Silvia Vegetti Finzi, Chiara Saraceno, Alberto Pellai, Alex Zanotelli, Carlotta Natoli, Moni Ovadia, Pierfrancesco Favino, Stefano Accorsi, Luca Zingaretti ed io, con tanti altri, abbiamo provato a lanciare una petizione al ministro raccogliendo 8mila firme. Abbiamo anche scritto una lettera al consigliere del Presidente della Repubblica, Gianfranco Astori, ma nessuno ci ha mai risposto perché in questo Paese è persino inutile ormai scrivere al Capo dello Stato. Ora la legge è approvata ma la “colpa”, la “responsabilità”, non è di Valditara, ma di quella maggioranza colpevolmente silenziosa dei docenti e dei dirigenti e delle organizzazioni sindacali che niente ha fatto per fermare questo scempio a danno dei nostri bambini.
Maestri e professori sono rimasti a guardare passivi con quell’atteggiamento del “tanto ci adeguiamo”, “tanto fan quello che vogliono”, “tanto…”. E un’altra volta la scuola ha perso. Ottimo a Valditara, gravemente insufficiente a maestri, professori e presidi.