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“Insultami ma non dirmi ‘poverina’. I genitori dei miei compagni di scuola dicevano ‘non sederti sulla sua carrozzina che ci rimani'”: lo sfogo di Bebe Vio

In una lunga intervista a Vanity Fair, la celebre atleta Bebe Vio ricorda pregiudizi vissuti quando era ragazzina

di F. Q.
“Insultami ma non dirmi ‘poverina’. I genitori dei miei compagni di scuola dicevano ‘non sederti sulla sua carrozzina che ci rimani'”: lo sfogo di Bebe Vio

“Alle medie i genitori dei miei compagni dicevano ai figli ‘non sederti sulla sua carrozzina che poi sennò ci rimani’”. In una lunga intervista a Vanity Fair, la celebre atleta Bebe Vio ricorda pregiudizi vissuti quando era ragazzina. Fresca di due bronzi alle Paraolimpiadi di Parigi 2024, la 23enne Beatrice Maria Adelaide Marzia Vio Grandis ha aperto il libro dei ricordi, a partire da quando a undici anni a causa di una meningite ha dovuto fare i conti con l’amputazione degli arti. “Ho sempre rotto le palle”, ha spiegato ironicamente Bebe. “Da piccola, durante le elementari, ero in consiglio comunale dei ragazzi di Mogliano Veneto, il nostro paesino, un gruppo della sicurezza, e andavo a dare le multe morali a chi parcheggiava sul posto per disabili, e ancora non ero disabile, già rompevo le palle”.

Vio ha poi sottolineato di essere la prima ad essere linguisticamente e comunicativamente politically incorrect, a dire “handicappato”: “So che è sbagliato, ma secondo me dipende veramente da come vengono usate le parole. Anche quando si fa ironia sulla disabilità o su altri tipi di differenze. I miei amici mi prendono molto in giro perché dicono che vivo nel mondo degli unicorni e degli arcobaleni, perché di base per me è così, la gente non intende offendere e non trovo niente di divertente nelle offese, però secondo me il prendere in giro su qualcosa può essere giusto se si tratta di qualcosa che è stato già metabolizzato”. Bebe sostiene infatti che l’aspetto peggiore di chi le parla e la giudica magari involontariamente è il “pietismo”, quando “parlano di disabilità o quando dicono poverina”: “Piuttosto offendimi, ma per me è molto peggio che mi dicano “un poverina” che “una stronza”. La cosa più tremenda e brutta al mondo è fare pietismo, è una cosa che proprio non mi piace”.

Infine ecco l’episodio ai limiti del surreale quando i genitori dei compagni di scuola dicevano ai loro figli di non sedersi sulla sua carrozzina perché altrimenti sarebbero diventati come lei. “Sin da ragazzina la mia carrozzina e le mie protesi sono sempre state come un giocattolo. Dipende tutto da come ti mostri, se fai vedere che hai qualcosa che ti rende fragile, che non si può guardare, toccare, o sulle quali non si possono fare domande, tutto rimarrà per sempre un tabù. Quello che sposta i pesi nella società è la cultura e purtroppo il suo contrario è l’ignoranza”.

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